Il Fatto Quotidiano

“Facevo il marò e vidi la Siberia, poi il sindacato”

- » Antonello Caporale

Imparare a vivere come Antonio Pizzinato, classe 1932. Imparare, cioè, a scendere tutti i gradini di una carriera (che l’aveva visto giungere in vetta) e sentirsene ugualmente onorato.

“È sempre bello aprire la sezione. Ogni mattina, fino a dicembre scorso, andavo all’anpi della mia città, Sesto San Giovanni. Avevo le chiavi, alzavo la serranda. Mi mettevo lì dopo essere passato dall’edicola”

Lei è stato segretario generale della Cgil.

Dopo Luciano Lama e prima di Bruno Trentin. Tra il 1986 e il 1989.

Poi deputato, poi al governo con Prodi.

E quando sono andato in pensione sono ripartito dal punto esatto dal quale avevo cominciato. La militanza è uno spirito che ti resta in corpo e non ti lascia più. È una febbre e non c’è antibiotic­o che scacci l’intruso come non c’è delusione che appanni la passione. Gli incarichi, anche quelli più umili come sicurament­e lo è infilare le chiavi nella serratura ogni mattina, non li giudichi per la loro consistenz­a ma per il senso che hanno. È il valore politico di un gesto: aprire la casa dei partigiani, che sia inverno o estate. Che si abbia venti o novant’anni. Una brutta caduta accorsami a dicembre mi ha fatto sospendere l’impegno mattutino. Comunque, Covid o non Covid, io ci sono sempre.

A vent’anni militare da sbarco nel battaglion­e San Marco.

Meno di vent’anni.

Capelli a spazzola. Eravamo ai confini con la Jugoslavia, c’era in ballo la riunificaz­ione di Trieste.

A ventisei anni è stato a fare uno stage formativo in Siberia.

Il partito mi mandò a studiare a Mosca. Quattro anni alla scuola internazio­nale. Duemila compagni da tutto il mondo. Vietnamiti, cinesi, francesi, anche americani. Allo studio si univa un periodo di formazione in varie zone dell’urss.

Si studiava cosa? Economia, storia. E poi si andava a fare periodi di lavoro. In Ucraina per capire l’agricoltur­a. In Siberia per seguire la trasformaz­ione della metallurgi­a.

La Siberia.

La Siberia, sì.

Lei è di un altro mondo. Avevamo anche le ferie estive. Si andava sul mar Nero. Una cartolina alla mamma dalla Crimea. Nessuna cartolina, nessun rapporto possibile. Io ero in Unione Sovietica senza visto, col passaporto scaduto. Un rivoluzion­ario clandestin­o.

Mandavo i saluti alla famiglia attraverso un compagno. La situazione internazio­nale non era favorevoli­ssima. Avevo il passaporto scaduto, come le ho spiegato. Non ero un regolare. Al ritorno da Mosca, era il 1961, il nostro treno fu fermato a Berlino, il Muro era già una realtà. Non ci fecero passare. Ritornammo a Praga, da lì verso la Svizzera e poi in Italia. Comunista e sindacalis­ta .

Ho iniziato alle officine Borletti, come operaio specializz­ato. Da lì in avanti nella Fiom, fino a esserne segretario provincial­e della federazion­e. Lì si è formata la classe operaia, lì le migliori lott e dell’ema nc ip az ione. E quel soggiorno in Unione Sovietica mi servì. Un sindacalis­ta deve conoscere il sudore del reparto presse, deve capire le angustie di essere nei turni più faticosi e conoscere i processi di innovazion­e tecnologic­a. Io feci l ’ accordo alla Falk per le quaranta ore settimanal­i. Riducemmo l’orario di lavoro, conquistam­mo in modo definitivo le ferie e allargammo a un quarto turno la catena di montaggio, quindi aumentammo l’occ upazione. Però dovemmo accettare il lavoro continuo: 363 giorni su 365. Domeniche incluse.

I preti vi mangiarono vivi. Le parrocchie suonavano le campane a morte contro la Fiom.

Lei si avvicina ai nova nt’anni e porta sempre i capelli a spazzola. Non esiste una vita verticale. La vita è una formidabil­e sequenza di esperienze. Vedo questi giovanotti che fanno i parlamenta­ri e i ministri con una disinvoltu­ra sconosciut­a che è la virtù dell’incompeten­za. Dico loro che il sottoscrit­to, dopo quarant’anni in Cgil, quando fu mandato alla Camera e lì in commission­e Lavoro mica era sicuro di saper far bene? Dovrebbero temprarsi in Siberia? Dovrebbero temprarsi, punto. Scelgano pure la California, ma guardino al mondo e imparino l’umiltà.

‘‘ Ogni mattina apro la sede all’anpi di Sesto San Giovanni

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FOTOGRAMMA A 90 anni Antonio Pizzinato, classe 1932 A sinistra con Piero Fassino

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