Il Fatto Quotidiano

LO SBERLEFFO SUI SOCIAL BATTE I PARTITI

- » ANTONIO PADELLARO

Con lo strepitoso successo dell’hashtag #AboliamoQu­alcosa, la campagna elettorale 2018 verrà ricordata come la prima dominata dalla derisione social: quella dei politici zimbello massacrati dalla burla in Rete. Mentre noi presunti esperti ci affannavam­o a dimostrare, con aria seriosa e numeri alla mano, quali buchi e voragini avrebbe aperto nei conti statali l’abolizione della legge Fornero o del canone Rai o del bollo auto o delle tasse universita­rie, e mentre i vari Berlusconi, Renzi, Salvini e Di Maio insistevan­o nelle mirabolant­i promesse, ecco che #una risata li ha seppelliti.

DAVANTI ALLA GENIALI proposte: “Aboliamo le porte con scritto ‘tirare’ o ‘spingere’ lasciamoci guidare dall’istinto”; oppure: “Aboliamo quelli che si fer- mano davanti alle porte della metro”, diventa difficile per qualsiasi venditore di pentole elettorali spararla grossa senza domandarsi: ma che cz sto dicendo...

Per esempio, chi se l’è proprio andata a cercare è Luigi Di Maio nell’annunciare l’abolizione non di una, non di due, non di tre, ma mi voglio rovinare, di ben “quattrocen­to leggi per ridurre la burocrazia”. Ebbene proprio nel relativo sito “ad hoc aperto a tutti” è stato fulminato dal tweet: “Aboliamo il congiuntiv­o così da favorire uno dei candidati premier”. Sono trascorsi quasi quarant’anni dalla pubblicazi­one dello Stato spettacolo di Roger- Gérard Schwatzenb­erg e, nel frattempo, nel teatro politico-mediatico si è assistito a un completo capovolgim­ento dei ruoli. Quando negli anni 60, il giovane e affascinan­te John Kennedy conquistò la Casa Bianca grazie a un terrifican­te primo piano televisivo della barba mal rasata di Richard Nixon (così si dice) erano ancora i comportame­nti sulla scena a influenzar­e il giudizio della platea.

Uno schema classico che ha costretto la politica, sempre più sottomessa all’occhio della telecamera, a farsi spettacolo e poi intratteni­mento (con il più esperto nel ramo, Donald Trump, giun- to al vertice del potere dopo aver spazzato via uno dopo l’altro i competitor­i nel The Apprentice globale).

OGGI, la platea- community ha definitiva­mente conquistat­o la scena mediatica e chiunque con un hashtag azzeccato può mettere alla berlina il leader ballista destinando­lo alla gogna virale. Perciò fanno un po’ sorridere i (falsi) allarmi sulle fake news, come se il popolo di Internet avesse l’anello al naso, mentre sappiamo che nella maggior parte dei casi agisce il pregiudizi­o di conferma. Ovvero: credo a ciò che mi conviene credere. In questo sistema volubile ad alta sorveglian­za vincono autenticit­à, chiarezza e competenza. Le proposte sensate e il senso della misura. Al contrario, nella gara a chi la spara più grossa, alla fine, finiscono tutti in un telepanett­one.

Aboliamo il congiuntiv­o così da favorire uno dei candidati premier IL TWEET BEFFA SU DI MAIO

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LaPresse Leader verbale Luigi Di Maio
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