Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Anche

perché, purtroppo, l’indomani la Procura di Roma disse che in quelle polizze non c’era alcun reato e Romeo aveva usato soldi suoi. Ma la piccola vedetta della democrazia si scordò di scusarsi. E il Matteo maggiore, ve lo ricordate come attaccava la democrazia usando intercetta­zioni a fini politici ai tempi della Cancellier­i beccata al telefono coi Ligrestis? “Si dimetta indipenden­temente dall’avviso di garanzia”. Lo stesso doppiopesi­smo di B. che, dopo una vita spesa contro le fughe di notizie e le intercetta­zioni su di lui, passò al Giornalela telefonata segretata e penalmente irrilevant­e tra Fassino e Consorte (“Siamo padroni di una banca?”), rubata da un dirigente. Poi, anziché tuonare contro la sua violazione del segreto, ne usò il contenuto in campagna elettorale: “Emerge un intreccio inaccettab­ile tra politica e affari”. Assodato che la posizione dei partiti sulle intercetta­zioni dipende dall’intercetta­to, cioè che i partiti sono ormai un grande Partito Unico, resta il capitolo dei giornalist­i. Che in teoria sarebbero pagati per trovare notizie, possibilme­nte inedite, meglio se segrete. Invece reagiscono come i partiti: un grande Giornale Unico. I segreti vanno violati solo sui 5Stelle, sui partiti mai. Il rag. Cerasa, forse per spiegare perché non ha mai una notizia, si vanta di respingerl­e tutte: “Il Foglio non pubblica intercetta­zioni”. Fico questo Cerasa: non provate a dargli una notizia, se no vi prende a calci. Ora indovinate chi fu nel '96 a pubblicare l’intercetta­zione del banchiere-tangentist­a Pacini Battaglia su Di Pietro&C. che l’avrebbero “sbancato”? Il Foglio, naturalmen­te. Poi si scoprì che il colloquio era stato mal trascritto (il capitano Scafarto andava ancora alle elementari), il verbo non era “sbancare” ma tutt’altro, infatti Di Pietro fu assolto dopo essersi dimesso da ministro.

Al simpatico filone del bue che dà del cornuto al bue s’iscrive anche il Giornale, che copia Renzi che copia B. (“gogna”) per attaccare il Fatto che pubblica – orrore! – una telefonata “giudicata penalmente irrilevant­e dai pm”: proprio come quella di Fassino e Consorte pubblicata dal Giornal e. Ma sentite che bella lezioncina ci impartisce Mattia Feltri su La Stampa. Prima lacrima come una vite tagliata perché pubblichia­mo un colloquio del 2 marzo, “nel giro di due mesi e mezzo”; poi spiega che si tratta di “una fuga di non notizie”, un “verbale di scarto”, robaccia. Quanto alla “non notizia”: come mai tutti i giornali, compreso il suo, ne parlano da tre giorni? Quanto all’intercetta­zione uscita “nel giro di due mesi e mezzo”, la pagina 2 de La Stampa è dedicata a un’intercetta­zione del capitano Scafarto, spacciata per un’accusa a Woodcock con un titolo che non corrispond­e a testo e neppure all’articolo. Sapete di quando è? Del 10 aprile 2017. Quindi: se il Fatto pubblica una telefonata “nel giro di due mesi e mezzo” è una vergogna, se invece La Stampa ne pubblica una nel giro di cinque settimane è cosa buona e giusta. Non si fa prima a dire subito che le intercetta­zioni sgradite a Renzi sono brutte e quelle gradite a Renzi sono belle? Almeno si evitano certe figure di Stampa.

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