Dalla Prima
Anche
perché, purtroppo, l’indomani la Procura di Roma disse che in quelle polizze non c’era alcun reato e Romeo aveva usato soldi suoi. Ma la piccola vedetta della democrazia si scordò di scusarsi. E il Matteo maggiore, ve lo ricordate come attaccava la democrazia usando intercettazioni a fini politici ai tempi della Cancellieri beccata al telefono coi Ligrestis? “Si dimetta indipendentemente dall’avviso di garanzia”. Lo stesso doppiopesismo di B. che, dopo una vita spesa contro le fughe di notizie e le intercettazioni su di lui, passò al Giornalela telefonata segretata e penalmente irrilevante tra Fassino e Consorte (“Siamo padroni di una banca?”), rubata da un dirigente. Poi, anziché tuonare contro la sua violazione del segreto, ne usò il contenuto in campagna elettorale: “Emerge un intreccio inaccettabile tra politica e affari”. Assodato che la posizione dei partiti sulle intercettazioni dipende dall’intercettato, cioè che i partiti sono ormai un grande Partito Unico, resta il capitolo dei giornalisti. Che in teoria sarebbero pagati per trovare notizie, possibilmente inedite, meglio se segrete. Invece reagiscono come i partiti: un grande Giornale Unico. I segreti vanno violati solo sui 5Stelle, sui partiti mai. Il rag. Cerasa, forse per spiegare perché non ha mai una notizia, si vanta di respingerle tutte: “Il Foglio non pubblica intercettazioni”. Fico questo Cerasa: non provate a dargli una notizia, se no vi prende a calci. Ora indovinate chi fu nel '96 a pubblicare l’intercettazione del banchiere-tangentista Pacini Battaglia su Di Pietro&C. che l’avrebbero “sbancato”? Il Foglio, naturalmente. Poi si scoprì che il colloquio era stato mal trascritto (il capitano Scafarto andava ancora alle elementari), il verbo non era “sbancare” ma tutt’altro, infatti Di Pietro fu assolto dopo essersi dimesso da ministro.
Al simpatico filone del bue che dà del cornuto al bue s’iscrive anche il Giornale, che copia Renzi che copia B. (“gogna”) per attaccare il Fatto che pubblica – orrore! – una telefonata “giudicata penalmente irrilevante dai pm”: proprio come quella di Fassino e Consorte pubblicata dal Giornal e. Ma sentite che bella lezioncina ci impartisce Mattia Feltri su La Stampa. Prima lacrima come una vite tagliata perché pubblichiamo un colloquio del 2 marzo, “nel giro di due mesi e mezzo”; poi spiega che si tratta di “una fuga di non notizie”, un “verbale di scarto”, robaccia. Quanto alla “non notizia”: come mai tutti i giornali, compreso il suo, ne parlano da tre giorni? Quanto all’intercettazione uscita “nel giro di due mesi e mezzo”, la pagina 2 de La Stampa è dedicata a un’intercettazione del capitano Scafarto, spacciata per un’accusa a Woodcock con un titolo che non corrisponde a testo e neppure all’articolo. Sapete di quando è? Del 10 aprile 2017. Quindi: se il Fatto pubblica una telefonata “nel giro di due mesi e mezzo” è una vergogna, se invece La Stampa ne pubblica una nel giro di cinque settimane è cosa buona e giusta. Non si fa prima a dire subito che le intercettazioni sgradite a Renzi sono brutte e quelle gradite a Renzi sono belle? Almeno si evitano certe figure di Stampa.