Formazione e fisco agevolato per salvare il Mezzogiorno
Se non ci saranno novità dell’ultima ora, mercoledì 29 aprile si terrà alla Camera un incontro dell’Intergruppo parlamentare che riunisce deputati e senatori meridionali con l’obiettivo di fare il tagliando alle politiche del governo per il Mezzogiorno, chiedere maggiore comprensione e attenzione rispetto a un fenomeno che aspetta di essere messo a fuoco, formulare proposte.
Il fatto è che la distanza tra Nord e Sud in termini di ricchezza, di qualità della vita, di qualsiasi altro parametro utile a misurare il benessere, continua ad aumentare. E sembra venuto il momento per i rappresentanti di un pezzo importante del Paese, con oltre 20 milioni di abitanti su un terzo della superficie, di riesumare un tema che sembrava morto.
In pratica occorre stabilire se l’Italia sia o no divisa in due sotto il profilo economico. Se cioè siamo di fronte a due diverse realtà, distanti e pertanto meritevoli di cure differenti, o se invece il dualismo di cui si parla sia solo un esercizio retorico dei vecchi meridionalisti per spillare un po’ di soldi al centro, salvo poi essere incapaci di spenderli a meno di non sprecarli in affari cattivi.
Le conseguenze non sono da poco. A seconda della risposta discendono decisioni che potranno fortemente condizionare il futuro della coabitazione nazionale e le comuni sorti all’interno del contesto europeo, mal disposto a riconoscere distinzioni e conseguenti eccezioni che potrebbero accendere la miccia della competitività nell’area mediterranea.
Dunque, il problema che si pone è il seguente: è giusto affermare che il Sud ripartirà solo e quando lo farà il Nord con il corollario che non si debbano approntare misure particolari per il suo decollo essendo sufficienti quelle che si riterranno opportune per l’intero Paese? E poi: è ancora attuale il teorema della locomotiva e del vagone secondo il quale il Nord efficiente tira e lo sfaticato Sud va al suo rimorchio?
Ecco, grazie anche al contributo scientifico della Svimez e di altri centri di ricerca che stanno tornando sull’argomento con rinnovato vigore, come Srm del gruppo Intesa Sanpaolo, il dubbio che comincia a salire riguarda proprio l’efficacia di un’impostazione che non riconosce la diversità, pur misurando la distanza, e non coglie la necessità d’intervenire in maniera straordinaria e tempestiva.
A riportare l’argomento al centro del dibattito nel tentativo di fare un po’ di chiarezza tra i diversi orientamenti in campo per raggiungere una maggiore unità d’azione ci ha pensato allora l’Intergruppo parlamentare per il Mezzogiorno che raccoglie esponenti di tutti i partiti consapevoli di dover conquistare un nuovo protagonismo sul tema dello sviluppo del territorio.
Alla base della discussione sarà posto il Manifesto scaturito dalla collaborazione tra un giornale (Il Denaro), una Fondazione (Matching Energies), un nucleo centrale di accademici (Domenico De Masi, Massimo Lo Cicero, Luigi Nicolais, Dominick Salvatore, Paolo Savona) e un gruppo d’intellettuali (Roberto Colella, Massimo Deandreis, Beniamino Moro, Giovanni Puglisi, Florindo Rubbettino, Gianfranco Viesti).
Nutrito e rinforzato dal confronto con centinaia d’imprenditori, professionisti e amministratori pubblici, il testo si concentra su otto punti che qualche settimana fa sono stati discussi a Napoli con Yoram Gutgeld, stretto consulente del premier, oggi attivo anche sul fronte spinoso della revisione della spesa. È stato un primo passo del quale l’appuntamento romano di mercoledì 29, cui il governo sarà chiamato a partecipare, è la normale prosecuzione.
Tra i suggerimenti del documento, il rilancio del Formez come scuola di formazione della classe dirigente meridionale (ma recenti decisioni vanno in senso contrario), la diffusione nelle aree particolarmente disagiate di “navi della conoscenza” sul tipo di quelle sperimentate nelle favelas brasiliane, l’adozione di provvedimenti ispirati al principio della tolleranza zero.
Legato ai valori dell’Etica e dell’Estetica, il Manifesto per la ripresa dell’Economia batte molto sull’importanza di elaborare un parco progetti, di creare un’Agenzia alle dipendenze della presidenza del Consiglio che inquadri le proposte meridionali in quelle nazionali ed europee, di misurare quantità e qualità del credito bancario e, con forza, di ottenere per il Sud un trattamento fiscale di favore (meglio, di compensazione).
L’INIZIATIVA Le proposte di rilancio nel Manifesto che verrà discusso all’Intergruppo dei parlamentari meridionali il 29 aprile