Il Fatto Quotidiano

Matteo scopre che il Rosatellum gli serve

- » WANDA MARRA

Martedì la Commission­e Affari costituzio­nali comincerà a votare la legge elettorale. Un passaggio che un po’ tutti i partiti vedono come interlocut­orio: sarà il voto dell’Aula quello decisivo. Il provvedime­nto ci arriverà il 10 ottobre e potrebbe avere qualche possibilit­à in più di passare di quanto sembrasse all’inizio. Forza Italia, intanto, considera il Rosatellum 2.0 un sistema convenient­e.

ORA ANCHE RENZI sta iniziando a pensare che potrebbe essere quello giusto. Sul suo tavolo, infatti, sono arrivate alcune simulazion­i, secondo le quali sui 231 collegi uninominal­i previsti per la Camera, il centrosini­stra potrebbe vincerne 100, il centrodest­ra 70 e i Cinque Stelle 61. Risultati che avrebbero un effetto traino anche nella quota proporzio- nale: non essendo previsto il voto disgiunto, se un elettore sceglie un candidato, sceglie anche il listino proporzion­ale collegato (e bloccato). Il segretario dem sa che la sua unica possibilit­à di fare il premier è che il Pd sia il primo partito. E poi i numeri confermano la ratio della legge: la marginaliz­zazione di M5S e Mdp insieme alla possibilit­à di arrivare a un governo di larghe intese.

Ieri, intanto, è scaduto il termine per la presentazi­one degli emendament­i: ne sono stati presentati solo 321. E a guardare quelli dei sostenitor­i del Rosatellum bis, il patto tiene: nessun emendament­o tocca l’impianto della legge così come era stato concordato nei giorni scorsi.

Tra quelli da segnalare, uno di Marco Di Maio (Pd) che aumenta i collegi in Senato (da 103 a 109). Forza Italia invece, nell’intento di“proporzion­alizza re” il sistema, ne hapr esentato un oche prevede che sulla scheda prima appaia la lista e poi il candidato di collegio. E un altro che incentiva ulteriorme­nte le cosiddette “liste civetta”: ora aiutano la coalizione solo le liste che ottengono l’1% dei voti, i berluscone­s vorrebbero togliere quella soglia e moltiplica­re dunque le liste fatte per ingannare gli elettori (la percentual­e minima per avere parlamenta­ri re- sta il 3%). FI ha presentato pure un emendament­o che dice che il capo della coalizione è anche il candidato premier.

Tra quelli insidiosi una richiesta di modifica dall’area Orlando si inserisce nel solco di quanto richiesto da Mdp e 5 Stelle: ovvero che il voto dato solo sull’uninominal­e non possa essere trascinato sulla quota proporzion­ale, ridistribu­endolo tra i partiti che sostengono il candidato di collegio.

Ieri, infine, ha scatenato polemiche l’emendament­o dei 5 Stelle ribattezza­to “anti-Ber- lusconi”: la norma prevede infatti che non possa essere indicato come capo della forza politica chi è incandidab­ile.

LE OPPOSIZION­I, poi, hanno presentato la richiesta di introdurre il voto disgiunto, le preferenze al posto dei listini bloccati e di rendere “vere” le coalizioni introducen­do l’obbligo di sottoscriv­ere un programma comune (e i Cinque Stelle ne hanno sottoscrit­to uno per togliere l’obbligo di avere uno Statuto).

L’ufficio legislativ­o del Pd di Montecitor­io ha calcolato per l’Aula circa 90 voti segreti: lì potrebbero coalizzars­i le aree di malumore. I voti più attenziona­ti saranno quelli sulle preferenze, che verranno ripresenta­ti, anche se bocciati in Commission­e. E sui quali si potrebbero coagulare i malumori di tutti quelli che sanno di non essere ricandidat­i.

90 voti segreti I dem hanno calcolato quasi un centinaio di “trappole” sulla via dell’approvazio­ne

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Ansa Al voto Dal 10 ottobre

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