Menti immuni al progresso
Il dibattito sugli ogm ci fa capire come funziona la logica della pseudoscienza e la manipolazione politica dei dati
Gli ogm come Stamina? Parrebbe di sì, se si ascolta l’audizione presso la Commissione Sanità del Senato di Marcello Buiatti, già genetista e dispensatore di luoghi c o muni, allusioni e vittimismi in materia di biotecnologie. Alcune tesi che sostiene lo accomunano a Vannoni sullo stretto piano dei ragionamenti: come quando spiega che la «biologia meccanica» fondata sul Dna è sbagliata perchè i viventi sono sistemi di reti interconnesse, e quindi è impossibile prevedere gli effetti delle modificazioni. Il Vannoni che raccontava di staminali mesenchimali che diventavano neuroni, non diceva cose più campate in aria e fuorvianti. Poi è ovvio che la sostanza delle questioni in gioco sia molto diversa, così come le persone. Sarebbe però utile capire se qualche conflitto di interesse vi sia stato o vi sia nelle posizioni di Buiatti, che difende lo studio-bufala di Gilles-Eric Séralini, il quale pretendeva - senza riuscirci - di dimostrare la cancerogenicità degli ogm nei ratti. Grave è che le società scientifiche italiane non dicano nulla per orientare correttamente i cittadini e la politica sulla questione ogm, o sulle posizioni pubbliche di scienziati, che abusano dei titoli accademici e parlano senza prove e a vanvera, fino a piegare i fatti della scienza ai loro pregiudizi personali.
Anche la discussione sugli ogm è quindi una cartina di tornasole per capire la logica della pseudoscienza e della manipolazione politica della scienza. Nel senso che permette di mostrare che spontaneamente ragioniamo in modo fallace e siamo condizionati dalle emozioni. Ergo che bisogna sforzarsi consapevolmente per usare gli strumenti del pensiero astratto e critico, che si possono acquisire attraverso l’istruzione scolastica, per sfuggire alle trappole del senso comune.
Vediamo un elenco degli argomenti antiogm per capire di cosa si tratta.
a) « Noi non sappiamo cosa potrebbe accadere diffondendo nell’ambiente questi prodotti; non ne sappiamo abbastanza… ». È un appello all’ignoranza e alla paura del cambiamento, che rifiuta di prendere in considerazione le metodologie di controllo, e che alimenta l’irrazionale approccio che sottende al principio di precauzione: nella storia questo argomento è stato usato contro vaccini, treni, automobili, aerei, etc.: contro quasi ogni tecnologia che ha migliorato la vita umana.
b) « Non ho una posizione definita sulle pi ante, i o non ho niente c ontro gl i ogm, ma… » . Si tratta di un argomento che esprime l a forza del pregiudizio e della paura di ciò che si percepisce come diverso: come quando l e persone dicono « i o non sono razzista/ omofobo, ma… ».
c) « Chi difende gli ogm fa gli interessi/è pagato dalle multinazionali... »; « le agenzie di controllo non sono indipendenti… ». Tipica espressione della tendenza umana a vedere complotti o a sospettare retroscena quando qualcosa non rientra negli schemi di preferenze, mancano informazioni rassicuranti, o ci si sente minacciati in qualcuno dei propri interessi; per cui si prescinde dai fatti e si cerca supporto a paranoie spontanee e facilmente socializzabili.
d) « Chi difende gli ogm in Senato o sui giornali, in realtà non ci hai mai lavorato ». In questo caso si tenta di screditare l’interlocutore, invece di confutarne nel merito le tesi, approfittando della pigrizia mentale di politici e i cittadini, che non sanno dell’esistenza di documenti di consenso a livello internazionale e nazionale che raccolgono le posizioni a favore degli ogm di decine di migliaia di scienziati che gli ogm li fanno quotidianamente.
e) « Gli ogm interferiscono con la natura, minacciano l’ordine naturale ». L’appello alla «natura» è un noto argomento fallace, che fa leva sulla credenza che esista un «ordine» naturale, ritenuto per definizione «sicuro, buono e giusto», e che prescinde dal fatto che interferiamo normalmente con la cosiddetta « natura » per sopravvivere ( per esempio quando assumiamo antibiotici); l’argomento fa leva sull’intuizione che ci porta a percepire come più rischioso e moralmente sbagliato ciò che ci appare non conforme a una certa tradizione, giudicata (erroneamente) più «naturale» della novità in questione (es. ogm).
f) « Gli ogm sono una tecnologia che può interferire con le dinamiche di equilibrio nei sistemi complessi che vedono interagire le piante tra loro e con i terreni… ». Questo è un argomento teorico utilizzato da alcuni biologi ed ecologisti che hanno un’idea conservativa e politica degli ecosistemi, e cercano di ammantare di parvenza scientifica un’avversione per gli ogm che è solo irrazionale. Buiatti nell’audizione in oggetto arriva anche a dire che le piante «non sono contente» di essere manipolate: forse ha un accesso diretto al loro pensiero.
Come mai funziona così bene la propaganda contro gli ogm? Riprendiamo l’idea che non sarebbero naturali (infatti non lo sono, ma non lo sono nemmeno tutte le piante che coltiviamo, incluse quelle «biologiche») e pensiamo ad alcune famose pubblicità o a certi annunci «bufala». La fragola con il gene del pesce artico non è mai esistita, ma la pubblicità di Coop di qualche anno fa, mostrava una fragola con all’interno una lisca di pesce. E dichiarava che i prodotti Coop non vengono da ogm. Di fatto, quella pubblicità e diverse esemplificazioni di ogm sfruttano una fondamentale reazione fisiologica ed emotiva umana, cioè il disgusto, evolutasi allo scopo di proteggerci da rischi di ingestione di alimenti tossici o contatti con oggetti contaminati. Il disgusto viene reclutato sul piano psicologico come supporto per l’avversione verso tutto ciò che è percepito fuori da qualche presunta norma. Come può non provare fastidio una persona comune che vede l’ogm come mescolamento di schematizzazioni di due organismi (forma e colore della fragola e una lisca di pesce)? In questo caso, si fa leva sulla innaturalità dei risultati ottenuti dalla tecnologia, mettendo in azione un ragionamento essenzialista che fa coincidere i geni delle piante con la pianta stessa. Ci sono prove che dimostrano che l’emozione del disgusto media e rafforza la percezione di innaturalità, e che per questo è una risposta molto difficile da superare, pur a fronte di argomenti razionali e logici. È necessario un forte supporto cognitivo o critico, per mettere a tacere le risposte emotive che sono coltivate da abitudini e tradizioni.
Se il mondo scientifico e la politica non capiscono come funzionano certe trappole del pensiero e queli sono le origini delle paranoie tecnofobiche che stanno paralizzando l’Italia, difficilmente si riuscirà a reclutare il capitale cognitivo per la crescita di un’economia basata sulla conoscenza.
La propaganda fa leva sulla reazione fisiologica di disgusto che suscita un prodotto frutto dell’innovazione tecnologica e percepito come innaturale