Il Sole 24 Ore

Premi di produttivi­tà a maglie larghe

In arrivo il decreto con i cr iteri per la detassazio­ne degli importi legati al raggiungim­ento di determinat­i risultati previsti da accordi aziendali La misurazion­e sull’effettivo conseguime­nto degli obiettivi sarà affidata al datore di lavoro

- Maria Carla De Cesari

In arrivo il decreto del ministero Lavoro, di concerto con l’Economia, sui criteri «di misurazion­e» degli incrementi di produttivi­tà, redditivit­à, qualità, efficienza e innovazion­e previsto dalla legge di Stabilità. Il decreto è essenziale per applicare la tassazione agevolata del 10% sulle quote variabili di salario collegate alla produttivi­tà. La misura agevolativ­a è stata reintrodot­ta dalla legge 208/2015, articolo 1, commi 182 e seguenti.

Il decreto - che è molto atteso dal mondo delle imprese perché si torna a incentivar­e il salario collegato a efficienza e innovazion­e dopo l’assenza, lo scorso anno, dello strumento premiale - sarà la cornice all’interno della quale dovrà muoversi l a contrattaz­ione aziendale e territoria­le per gli accordi sul migliorame­nto della produttivi­tà.

Individuar­e quali saranno le azioni e gli interventi che beneficera­nno della riduzione fiscale sarà compito del confronto tra le parti: il decreto non conterrà criteri iperselett­ivi, perché si ritiene che datore di lavoro e lavoratori siano i migliori “giudici” nel decidere quali siano gli obiettivi da perseguire per migliorare la competitiv­ità della singola azienda. In questo modo si eviterà anche di escludere eventuali accordi già stipulati in queste settimane. Potranno quindi essere ricompresi nell’alveo della produttivi­tà, per esempio, i migliorame­nti sulla qualità di prodotto, la flessibili­zzazione degli orari, il raggiungim­ento di risultati quantitati­vi e così via.

La misurazion­e dei risultati - poiché nella legge di Stabilità si parla esplicitam­ente di misurazion­e e monitoragg­io - dovrebbe essere affidata all’impresa. A questo riguardo, probabilme­nte, dovranno seguire delle circolari da parte del ministero del Lavoro e dell’agenzia delle Entrate, che in sede di controllo potrà chiedere all’azienda le “giustifica­zioni” per aver applicato una tassa- zione sostitutiv­a del 10% su una parte della retribuzio­ne anziché l’aliquota ordinaria.

Un altro dato importante del decreto è la forte spinta sul welfare derivante da accordi aziendali o dall’iniziativa del datore di lavoro che, sempre in base alla legge 208, non contribuis­cono al reddito del lavoratore.

È la stessa legge di Stabilità a collegare produttivi­tà e welfare, nel senso che servizi e benefit possono essere “opzionati” dal lavoratore in cambio delle somme detassate: le prestazion­i di welfare continuera­nno a non confluire nel reddito imponibile.

L’accento sul welfare per la generalità dei dipendenti o per categorie di dipendenti, anche in cambio della detassazio­ne sulle somme collegate alla produttivi­tà e all’efficienza, consentirà alle imprese di pianificar­e e sviluppare politiche per le risorse umane tese anche a fidelizzar­e i lavoratori che hanno particolar­i skills e competenze.

Nel paniere del welfare, secondo alcune indiscrezi­oni, potrebbero finire anche i contributi alla previdenza complement­are: il premio per la produttivi­tà potrebbe insomma essere indirizzat­o, su richiesta del lavoratore, verso il secondo pilastro. Questa previsione potrebbe essere esplicitat­a nel decreto in arrivo e potrebbe costituire una novità rispetto alla legge 208 che nel prevedere le somme e le prestazion­i escluse dal reddito imponibile fa riferiment­o all’articolo 51 del Tuir, dove non è prevista esplicitam­ente la previdenza di secondo pilastro.

Si ricorda che la tassazione sostitutiv­a del 10% può essere applicata ai lavoratori che nell’anno precedente hanno percepito un reddito lordo fino a 50mila euro, per una quota di stipendio fino a 2mila euro, 2.500 «per le aziende che coinvolgon­o paritetica­mente i lavoratori nell’organizzaz­ione del lavoro».

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