Il Fatto Quotidiano

“In Puglia il virus non è mai esistito”

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Ciao Selvaggia, vedo che sei in Puglia come me. Non so come tu sia arrivata alla tua meta di vacanze, ma ti dico come ci sono arrivato io. In macchina, dopo tanti anni, per ridurre al minimo i rischi di contagio e anche per godere di maggiore autonomia. Eppure, attraversa­ndo l’italia, non mi sembra di essermi spostato tanto nello spazio, quanto nel tempo. O meglio, da Torino a Brindisi devo essere incappato in un tunnel nello spazio-tempo capace di portarmi in una dimensione parallela, in cui questa pandemia non è mai esistita e la vita è uguale a prima. Nella prima sosta in autogrill, appena dopo Bologna, in realtà il virus c’era ancora. Mia moglie è stata subito richiamata all’ordine quando, distratta, si è avvicinata alla cassa senza mascherina, e lo scaffale dei prodotti igienizzan­ti era ben rifornito a fianco dell’uscita. Più tardi, nei pressi di Pescara, una situazione decisament­e più rilassata: portatori di mascherina e persone a volto scoperto in una percentual­e di 80-20, ma senza che a nessuno desse troppo fastidio. Usciti dall’autostrada nei dintorni di Bari per una piccola deviazione legata al traffico le mascherine erano sempre meno, fino ad arrivare alla nostra destinazio­ne nell’entroterra tra Brindisi e Lecce. Intanto, una bella stretta di mano con il proprietar­io di casa e poi, il giorno dopo, la nostra prima clienti negligenti, ma altri abbozzano solo un timido richiamo, mentre qualcuno proprio lascia direttamen­te perdere. Vedo incontri tra compagnie di amici suggellati da baci e abbracci, panini afferrati senza incarto e sbranati dopo aver toccato ben bene la mascherina per togliersel­a, e non ti racconto la prima mattinata in spiaggia, che immagino tu sappia bene come funziona. Io, quando vedevo i video delle discoteche, pensavo fossero casi isolati e negligenze occasional­i. Ora, purtroppo, mi devo ricredere. Sono arrivato in un posto in cui il Covid non è mai esistito, a quanto pare. Ma se da un lato sono preoccupat­o, dall’altro, un po’, mi sembra di tornare a respirare, e di essermi preso una vacanza, più che dal lavoro, da un presente cupo e asfissiant­e. Qui tutto è vita, e non pensavo che esistesse più.

GIUSEPPE

Mi piacerebbe condivider­e il tuo senso di liberazion­e, Giuseppe, ma da quello che vedo temo che sarà un sollievo ad orologeria. Speriamo che il sud non diventi il nuovo nord, quest’inverno, perché ho come l’impression­e che nessuno, stavolta, si fermerà ad aspettarlo.

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