Nuovo condono e niente gare sui miniappalti: lite sul decreto
Giuseppe Conte punta ad approvarlo in settimana, giovedì. Ma la partita non è semplice, visto che la bozza di lavoro, elaborata a Palazzo Chigi e fatta trapelare alla stampa, è bastata a scatenare i malumori nella maggioranza. S’intende il cosiddetto “decreto Semplificazioni”, il provvedimento a cui il governo e il premier hanno affidato il compito di “sbloccare” e “sburocratizzarre” gli appalti pubblici, nell’idea, per la verità tutt’altro che nuova, che da qui passi la ripresa dell’economia italiana.
AL MOMENTO circola solo la relazione illustrativa del provvedimento (che consta a oggi di 48 articoli). La parte più rilevante, e per molti versi dirompente, riguarda gli affidamenti. Senza entrare nei tecnicismi, la sintesi è che – almeno per un anno, fino al 21 luglio 2021 – il decreto di fatto elimina le gare nel settore degli appalti pubblici. Per quelli di importo inferiore a 150 mila euro ci sarà l’affidamento diretto, oltre quella cifra e fino a 5 milioni (la cosiddetta “soglia europea”, che però fa il 75% del mercato) si passa alla “procedura negoziata” consultando almeno cinque operatori: la stazione appaltante negozierà direttamente con le aziende. Sopra quella soglia resta sempre la procedura ristretta o negoziata, ma regolata dal codice degli appalti. Per un anno diverrà la procedura prioritaria, tanto più che le stazioni appaltanti dovranno giustificare il motivo per cui decidono di ricorrere alla gara invece che andare a negoziare direttamente con le aziende. Il decreto prevede anche che Palazzo Chigi emani uno o più decreti legislativi per stilare un elenco di “opere di rilevanza nazionale” considerate prioritarie: per queste i tempi saranno abbreviati e le stazioni appaltanti “opereranno in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale, salvo il rispetto del codice antimafia”. Qui, in sostanza, si è al “modello Genova”, quello scelto per ricostruire il ponte dopo il disastro del Morandi e oggi previsto dal decreto “sblocca cantieri” dell’aprile 2019 voluto dall’allora ministro Danilo Toninelli attraverso i commissari straordinari che operano in deroga a tutto. Il nuovo decreto modifica i criteri per stabilire quali sono le opere da commissariare.
Il testo contiene anche diverse semplificazioni, dal silenzio assenso alla Valutazione degli impatti ambientali (Via), alle conferenze dei servizi fino alla digitalizzazione degli atti. Ma è sugli appalti che l’effetto sarà dirompente. In un settore che vale 170 miliardi l’anno (30 di spesa effettiva), e dove i colossi sono falcidiati da inchieste o fallimenti, si sospendono le gare. Non è un caso che il decreto cerchi di limitare le responsabilità dei dirigenti pubblici: chiarisce che il dolo (una responsabilità pesante, perché volontaria) “va riferito all ’evento dannoso in chiave penalistica e non civilistica”; mentre per un anno la colpa grave non varrà, ai fini della responsabilità erariale, sulle azioni dei dirigenti ma solo sulle “omissioni” per ridurre i tempi degli atti. Viene rivisto anche il reato di abuso d’ufficio.
PER ORA siamo alle bozze. Oggi si terrà un vertice di maggioranza. Il Pd è contrario all’eliminazione totale delle gare, anche perché non è chiaro quanto sarà temporanea. I 5Stelle sono divisi. Lo Stato maggiore vuole estendere ovunque il “modello Genova”, ma molti parlamentari temono la deregolamentazione. Per Liberi e Uguali è un testo “inaccettabile”, ha spiegato la senatrice Loredana De Petris: “Dietro l’alibi della semplificazione non possono nascondersi passi indietro sulla tutela dell’ambiente, deregolamentazioni sul consumo di suolo o s an ato r i e”. Angelo Bonelli dei Verdi denuncia infatti che all’articolo 10 si nasconde un “condono vergognoso” per gli immobili edificati abusivamente che risulteranno conformi ai piani regolatori alla data di presentazione della domanda di sanatoria. Basta una variante urbanistica del Sindaco per evitare la demolizione. Una norma analoga voluta dalla Sicilia nel 2016 è stata bocciata dalla Consulta nel 2017, su ricorso del governo Renzi, in quanto “surre ttizio condono edilizio”.
LA DENUNCIA DEI VERDI: “SANANO GLI ABUSI”. DUBBI DEL PD, NO DI LEU, 5S DIVISI