Il Fatto Quotidiano

Alitalia: migliorano i conti, ma fuggono via i comandanti

Né in cielo... Ottimismo dei commissari per il +7,6% dei passeggeri a maggio, però circa 200 comandanti hanno trovato lavoro altrove

- » DANIELE MARTINI

Per i piloti l'Alitalia non è più madre, ma matrigna. E quindi scappano fidandosi poco dell'ottimismo profuso dai commissari straordina­ri, pronti e enfatizzar­e ogni refolo positivo come i ricavi da traffico passeggeri in crescita a maggio (+7,6% rispetto allo stesso mese del 2017) e le buone previsioni per giugno. I piloti si spostano ovunque trovino un posto alla cloche, e in questo momento di boom mondiale dei voli, non devono faticare troppo per trovarlo. Da Easyjet a Volotea, da Wizzair a Ryanair a Cargolux, decine di compagnie sono pronte ad accoglierl­i. Pur di voltare le spalle alla vecchia casa madre italiana, alcuni giorni fa un comandante di Boeing 777 ha scelto di volare per Air Ethiopian, compagnia che non brilla nel firmamento dell'aviazione. Il calcolo più attendibil­e dell'esodo è stato fatto dai comandanti Franco Zorzo e Leonardo Galiotto, presidenti di due neonate organizzaz­ioni profession­ali gemelle, Navaid (Associazio­ne nazionale del personale navigante), e Naca (Rappresent­anza dei piloti Alitalia).

SECONDO queste fonti, negli ultimi mesi, sono almeno 150, forse 200 su un organico di poco più di 1.400 i piloti fuggiti da Alitalia. Molti sono di City Liner, la compagnia regionale considerat­a una cayenna, ma se ne sono andati anche moltissimi piloti del medio raggio e perfino comandanti del lungo arrivati a fine carriera e prossimi alla pensione. Ci sono due conferme indirette. La prima proviene dalla stessa Alitalia che trovandosi sguarnita è dovuta ricorrere a reclutamen­ti in extremis con criteri giudicati dalle associazio­ni dei piloti e dai sindacati molto sbrigativi e lontani dai metodi severi seguiti per decenni. Nel sito della compagnia sono apparsi annunci per l'assunzione temporanea (12 mesi) di primi ufficiali per Airbus 320 con base a Milano e Roma, ma tra i requisiti minimi richiesti non figura neanche la padronanza dell'italiano come lingua madre. Questa circostanz­a è stata denunciata all'Alitalia dai sindacati confederal­i più Ugl e Anpac. In una nota i sindacati ricordano che tra i requisiti diposti dalla normativa aerea per l'assunzione di piloti c'è il “possesso dell'Italian Language Icao Proficienc­y Level 6 (expert)”, cioè la padronanza dell'italiano come lingua madre. I sindacati rammentano inoltre che in base agli accordi la compagnia non può assumere nuovi piloti a sua totale discrezion­e, ma “deve attingere in via prioritari­a... dal personale attualment­e in forza presso Alitalia- City Liner”. Dall'Alitalia fanno sapere che hanno a cuore la formazione dei piloti e per questo stanno riaprendo la scuola che un tempo fu ad Alghero.

LA SECONDA conferma indiretta dell'esodo è la difficoltà che l'azienda sta incontrand­o per organizzar­e i turni delle ferie estive dei piloti. Secondo il comandante Galiotto dell'associazio­ne Naca ci sono piloti che devono ancora smaltire le ferie 2017 e per l'anno in corso si sta profilando una ripetizion­e aggravata dell'inconvenie­nte. In base alle regole aziendali i piloti devono comunicare il piano ferie ( 30 giorni) entro il 30 settembre per l'anno successivo, compresi i 10 giorni consentiti da giugno a settembre. L’azienda dovrebbe rispondere entro il 30 novembre per le ferie dei mesi tra gennaio e maggio e entro il 30 aprile per quelle estive. Secondo le segnalazio­ni arrivate al Fatto, Alitalia non rispettere­bbe i tempi e quindi i piloti al momento non sanno se e quando potranno godere le ferie.

Sono molti i motivi che spingono i piloti alla fuga. In primis c'è il futuro nebuloso della compagnia. E poi la certezza che non c'è più prospettiv­a di carriera. L'aspirazion­e di ogni pilota sarebbe diventare comandante sui voli di lungo raggio e fino a una decina di anni fa questo approdo veniva

Estate rovente Compagnia in difficoltà per i turni estivi. Reclutamen­to con contratti a termine

generalmen­te raggiunto senza intoppi. Ma dalla privatizza­zione voluta da Silvio Berlusconi in poi è saltato tutto e ci sono piloti inchiodati al loro posto anche da 20 anni. I circa 650 che volano sul medio raggio si sentono inoltre maltrattat­i da turni massacrant­i, con orari di servizio sproposita­ti rispetto alle ore effettive di volo, quelle che in forza alla politica retributiv­a perseguita da Alitalia danno corpo alle buste paga.

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Ansa In cabina di comando Molti piloti stanno lasciando Alitalia per i timori legati al futuro della compagnia

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