NON CAMBIA NULLA: SEMPRE #TUTTIMASCHI
Mentre si lavora al governo del se e ma (“se Conte non farà il semplice ‘esecu tore’” ; “ma come la mettiamo con Ue e mercati”; “ma il contratto è più di destra o di sinistra?”) e un commento politico invecchia che manco Ciribiribì Kodak – tempo di mandarlo e non c’è più né il papabile ministro né la poltrona – ec co l’àncora di salvezza per noi povere scribacchine: una bella polemica sulle donne! Sessismo, maschilismo, emarginazione al femminile, sono evergreen come il tormentone dell’estate e la morsa del gelo: se ne discute un po’, si prendono posizioni meritevoli – vieppiù in Italia, dove sessismo, maschilismo, emarginazione al femminile sono problemi veri – e poi non cambia nulla.
L’ULTIMO STRALE contro la discriminazione delle donne l’ha lanciato la scrittrice Michela M urgi a :“Su@ Repubblica e @Corriere anche oggi i commentatori politici sono solo maschi. Le donne fanno interviste (a uomini), pezzi di costume, rubriche fisse (sotto rubriche di uomini) e un’inchiesta da Kabul, lontano dagli occhi lontano dal cuore #neanche in arabia saudita ”, ha scritto il primo maggio su Twitter. E da quel giorno, in una sorta di crociata per la liberazione delle opinioniste politiche, ha spulcia- to le prime pagine dei due “giornaloni”, evidenziando come il salotto del Palazzo sia riservato a #tuttimaschi, mentre le donne sono relegate nelle “cu c i ne ” dell’informazione.
La Murgia ha ragione: la politica nei media sembra un “club per soli uomini”, con poche eccezioni, come questo giornale, che annovera firme autorevoli (presenti esclusi ovviamente) anche tra il gentil sesso. E aggiungo che è significativo che se in tv due uomini discutono animatamente di politica è “un confronto”, al peggio “uno scontro”, se sono due donne è subito “bagarre”, “battibecco ”, al peggio “pollaio”.
Detto ciò, cara Murgia, chi l’ha detto che inseguire Di Maio, Salvini, Renzi, sgomitare nella schiera di cronisti parlamentari per elemosinare una battuta (poi smentita) nella buvette della Camera, prestarsi a giochi di potere, che contano più dei lettori, in editoriali, retroscena, interviste in ginocchio, sia meglio di “un’inchiesta da Kabul” o, perché no, di una rubrica di costume fatta bene? E come mai – le ho chiesto in un tweet – quando a condurre programmi politici in tv sono donne, la situazione non cambia? Sempre #tuttimaschi.
Due esempi concreti nelle due reti – Rai3 e La7 – che hanno (meritevolmente) molte donne al timone di approfondimenti politici: non me ne vogliano tutte le altre ineccepibili giornaliste-conduttrici, ma ho considerato, solo a titolo di esempio, Bianca Berlinguer e Lilli Gruber.
NEL MESE DAL 27 febbraio al 27 marzo – quindi nel clou del pre e post elezioni – qual è stato il rapporto ospiti uomini/ospiti donne? A #Cartabianca (prima serata) 41 maschi contro la bellezza di 9 femmine; a Otto e mezzo 56 uomini e ben (!) 5 donne.
Ci centellinano per non sciuparci? È un modo per dire che ogni donna vale 10? Perché quando arriviamo – faticosamente – all’apice ci circondiamo pure noi (vale anche per caporedattori, autori, vicedirettori) di maschi?
Ps. La Murgia mi ha risposto: “Per praticare una visione maschilista non è indispensabile essere maschi. Il modello di potere o è messo in discussione o si replica identico”.
Pienamente d’accordo. Cambieremo mai?
DONNE ESCLUSE Nel pre e post elezioni, anche nei talk show condotti da giornaliste, le presenze femminili erano centellinate