Gentiloni inizia la campagna contro Raggi (con Calenda)
Ordinaria amministrazione Il premier attacca la Giunta a fini elettorali: “Non è il massimo dell’efficienza”. Il ministro: “Io non ho una controparte”
Prima di salire sul palco del Tempio di Adriano, Paolo Gentiloni è seduto in prima fila e confabula con i ministri Graziano Delrio (Infrastrutture) e Carlo Calenda (Sviluppo economico). L’occasione è un’iniziativa sulla Capitale, organizzata dall’associazione di Roberto Giachetti, “Roma bella”. E si trasforma in una tribuna elettorale, con un pezzo importante del governo, che gioca due parti in commedia: quella dell’esecutivo in carica (la formula “affari correnti” permette a Gentiloni & co. di fare praticamente tutto) e quella dei politici impegnati nella campagna per le Politiche. Il premier fa la sua prima uscita pubblica da leader in cerca di voti attaccando l’amministrazione capitolina, la sindaca Virginia Raggi e il Movimento Cinque Stelle.
IN SALA c’è il suo mondo di riferimento. Tra gli altri, i fedelissimi Lorenza Bonaccorsi e Luigi Zanda, e il ministro Marianna Madia. A introdurre l’incontro, “Una Costituente per Roma”, moderato dalla direttrice dell’Huff ington P os t Lucia Annunziata, poi lo stesso Giachetti, vicepresidente della Camera, vicino al premier da sempre, uscito pesantemente sconfitto dalla Raggi alle elezioni comunali. L’atmosfera è quella di una convention : sul palco pure l’onnipresente Giovanni Malagò (Coni) e Andrea Riccardi (Comunità di Sant’Egidio). “Il governo ha dato risposta alle difficoltà mostrate dalla Capitale anche con il tavolo per Roma per il quale qualcuno ha alzato il sopracciglio. Noi siamo il governo e non possiamo non avere uno spirito di collaborazione”. E rincara: “Questa città non si governa semplicemente affrontando la sequela di emergenze che si verificano ogni settimana intanto perché sono talmente tante e sedimentate, che anche l’amministrazione più efficiente farebbe fatica. E poi non mi pare che siamo in una condizione di avere il massimo dell’efficienza”. Si trattiene appena un quarto d’ora, Gentiloni: il tono è basso, al solito, lo stile mima casualità, ma le parole sono chiare.
Giachetti a
CI AVEVA PENSATO essere più aggressivo, leggendo il comunicato del cerimoniale con cui la sindaca aveva rifiutato l’invito: “Avere un contatto con la Raggi è difficile. Noi vogliamo fare un patto per Roma che guardi al 2021. La sindaca deve mettersi a disposizione”. Ma è Calenda il più duro. “Sulla capitale d’Italia non possiamo aspettare sulla riva il cadavere che passa”, denuncia: “Il tavolo andrebbe istituzionalizzato a patto che questa richiesta sia condivisa e che la sindaca si impegni e partecipi in prima persona investendo capitale politi- co”. Il problema, spiega, “non è la differenza di vedute, ma la totale mancanza di un processo di lavoro, io non ho una controparte. Se l’approccio è sempre ‘io non vengo, ho da fare’, a questo punto io dichiaro il fallimento del tavolo”. Prova a metterla più sul culturale Delrio: serve “strategicità del disegno e cura del quotidiano. Bisogna chiamare a raccolta tutti i cervelli per un nuovo destino di Roma”.
Per il suo primo giorno di campagna, Gentiloni va pure a Torino all’incontro degli amministratori del Pd. “Tutto dipenderà dal nostro risultato, dobbiamo vincere”. Carica la platea, con un discorso in cui parla sia da leader che da premier. Alla fine, è standing ovation. E i commenti sono tutti dello stesso tenore: “Abbiamo bisogno di lui, è quello che ci serve”. Matteo Renzi, che lo ascolta, è visibilmente stanco. Fare da comprimario non è nelle sue corde.
“Gentiloniani” L’iniziativa organizzata dall’associazione dell’ex candidato sindaco dem Giachetti