Il Fatto Quotidiano

SORRENTINO BATTE PURE LA NOIA

Un gioiello il corto sul Covid

- » Federico Pontiggia

Grazie a Dio, Sorrentino c’è. Altrimenti, la collettane­a di corti Homemade potremmo tranquilla­mente risparmiar­cela. Il suo Voyage au bout de la nuit ( Viaggio al termine della notte) merita. Ha titolo immodesto, certo, ma al romanzo del cuore non si comanda e il lockdown ne prescrive l’uso metaforico. È un delizioso divertisse­ment e ribadisce, sulla scorta di Amici miei, che cosa sia il genio: “È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esec uzione”. Disponibil­e su Netflix, il progetto “Fatto in casa” è stato voluto da Lorenzo Mieli, ceo di The Apartment, e Juan de Dios Larraín e Pablo Larraín di Fabula, che hanno chiamato filmmaker da ogni parte del mondo a raccontare il proprio confinamen­to domestico per la Covid-19. La velocità d’esecuzione l’hanno sperimenta­ta tutti i 17 registi, il colpo d’occhio qualcuno, intuizione sparuti, fantasia solo Paolo, alla resa dei corti primus inter pares, e più: Larraín stigmatizz­a senza ironia il maschilism­o tossico; Kristen Stewart si abbandona a una stucchevol­e egolatria; Ladj Ly rifà in sedicesimi I miserabili ; il talentuoso Antonio Campos ( Af terschool) ammonisce sulla diversità in interno radical chic; Maggie Gyllenhaal dà all’incolpevol­e marito Peter Sarsgaard il compito di rincarare la dose pandemica e distopica; Ana Lily Amirpour pedala tra una banalità e l’altra a Los Angeles; Naomi Kawase elogia la resilienza e tanto basti per desistere. Che barba, che noia, un’idea manco a parlarne, e se la furbizia di Mieli e dei fratelli Larraín non si discute, qui devono moltissimo al capofila Sorrentino: nella bella casa – finalmente un cineasta con una bella casa, dopo i brutti tinelli che abbiamo subito via Zoom – di piazza Vittorio, con l’aiuto della famiglia, ci regala il suo terzo Papa. Dopo The Young e The New, ecco “The Short Pope”, non per le ambizioni, al massimo per il minutaggio (7’14”) e perché statuina (solare, dieci euro su Amazon): congedato Maradona (“Muchas gracia por la visita”), quel che supponiamo essere Papa Francesco (voce di Javier Cámara) accoglie la Regina Elisabetta ( Olivia Colman), di blu vestita e con manina mobile e salutante.

IL PONTEFICE e Sua Maestà compiono un tour del Vaticano, dove compare un risparmiab­ilissimo Lebowski, e intrappola­ti dal lockdown regalano allo spettatore dialoghi da “La grande Papezza”: “Dove mi porta adesso? – A letto. È la mia battuta preferita, un lusso che non posso concedermi”; “Io e te siamo solo dei simboli. Per questo non sappiamo fare niente”; “Loro hanno 50 metri, io e te 50 ettari - L’isolamento è una condizione dello spirito”; “Sei davvero una donna straordina­ria - Non è che tutte possano diventare r e g in e ”; chiusa à la Je p Gambardell­a con panoramica sull’esquilino, “Roma è bellissima così. Vuota, disperata… e sola - Come noi”.

Nella forzata, ma non noiosa reclusione, Francesco ed Elisabetta si ritagliano libertini un bagno nudi, ma Sorrentino non è da meno in quanto a trasgressi­one: fa di necessità virtù, di committenz­a Netflix autoironia, e li mette a bisticciar­e – lui autore di altri due Papi… – tra The Two Popes e The Crown. Insomma, un corto che spiana felicement­e la strada alle prove, ben più impegnativ­e, che l’attendono. L’americano Mo b G irl, con Jennifer Lawrence, lo girerà, ma non subito, prima un film in Italia, a Napoli, a settembre. Il riserbo è massimo, le indiscrezi­oni – il Daily Mail ne diede notizia – vo rrebbero indirizzo autobiogra­fico (adolescenz­a), romanzo di formazione (il suo maestro Antonio Capuano?) e ambientazi­one partenopea (Vomero, Arenella). Ignota anche l’architettu­ra produttiva: Indigo come i lungometra­ggi precedenti o Wildside (Lorenzo Mieli) come le serie e il prossimo Mob Girl, soprattutt­o, Netflix sarà della partita? Lungi dall’essere al termine della notte, il Viaggio sulla piattaform­a potrebbe essere appena iniziato, e di certo Sorrentino avrà ancora al fianco la famiglia: la cognata Daria D’antonio, direttore della fotografia di questo corto, lo sarà anche dei due lunghi.

Il premio Oscar Da lui l’opera nettamente migliore, mentre dagli altri (sono 17 in totale) risultati troppo deludenti

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