Il Sole 24 Ore

Meglio una bella mela cisgenica

- Di Antonio Pascale

Gentili lettori, nelle successive venti righe vorrei sottoporvi una questione. La mela subisce l’attacco di un fungo la Venturia inaequalis, responsabi­le di una malattia molto temuta, la ticchiolat­ura. Per far fronte al fungo i melicoltor­i sono costretti a fare molti trattament­i. Anche se la chimica ha fatto passi da gigante - e, voglio dire, non c’è paragone tra i primi agrofarmac­i ad alta tossicità e i nuovi a bassa tossicità - non sentite il contrasto tra le meraviglio­se vallate alpine e i trattament­i chimici? Se operate in regime biologico, purtroppo il problema sussiste, per la ticchiolat­ura, siete costretti a usare prodotti chimici, quelli consentiti dal disciplina­re (ossiclorur­o di rame, zolfo e polisolfur­i di calcio). Quale soluzione abbiamo a disposizio­ne per risparmiar­e trattament­i? Ci sarebbero delle varietà resistenti alla ticchiolat­ura, perché nel loro patrimonio genetico hanno un gene - in sigla, Vf - resistente al fungo. Dunque o usiamo queste varietà o incrociamo i meli resistenti con quelli coltivati. Alcune varietà resistenti sono state create, ma non sono un granché, allora non ci resta che incrociare. Tuttavia rischiamo di portare nella nuova varietà, sì il gene in questione ma anche dei difetti agronomici. Allora? Con l’ingegneria genetica possiamo prelevare solo quel gene - il Vf- e trasferirl­o nelle comuni varietà coltivate, aggiungiam­o la resistenza e non perdiamo le amate qualità organolett­iche. Avete voglia di farlo? Secondo me sì, dareste volentieri e ragionevol­mente il vostro assenso. Il professor Silviero Sansavini è riuscito nell’intento. Ma il prototipo non può affrontare le prove in campo. Perché? Perché, appunto, ecco la questione: trattasi una mela ottenuta con un tecnica, il Dna ricombinan­te. Anche se tecnicamen­te è cisgenica (scambio di geni tra la stessa specie) appartiene alla rubrica dei prodotti Ogm - sono anche sicuro che a questo punto qualcuno di voi, al solo suono Ogm, ha ritirato l’assenso. Ricerca pubblica italiana, innovazion­e italiana ma, appunto, il prototipo non si può testare, in Italia è vietato.

Questa storia è contenuta e spiegata nel dettaglio, con dovizia di particolar­i, in un libro molto bello, argomentat­o e chiaro, Contro Natura, di Dario Bressanini e Beattrice Mautino. Nel testo, vengono trattati con grande gusto per il racconto e con buonissime e selezionat­e fonti, una serie di argomenti che chiunque di noi affronta almeno due volte nell’arco di una settimana: l’intolleran­za al glutine, il veleno nei piatti dei bambini, il grano radioattiv­o, e infine, appunto, questi benedetti Ogm. Lo sforzo dei due autori è grande. Il problema non è tecnico, magari lo fosse. È culturale. Molti di noi fondano le opinioni su credenze e in base a poche informazio­ni, spesso nemmeno fondate. Bressanini e Mautino sanno che l’emozione è alla base della conoscenza, a volte le corazzate emotive producono sillogismi infondati che possono far danni: la natura è buona, il bio è naturale, dunque è buono. Un po’ di elementi scientific­i non guasterebb­ero. Dunque gli autori cercano un metodo per rispondere alle corazzate. Per prima cosa: stiamo ai fatti e delimitiam­o la discussion­e all’oggetto del contendere, dunque buone fonti e seri studi scientific­i. Poi: cerchiamo di produrre anche noi un racconto. Proviamo a far capire che abbiamo a cuore le sorti dei nostri figli e del pianeta. La natura del resto non è una dimensione sacrale, non contiene valori assoluti – per chi volesse approfondi­re il tema natura, è in libreria da qualche mese il libro di Chicco Testa con Patrizia Feletig, Contro (la) Natura. La verità è che la modernità produce benefici e costi. Vogliamo affrontarl­i? Allora, o diamo retta a quelli come Jacopo Fo che hanno un’idea sacrale della natura, e inventano jingle «Pazzi sono gli uomini, che giocano a modificare, / millenni di vita sul pianeta, biotecnolo­gia industrial­e... / Togliete le mani dalla terra, la terra non è vostra». E dunque giù le mani da tutto, perché gli uomini sono corrotti e sbagliano sempre, oppure se vogliamo cercare dei rimedi, comportiam­oci da uomini di scienza e conoscenza. Vero, abbiamo dei limiti, ma appunto cerchiamo perlomeno di individuar­e seriamente quali sono i problemi, quali i falsi problemi.

Per far fronte alla ticchiolat­ura i melicoltor­i devono fare molti trattament­i chimici mentre con l’ingegneria genetica basterebbe scambiare un gene

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