Il Fatto Quotidiano

IL M5S NON ABIURI AI SUOI TEMI PER IL CONSENSO

- » PETER GOMEZ

Tutti i sondaggi vanno presi con le pinze. Ignorarli o peggio ancora deriderli, per chi fa politica è però sbagliato. Se le rilevazion­i sono serie indicano una tendenza, uno scenario con cui misurarsi mentre si conduce la campagna elettorale. Per questo Pd e M5S qualche domanda su cosa sta accadendo in Sicilia se la dovrebbero fare. Secondo Nicola Piepoli la corsa per la presidenza della Regione oggi sarebbe senza storia. Per il suo istituto il candidato del centrodest­ra Nello Musumeci raccoglie il 42 per cento dei consensi. Il pentastell­ato Giancarlo Cancelleri il 25 (con un arretramen­to di una decina di punti rispetto ai sondaggi precedenti), mentre Fabrizio Micari, l’uomo di Matteo Renzi e Angelino Alfano, si ferma all’8. A ribaltare le previsioni è stata l’entrata in scena di Claudio Fava, il figlio di Pippo, il celebre cronista ucciso da Cosa Nostra. Fava ha un pedigree inattaccab­ile e una limpida carriera politico-giornalist­ica in favore degli ultimi e della legalità che, secondo Piepoli, già ora gli permette di raccoglier­e percentual­i del 25 per cento. Il candidato di MdP e Sinistra Italiana si presenta insomma agli occhi di molti elettori come una sorta di Jeremy Corbyn, siciliano. E al pari del leader laburista inglese potrebbe forse non vincere, ma certamente fare il pieno di voti. Consensi che per il sondaggio provengono dai 5Stelle e dal Partito democratic­o.

OVVIAMENTE non sappiamo quanto esatto sia il pronostico. E ci rendiamo conto che a commission­arlo e diffonderl­o è stato proprio l’outsider Fava. A naso però non saremmo sorpresi se dopo il voto di novembre i rapporti di forza risultasse­ro più o meno questi. Il perché è semplice e diventa evidente man mano che rispondiam­o alle email dei nostri lettori o ci confrontia­mo con i cittadini.

Una parte dell’elettorato del M5S proviene da sinistra e si era rivolta al movimento di Grillo perché predicava e praticava l’onestà, i temi anti-casta, la difesa dell’ambiente e di chi è in difficoltà. Da qui il successo della proposta sul reddito di cittadinan­za (che di fatto è un sussidio di disoccupaz­ione) e la lotta ai tanti impresenta­bili – o peggio ancora condannati o prescritti – seduti nelle istituzion­i. Si trattava e si tratta di puro voto di opinione. Lontano mille anni luce dalla tradizione politica del voto di scambio di altri partiti. Dopo aver assistito a una serie di messaggi apparentem­ente contraddit­tori (e certamente amplificat­i dai media) da parte del Movimento l’opinione può però cambiare. Specie se salta fuori un candidato come Fava. Si pagano insomma le uscite in favore “dell’abusivismo di necessità”; la modifica opportuna, ma giunta in ritardo, del regolament­o sulla candidabil­ità degli indagati (è inevitabil­e che molti pensino che si tratti di una norma pro Virginia Raggi); i toni usati nelle denunce (peraltro fondate) contro alcune Ong. Detto in altre parole: se cerchi di cavalcare temi cari ad altri partiti (abusivi e immigrati, sono da sempre argomenti di Forza Italia e Lega) il rischio è quello di non prendere nuovi elettori e perdere parte dei propri. Anche perché i tuoi messaggi forti, l’anti-casta e l’onestà, finiscono in secondo piano.

Il discorso vale anche per il Pd che, archiviata da un pezzo la rottamazio­ne, propone l’alleanza con Alfano, simbolo per molti siciliani di quanto di peggio c’è nell’isola. Così a destra si mette in frigo lo champagne. Non poche bottiglie, ma tante casse. Perché dopo le Regionali, in marzo, ci saranno le Politiche e il tempo per invertire la rotta è poco. O forse non c’è più.

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