Alitalia: migliorano i conti, ma fuggono via i comandanti
Né in cielo... Ottimismo dei commissari per il +7,6% dei passeggeri a maggio, però circa 200 comandanti hanno trovato lavoro altrove
Per i piloti l'Alitalia non è più madre, ma matrigna. E quindi scappano fidandosi poco dell'ottimismo profuso dai commissari straordinari, pronti e enfatizzare ogni refolo positivo come i ricavi da traffico passeggeri in crescita a maggio (+7,6% rispetto allo stesso mese del 2017) e le buone previsioni per giugno. I piloti si spostano ovunque trovino un posto alla cloche, e in questo momento di boom mondiale dei voli, non devono faticare troppo per trovarlo. Da Easyjet a Volotea, da Wizzair a Ryanair a Cargolux, decine di compagnie sono pronte ad accoglierli. Pur di voltare le spalle alla vecchia casa madre italiana, alcuni giorni fa un comandante di Boeing 777 ha scelto di volare per Air Ethiopian, compagnia che non brilla nel firmamento dell'aviazione. Il calcolo più attendibile dell'esodo è stato fatto dai comandanti Franco Zorzo e Leonardo Galiotto, presidenti di due neonate organizzazioni professionali gemelle, Navaid (Associazione nazionale del personale navigante), e Naca (Rappresentanza dei piloti Alitalia).
SECONDO queste fonti, negli ultimi mesi, sono almeno 150, forse 200 su un organico di poco più di 1.400 i piloti fuggiti da Alitalia. Molti sono di City Liner, la compagnia regionale considerata una cayenna, ma se ne sono andati anche moltissimi piloti del medio raggio e perfino comandanti del lungo arrivati a fine carriera e prossimi alla pensione. Ci sono due conferme indirette. La prima proviene dalla stessa Alitalia che trovandosi sguarnita è dovuta ricorrere a reclutamenti in extremis con criteri giudicati dalle associazioni dei piloti e dai sindacati molto sbrigativi e lontani dai metodi severi seguiti per decenni. Nel sito della compagnia sono apparsi annunci per l'assunzione temporanea (12 mesi) di primi ufficiali per Airbus 320 con base a Milano e Roma, ma tra i requisiti minimi richiesti non figura neanche la padronanza dell'italiano come lingua madre. Questa circostanza è stata denunciata all'Alitalia dai sindacati confederali più Ugl e Anpac. In una nota i sindacati ricordano che tra i requisiti diposti dalla normativa aerea per l'assunzione di piloti c'è il “possesso dell'Italian Language Icao Proficiency Level 6 (expert)”, cioè la padronanza dell'italiano come lingua madre. I sindacati rammentano inoltre che in base agli accordi la compagnia non può assumere nuovi piloti a sua totale discrezione, ma “deve attingere in via prioritaria... dal personale attualmente in forza presso Alitalia- City Liner”. Dall'Alitalia fanno sapere che hanno a cuore la formazione dei piloti e per questo stanno riaprendo la scuola che un tempo fu ad Alghero.
LA SECONDA conferma indiretta dell'esodo è la difficoltà che l'azienda sta incontrando per organizzare i turni delle ferie estive dei piloti. Secondo il comandante Galiotto dell'associazione Naca ci sono piloti che devono ancora smaltire le ferie 2017 e per l'anno in corso si sta profilando una ripetizione aggravata dell'inconveniente. In base alle regole aziendali i piloti devono comunicare il piano ferie ( 30 giorni) entro il 30 settembre per l'anno successivo, compresi i 10 giorni consentiti da giugno a settembre. L’azienda dovrebbe rispondere entro il 30 novembre per le ferie dei mesi tra gennaio e maggio e entro il 30 aprile per quelle estive. Secondo le segnalazioni arrivate al Fatto, Alitalia non rispetterebbe i tempi e quindi i piloti al momento non sanno se e quando potranno godere le ferie.
Sono molti i motivi che spingono i piloti alla fuga. In primis c'è il futuro nebuloso della compagnia. E poi la certezza che non c'è più prospettiva di carriera. L'aspirazione di ogni pilota sarebbe diventare comandante sui voli di lungo raggio e fino a una decina di anni fa questo approdo veniva
Estate rovente Compagnia in difficoltà per i turni estivi. Reclutamento con contratti a termine
generalmente raggiunto senza intoppi. Ma dalla privatizzazione voluta da Silvio Berlusconi in poi è saltato tutto e ci sono piloti inchiodati al loro posto anche da 20 anni. I circa 650 che volano sul medio raggio si sentono inoltre maltrattati da turni massacranti, con orari di servizio spropositati rispetto alle ore effettive di volo, quelle che in forza alla politica retributiva perseguita da Alitalia danno corpo alle buste paga.