Licenziamento collettivo: 500 a casa nel Torinese
La grande fuga L’azienda brasiliana che fabbrica compressori per i frigoriferi Whirlpool sospende la produzione in Italia
Avevano brindato davanti ai cancelli chiusi per il giorno di San Silvestro, in presidio come nei due mesi precedenti. Presidio durante la sospensione dei lavori per le vacanze natalizie, presidio dopo la comunicazione della sospensione delle attività dal 2 al 12 gennaio, presidio quando i sindacati avevano parlato di cattivo segno: “In questo periodo di tempo, le possibilità possono essere due: o l’azienda presenta finalmente un piano industriale credibile e inizia una trattativa seria, o non presenta nessun piano e avvia una procedura di licenziamento collettivo”, aveva spiegato Ugo Bolognesi della Fiom-Cgil.
ALLA FINE la Embraco, fabbrica del gruppo Whirlpool, ha scelto la seconda opzione per 497 lavoratori sui 537 occupati nello stabilimento di Riva di Chieri (Torino), tra cui cinque dirigenti. La sospensione delle attività a gennaio, coperta con ferie e permessi arretrati.
La notizia e arrivata ieri tramite le note dei sindacati e dopo tre mesi dalla decisione dell’azienda di ridurre i volumi produttivi dello stabilimento che realizza compres- sori per frigoriferi e dipende dalla casa madre brasiliana che, a sua volta, fa capo al gruppo Whirlpool. La società ha confermato “l’intenzione di procedere alla cessazione della produzione, mantenendo comunque una presenza in Italia” e sottolineato come “pri- ma di giungere a questa decisione sono stati attentamente valutati diversi scenari alternativi ma nessuno ha rappresentato una soluzione appropriata”. L’obiettivo è delocalizzare la produzione altrove. In Italia resterà infatti solo un ufficio commerciale, in gran parte formato dai 40 lavoratori che sono stati risparmiati dalla misura.
IN AFFANNO dal 2004, la Embraco da anni aveva attivato i contratti di solidarietà per i suoi dipendenti. Fino al 26 ottobre quando, dopo aver convocato i rappresentanti sindacali, ha spiegato di non poter più sostenere neanche il 30 per cento di ore lavorative. “Abbiamo attivato un tavolo regionale con l’assessore al Lavoro, cercato di stanare l’azienda per capire le loro prospettive – spiega al Fatto Dario Basso, segretario generale Uilm Torino – ma sono sempre stati ermetici”. A fine anno è arrivata anche la scadenza dell’ammortizzatore sociale e i lavoratori sono rimasti scoperti. A poco è servita l’apertura del tavolo al ministero dello Sviluppo economico, a inizio dicembre: l’Embraco ha semplicemente ribadito di non poter far nulla. La decisione arriva dal Brasile, dal piano presentato (e approvato) a Whirlpool. Il prossimo incontro al Mise, ha detto il governatore Chiamparino, sarà il 14 gennaio e ha assicurato che il ministro Calenda si sta impegnando per coinvolgere Whirphool Usa. “Ora – continua Basso – abbiamo 75 giorni durante i quali i lavoratori sono ancora dipendenti” e durante i quali dovrebbe iniziare una trattativa: “Il licenziamento non è inderogabile: dobbiamo far riconoscere ai lavoratori la cassa integrazione e, contemporaneamente, spingere per un piano industriale e di reindustrializzazione”.