Il Fatto Quotidiano

Risa, l’isola di un famoso secondo Michele Ainis

Nel romanzo del giurista la poesia torna alla verità del mito

- » FURIO COLOMBO

L’idea che guida l’autore di Risa (Michele Ainis, La nave di Teseo) è spostare l’asse del narrare dalla friabilità della memoria all’inaffidabi­lità delle cose. Nel libro non è il ricordo a illudere e tradire, è la realtà che tende a spostarsi in una sorta di fiaba. La trappola è la capacità di cose e persone di scomparire in modo da essere altro o non esserci più.

IL RICORDO è una buona guida. Ma conduce a luoghi che non si fanno riconoscer­e, a persone che non ci sono, a oggetti e cose che non sono dove dovrebbero essere o come dovrebbero essere. Subentrano ansia e tensione. L’autore controlla bene questi stati d’animo ma non li nega. Il paesaggio (siamo intorno a Messina) appare, allo stesso tempo, realistico e alterato. Ho usato di proposito due parole da thriller per una narrazione che non solo gioca sullo sfasamento fra memoria (intesa anche come identità) e realtà. Gioca anche sui dubbi che crea nel rapporto fra narrati e narratore (chi è vero, chi è inventato?), ma anche su “alto” e “basso” di uno strumento narrativo come il romanzo che deve scegliere fra i due grandi percorsi della letteratur­a e del racconto popolare. Qui una narrazione non facile e non ovvia si rappresent­a con un linguaggio simpatico e alla mano. Ma niente è semplice nei nodi del- la vicenda. L’autore stesso, che in apparenza non entra mai in scena ma è sempre sul posto, è un caso raro. La sua è una profession­e di alta specializz­azione (costituzio­nalista) ed è parte di un ristrettis­simo gruppo di riconosciu­ti esperti della legge costituzio­nale. C’entra questa doppia natura nel romanzo o il romanzo è il tempo libero dello scienziato? Io dico che c’entra e che Risa (nome di una città perduta e sommersa), non è una vacanza, ma una ricerca. Certo, il nome dell’autore crea un equivoco, evoca una notorietà grande e diversa. Però l’Ainis del libro è la stessa per- sona ma non è lo stesso scrittore. Non solo sono diverse la voce e il linguaggio, ma anche il modo di narrare e il mondo narrato.

L’autore ci chiede di attraversa­re una Messina di giovinezza e di sogni (e di persone e realtà sdoppiate) che non è facile condivider­e, perché personale e interiore. Ma lo seguiamo a causa della seduzione del racconto e ci troviamo a camminare sui sassi in precario equilibrio di un guado, quando il narratore ci dice: “È una energia sismica a mettere tutto sottosopra, il fuori e il dentro che si invertono, l’alto che schizza verso il basso, il pieno che si trasforma in vuoto”. Ecco un identikit attendibil­e del luogo e del tempo. Qui il romanziere, che ha rischiato e vinto, incontra il giurista famoso.

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La nave di Teseo
l Risa Michele Ainis Pagine: 16 e Prezzo: 153 Editore: La nave di Teseo
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