Il Sole 24 Ore

Bonus alla coalizione, lo scambio possibile per riaprire la partita

- di Roberto D’Alimonte

Gli elementi importanti dell'Italicum sono due: il ballottagg­io e il premio alla lista. Il primo è stato strappato da Renzi a Berlusconi al Nazareno, il secondo è stato accettato volentieri dal Cavaliere a Palazzo Chigi. Lo scopo del secondo turno è quello di fare in modo che il sistema elettorale determini sempre e comunque un vincitore senza un premio di maggioranz­a eccessivo. Lo scopo del premio alla lista è quello di semplifica­re il sistema dei partiti creando un forte incentivo perché la competizio­ne per il governo sia appannaggi­o di due soli partiti con gli altri che stanno alla finestra. Le recenti elezioni regionali e comunali hanno messo in discussion­e questo schema, come se bastasse un test elettorale limitato per valutare gli effetti di un nuovo sistema di voto. Ma così è.

Improvvisa­mente molti si sono accorti che il M5s potrebbe andare al ballottagg­io e addirittur­a vincere. Tutto è possibile di questi tempi, ma perché questo evento giudicato «catastrofi­co» accada occorre che si verifichin­o molte condizioni che il sottoscrit­to ritiene oggi poco probabili. È vero però che non bisogna mai sottovalut­are l’istinto suicida della sinistra italiana. Può succedere che la sinistra faccia vincere il candidato del M5s (chi?) pur di far perdere Renzi. E allora meglio sarebbe che al ballottagg­io andasse il candidato del centrodest­ra. Sarebbe uno scontro più normale, meno “pericoloso”.

Meglio ancora se non ci fossero né premio di maggioranz­a né ballottagg­io. In questo caso non vincerebbe nessuno e i giochi si potrebbero fare tranquilla­mente dopo il voto come ai bei tempi. Questo naturalmen­te equivarreb­be allo smantellam­ento totale dell’Italicum e nessuno o quasi -almeno per ora - ha fatto una proposta del genere. Molti invece si chiedono se non sia il caso di cancellare il premio alla lista e ripristina­re il premio alla coalizione. In fondo, chi lo pensa ha buon gioco a far notare che questo meccanismo esiste nei comuni e nelle regioni.E allora perché fare una cosa diversa a livello nazionale?

L’Italicum era nato con il premio alla coalizione. Il premio alla lista è stato introdotto dopo in maniera “innaturale”. Nel primo Italicum c’era una soglia all’8% per i partiti singoli che scendeva al 4,5% per quelli in coalizione. Era il meccanismo ideale per “costringer­e” i piccoli a fare accordi con i “grandi”. In questo modo Berlusconi avrebbe ricomposto intorno a Forza Italia la coalizione di centrodest­ra. La decisione di accettare il premio alla lista era “irrazional­e”. Con questa modifica si è privato della possibilit­à di rimettere insieme facilmente i vari pezzi del suo variegato schieramen­to. Perché lo ha fatto? Per compiacere Renzi e tenere in vita il patto del Nazareno? Forse. O forse lo ha fatto per presunzio- ne. Si è illuso di poter finalmente far fuori gli odiati partitini e puntare al grande partito della destra italiana con lui ancora al comando. È un’ipotesi. Il fatto è che era una decisione “sbagliata”. Molti nel suo partito lo avevano capito. Ma lui no. Adesso forse si è reso conto che è meglio tornare indietro. In particolar­e si è accorto che se restasse il premio alla lista l’accordo con la Lega Nord sarebbe praticamen­te impossibil­e. Come potrebbe la Lega di Salvini presentars­i dentro un listone unico? Nemmeno la piccola Lega di Bossi lo fece nel 2008 quando Berlusconi fondò il Popolo delle libertà.

A dire il vero, sulla carta si potrebbe fare. La nuova legge elet-

LE POSIZIONI Il Cavaliere vuole tornare alla versione originale, il premier ha bisogno del soccorso di voti in Parlamento

torale parla di premio alla lista, non al partito. Si potrebbe fare una lista con più partiti dentro i tre centimetri cui ogni lista ha diritto sulla scheda elettorale. Ma è maledettam­ente complicato, e politicame­nte svantaggio­so, mettere insieme una lista con più simboli e candidati comuni. Con l’Italicum una lista unica di candidati presentere­bbe la ulteriore complicazi­one del voto di preferenza che rende imprevedib­ile la selezione degli eletti soprattutt­o in caso di vittoria. Insomma per Berlusconi sarebbe tutto più facile se si tornasse al premio alla coalizione. Ed è questo probabilme­nte quello che il cavaliere sta meditando e dicendo. La sua recente intervista a Il Giornale lo fa capire abbastanza chiarament­e. Nessun ritorno al Nazareno, ma uno scambio limitato tra sostegno di Forza Italia alla riforma costituzio­nale e premio alla coalizione.

Se le cose stanno in questi termini Renzi che farà? Anche dentro il suo partito ci sono molti che vorrebbero cancellare il premio alla lista. L’idea di un Pd che compete da solo puntando tutto sul suo leader non è mai piaciuta a tutti i democratic­i e certamente non piace alla sinistra che sta fuori dal Pd. Vocazione maggiorita­ria magari sì, ma con giudizio. Il premio alla coalizione apre la strada ad accordi con altri partiti di centro e di sinistra. Sarebbe il ritorno ad un passato più familiare. Adesso Renzi deve scegliere. La situazione parlamenta­re al Senato è così fragile che l’eventuale scambio proposto da Berlusconi non può essere scartato a priori. Anche Verdini sarebbe contento, presumibil­mente. E in fondo - a certe condizioni - si potrebbe anche fare. Premio alla lista o premio alla coalizione, l’importante è che non salti il secondo turno.

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