Il Fatto Quotidiano

Arrestato lo “Scarface” del Ponente ligure Sulle torte metteva la faccia di Al Pacino

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Difficoltà economiche e col denaro che manca ecco inevitabil­e l’arrivo della ’ndrangheta che presta soldi, non media e va dritta all’obiettivo: prendersi l’attività. In questo caso si tratta dell’hotel del Golfo a Finale Ligure. Protagonis­ta della scalata mafiosa è Alfonso Pio, nipote di uno dei padrini della locale di Desio in Brianza coinvolto nel maxi-blitz “Infinito” del 2010. Pio ieri è stato arrestato su ordine del giudice di Milano assieme ad altre tre persone. Con accuse che vanno dall’estorsione aggravata dal metodo mafioso alle minacce. Senza soldi dichiarati ma alla guida di Porsche e Audi. In tasca diversi rapporti: dai rapinatori serbi ai trafficant­i di rifiuti. Violento e armato. Perfettame­nte calato nel ruolo del gangster in stile Scarface tanto da stampare sulla torta di compleanno del fratello l’immagine di Al Pacino, banconote e proiettili. In zona a Desio nessun mistero che quelli, i Pio, fossero legati alla ’ndrangheta. Tanto che il figlio di Alfonso Pio sul banco di scuola troverà scritto: “Merde, Dante ’ ndrangheta ricicla denaro”. Il suo nome viene citato nelle carte giudiziari­e di Infinito. Nessuna condanna per lui. Anche se le sue parole sono chiare: “Solo io sono un uomo d'onore!”. Questo il peso che Pio porta a partire dal 2016 in riviera per prendersi l’albergo di lusso a Finale Ligure. Vi riuscirà a suon di minacce. Annota la polizia: “C’è oggi il tentativo da parte di famiglie mafiose di mettere le mani su realtà imprendito­riali in crisi, mediante iniezione di capitali freschi e utilizzo di metodi intimidato­ri”. Questo pare proprio il caso. Uno dei titolari costretti a cedere le proprie quote nell’hotel ammette: “Io, piuttosto di farmi saltare, la faccio saltare io in modo che quando verranno a chiedermi della bancarotta, dirò che avevo i mafiosi alle spalle che mi premevano, punto! Questo dirò, che è la verità!...”. Pio in hotel si comporta da padrone facendo alloggiare la propria fidanzata in una lussuosa suite con vista mare. E a chi fa problemi spiega: “Può prendere quello che vuole, sono io il capo”. Quindi aggiunge: “Stronzo ti taglio la testa”. Spiega ancora l’uomo delle cosche: “O ci dà l’acconto e ci chiude l’operazione, oppure noi domani prendiamo in mano la situazione, spiaggia e tutte cose!”. Per arrivare a questo, Pio fa saltare le riunioni dei soci della srl che gestisce l’hotel. Uno dei soci dice: “Non posso venire, tengo famiglia”. Ancora meglio davanti al pm: “Temevo Pio perché ho capito che appartiene a delle famiglie di ’ndrangheta”. Così il giudice Guido Salvini descrive la figura di Alfonso Pio: “È parte attiva nei prestiti di danaro, sperimenta­ndo più volte la capacità di insidiarsi in attività economiche” ricorrendo a “intimidazi­oni, pur di trarne beneficio”. Ed è “senza remora quando deve minacciare di morte chi non rispetta le sue disposizio­ni”.

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