Authority, se ci sei batti un colpo (in fretta)
Cara Autorità dei trasporti (presidente Andrea Camanzi), se ci sei batti un colpo. E fallo in fretta, per favore, perché la decisione del Tribunale di Milano che ha sospeso Uber Pop in tutta Italia rischia di causare strascichi giudiziari pesantissimi. Serve una parola chiara. Secondo l’opinione di molti, Uber è un servizio privato che, allo stato attuale, non è soggetto ad alcuna disciplina, neanche a livello comunitario. È arrivato il momento di riflettere su questa vicenda, sostengono costoro: chi entra nel mercato non può operare in assenza di regole chiare. Secondo altri, per esempio la vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta, Uber Pop non è il diavolo: ok regolamentare, però non bisogna limitare la libertà di scelta dei cittadini. La questione incendia gli animi, soprattutto dei tassisti. Da un lato è giusto difendere il principio del libero mercato, ma va anche tutelato il consumatore, per evitare di ritrovarsi alla guida dell’auto persone poco professionali. È evidente che si pone un problema di sicurezza che dev’essere garantita al cittadino e su cui va fatto un serio approfondimento. Su questo i tassisti hanno ragione. Ecco perché gli occhi sono puntati verso l’Autorità dei trasporti, che in queste ore sta esaminando la legittimità del servizio Uber rispetto alla legislazione italiana. Perché la vicenda Uber offre l’opportunità, una volta per tutte, di riordinare il settore, sferrando un colpo decisivo al lavoro nero, all’illegalità e all’abusivismo. La concorrenza fa bene. Il caso Uber solleva una serie di interrogativi che, se risolti in maniera corretta, porteranno a una sicura modernizzazione del servizio taxi.