Federdistribuzione dà aumenti unilaterali
Le aziende scelgono di versare una pr ima tranche di 15 euro in maggio: l’incremento r iconosciuto per il 2016-2018 è 85 euro Dopo la rottura del negoziato, i sindacati annunciano uno sciopero il 28 maggio
Tra gli ostacoli alla sigla del rinnovo del contratto della distribuzione moderna e organizzata (da ora in poi Dmo) tra Federdistribuzione e i sindacati, non ultimo c’è la lunga mano di Confcommercio, da cui Federdistribuzione è uscita qualche anno fa. Per capire l’ennesima rottura, venerdì scorso, del negoziato che va avanti da oltre due anni e la proclamazione dell’ennesimo sciopero bisogna trasferire il discorso sul piano politico. E se sul piano politico bisogna andare, le aziende fanno il primo gesto, davvero forte, anomalo. Il comitato esecutivo di Federdistribuzione ha infatti deciso che le aziende associate potranno iniziare ad erogare, nel mese di maggio, la prima tranche dell’aumento di 85 euro che sono disposte ad accordare ai lavoratori per il triennio 2016-2018, pari a 15 euro.
La decisione sembra una via quasi obbligata a sentire il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli. «È il primo contratto della Dmo e noi abbiamo una quota del mercato che è intorno al 60%. Questo dà molto fastidio a Confcommercio che intende manifestare la propria supremazia, che numericamente non esiste, esercitando la sua influenza sui sindacati per fare in modo che chiudano la trattativa con noi in maniera omogenea al contratto di Confcommercio. Noi continuiamo invece a sostenere la diversità tra la Dmo e il dettaglio. Rappresentiamo aziende di grandi dimensioni, trasparenti, dove i lavoratori hanno un lavoro stabile, percorsi di carriera definiti, scatti di anzianità, aumenti di merito e una media salariale molto più alta del dettaglio». Facendo questa premessa, Federdistribuzione spiega di avere offerto un aumento identico a quello di Confcommercio - 85 euro - per il rinnovo del contratto, ma con un anno di ritardo. Gli 85 euro di Confcommercio sono per il triennio 2015-2017, quelli di Federdistribuzione per il triennio 2016-2018. Cosa cambia? Il monte salariale è diverso, obiettano i sindacati che hanno proclamato uno sciopero per il 28 maggio. Niente da dire, ma se si costruisce «il ragionamento sull’inflazione che fino a poco tempo fa era uno dei parametri presi in considerazione, noi comunque stiamo remunerando i lavoratori più dell’inflazione prevista anche nel 2015», rimarca Cobolli Gigli.
Tornando al negoziato, come la quadra non si è trovata sull’aumento, non la si è nemmeno trovata sull’applicazione del jobs act e sul protocollo per la gestione delle crisi aziendali. Francesco Quattrone, direttore area lavoro di Federdistribuzione, spiega che su questi tre temi «abbiamo avuto una risposta negativa dai sindacati, ma non si può tornare indietro sul jobs act con deroghe alla normativa». Il discorso arriva presto alla bilateralità, altro tema della discordia. E anche qui Federdistribuzione non può non sottolineare che sui sindacati c’è un’influenza troppo forte di Confcommercio. «Abbiamo bisogno di una bilateralità diversa. Noi versiamo 6 milioni di euro senza avere nulla in cambio. Con quei 6 milioni di euro potremmo offrire ai lavoratori una migliore assistenza sanitaria o trovare formule di emolumento per chi è in difficoltà personale. Vogliamo che ogni euro versato torni ai lavoratori e che non finisca in una macchina che esiste solo per assicurare poltrone ai funzionari di Confcommercio e dei sindacati». Quanto a Fonte, il fondo di previdenza complementare, «non siamo usciti e su questo siamo disponibili a un ragionamento ma vogliamo partecipare ai fondi per quello che pesiamo», dice Quattrone. Quindi come se ne esce? «I lavoratori sono in attesa e noi abbiamo deciso di dare un aumento retributivo contrattuale di 15 euro come prima tranche dell’aumento di 85 euro per il triennio 2016-2018». La scelta che evidentemente scavalca il sindacato non esclude però che «il dialogo riparta al più presto - dice Cobolli Gigli -. Noi siamo disponibili a sederci al tavolo e a trovare soluzioni concrete».
IL COMMENTO Cobolli Gigli: «Stiamo remunerando i nostri collaboratori più dell’inflazione prevista anche nel 2015»