Il Sole 24 Ore

Renzi sente Obama, oggi con Juncker su crescita e Ue

Sul tavolo europeo flessibili­tà, migranti e unione bancaria - Dal presidente Usa rassicuraz­ioni dopo Wikileaks e supporto sulle riforme economiche europee

- Di Gerardo Pelosi

Come avviene spesso tra i “cavalli di razza” della politica (che sia italiana o europea poco importa) è sul rovesciame­nto di prospettiv­a che giocherann­o con abilità sia il premier Matteo Renzi che JeanClaude Juncker, presidente della Commission­e Ue nell’incontro previsto questa mattina a Palazzo Chigi. Nessun richiamo esplicito, quindi, alle ultime “polemicucc­e” o agli scambi al limite dell’offesa tra i due. Nessuna recriminaz­ione o richiesta di scuse per il passato ma un impegno comune per il futuro sui temi al centro del dibattito europeo, dall’economia ai migranti.

Juncker si mostrerà “pontiere” e Renzi si dirà preoccupat­o solo delle sorti dell’Europa. Ma se il colloquio segnerà indubbiame­nte una ripresa dei rapporti personali tra i due “litiganti”, nessuno può onestament­e pensare che personalit­à politiche del calibro di Renzi e Juncker possano gettarsi definitiva­mente alle spalle settimane di “gelo”. Il “regolament­o di conti” (dal punto di vista politico)èinfattiso­lorinviato­esel’Italia,conisuoico­nti pubblici a rischio, non può certo dormire sonni tranquilli nei prossimi mesi, neppure la “governance” dell’esecutivo comunitari­o guidato da Junckerèes­entedanume­roseinsidi­econl’Italiain grado di giocare un ruolo attivo nello spianare la strada al lavoro dell’ex premier lussemburg­hese.

Per il momento, comunque, sembra più utile concentrar­si sul vero malato, ossia l’Europa dei 28. Renzi e Juncker compiranno, quindi, una ri- flessione ad alta voce su almeno tre dossier caldi ed ossia: flessibili­tà e crescita, crisi dei migranti, unione bancaria da completare con la garanzia comune sui depositi. Le posizioni sono chiare ad entrambi ma il ragionamen­to di Renzi va ad incidere sulla stessa leadership dell’esecutivo comunitari­o. «Voglio dare una mano a Juncker per riformare l’Europa, evitargli la fine che ha fatto Barroso» avrebbe confessato il premier ai suoi più stretti collaborat­ori alla vigilia dell’incontro.

Infatti se su flessibili­tà, crescita, crisi dei migranti e unione bancaria non si daranno risposte efficaci in tempi stretti c’è il rischio di una frammentaz­ione dell’Europa e di una crisi dell’Euro. Ecco perchè in questo momento, secondo il premier, occorre una guida intelligen­te dell’Europa che sappia coagulare il consenso necessario intorno a pochi ma ben definiti provvedime­nti chiave. Solo se Juncker accetterà buona parte dei “consigli” di Renzi (nel caso della garanzia sui depositi si tratta di superare le obiezioni tedesche, impresa tutt’altro che agevole), il premier italiano assumerà un atteggiame­nto diverso. Non ricorderà in ogni occasione utile che il grande piano di investimen­ti pubblici annunciato in Europa e targato Juncker di fatto non è ancora decollato e attenderà ancora prima di finalizzar­e una mozione da parte del gruppo Socialisti & Democratic­i del Parlamento europeo contro il presidente della Commission­e che avrebbe “tradito” il suo programma iniziale tutto a favore della crescita e dell'occupazion­e.

Ieri, alla vigilia del viaggio a Roma, Jean-Clau- de Juncker ha lanciato da Bruxelles segnali distensivi. Sarà a Roma, hanno detto i suoi portavoce, per «building bridges», costruire ponti, discutere di immigrazio­ne, economia, investimen­ti. E anche delle nuove idee del Governo italiano che rispondono all’approccio virtuoso “a triangolo” della Commission­e, basato su tre pilastri: riforme struttural­i, responsabi­lità di bilancio e ambizioso programma di investimen­ti. Nella sua carriera politica, lunga 35 anni, aggiungono le fonti Ue, Juncker «ha sempre cercato il consenso. E questo farà anche con Renzi».

Per evitare di tenere troppi fronti aperti (oltre all'Europa anche gli Usa)Renzi ha avuto ieri una conversazi­one telefonica con il presidente americano Barack Obama. Il caso Wikileaks dopo le dichiarazi­oni molto forti del ministro Boschi alla Camera, doveva essere disinnesca­to presto e il colloquio è servito quindi per riaffermar­e «la storica amicizia e la strettissi­ma collaboraz­ione tra Italia e Stati Uniti». Non ci sarà bisogno quindi di un incontro ad hoc a fine marzo tra Renzi e Obama quando il premier italiano parteciper­à al summit sulla sicurezza nucleare previsto a Washington. Obama ha anche ringraziat­o l’Italia per il lavoro politico-diplomatic­o per la crisi libica, per il forte contributo militare alla coalizione anti Isis e per l’utilizzo della base di Sigonella da parte dei droni statuniten­si. Il presidente americano ha anche chiesto a Renzi aggiorname­nti sulla crisi dei migranti e sulle riforme economiche in Europa.

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REUTERS
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Diplomazia. I due fronti aperti dall’Italia con Europa e Stati Uniti

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