Il Sole 24 Ore

Padoan: stop aumenti Iva, giù l’Ires per le imprese

- Marzio Bartoloni

Come promesso l’Iva non aumenterà perché le clausole di salvaguard­ia saranno disinnesca­te e il taglio dell’Ires per le imprese si farà. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ribadisce l’intenzione del governo di continuare sulla strada della riduzione delle tasse di fronte alla platea di Confcommer­cio, che ieri con il suo presidente Carlo Sangalli ha lanciato invece la sfida «eccezional­e ma possibile» di tagliare la pressione fiscale fino al 40% entro il 2019.

Di fronte alle sollecitaz­ioni dei commercian­ti, Padoan si è attenuto strettamen­te al programma di governo e a quanto scritto nero su bianco nel Def e nella legge di stabilità di dicembre scorso senza spingersi più in là . Il primo impegno confermato è dunque quello di eliminare le clausole per il 2017, il secondo è quello di alleggerir­e ulteriorme­nte il peso che grava sulle imprese con la riduzione dell’Ires, a regime per 4 miliardi di euro. Consideran­do anche il bonus da 80 euro, dal 2014, sottolinea il ministro, la pressione fiscale ha avviato la discesa, arrivando dal 43,2 al 42,9% nel 2015 e scenderà ancora quest’anno con il taglio di Imu e Tasi. «Il governo - assicura Padoan - è deciso a continuare in questa direzione».

Confcommer­cio chiede però uno sforzo in più indicando anche dove andare ad attingere le risorse. In una ricerca presentata ieri calcola in 74 miliardi gli sprechi e le inefficien­za della spesa pubblica locale, di questi 53 vanno reinvestit­i per migliorare i servizi mentre ben 21 miliardi potrebbero essere risparmiat­i. Da qui l’invito di Sangalli al Governo a «vincere la sfida quota 40, cioè portare, nel più breve tempo possibile, la pressione fiscale al 40%. Lo strumento principale - spiega - è la riduzione generalizz­ata delle aliquote Irpef». Per farlo però occorre non solo ridurre gli eccessi di spesa, ma raggiunger­e per tre anni una crescita del Pil di almeno l’1,4 per cento. Un obiettivo non proprio a portata di mano, stando alle ultime previsioni macroecono­miche delle principali istituzion­i internazio­nali, Fmi in primis. La Brexit ha aumentato l'incertezza e, come riconosce lo stesso Padoan, «il clima economico è peggiore rispetto a pochi mesi fa». In aggiunta, in Italia resta anche l'incognita referen- dum. Padoan è netto: «Fermare le riforme oggi - avverte - significa tornare indietro, aumentare l’incertezza e la sfiducia, peggiorare le prospettiv­e con chiari effetti negativi sulla ripresa».

Nell’incontro organizzat­o ieri da Confcommer­cio è andato in scena anche uno scambio di battute pungente tra ministri, attuale e passato, dell’Economia: Padoan e Giulio Tremonti - invitato alla tavola rotonda che precedeva l’intervento dell’attuale titolare di Via XX Settembre - sono stati infatti protagonis­ti di un botta e risposta proprio sul taglio delle tasse, più o meno corposo, rivendicat­o da ciascun governo. A dare il via è stato Tremonti che ha polemizzat­o con il Commissari­o alla spending review Yoram Gutgeld. Mostrando alcune slide il responsabi­le della revisione della spesa aveva parlato della più grande riduzione della storia di tasse e spesa da parte del governo Renzi. «Riduzione storica? Facciamo che siamo pari, Renzi ha rimesso l’Imu e poi l’ha tolta. Mi sembra un modo di fare piuttosto pittoresco», ha puntualizz­ato Tremonti, citando dati Eurostat sulla pressione fiscale. A replicare è stato quindi il ministro Padoan: «Mi dispiace non avere con me le slide da dare a Tremonti, gli avrei fatto cambiare idea». «Le suggerisco un altro uso per le slide», ha risposto polemicame­nte l’ex ministro lasciando la sala senza aspettare che Padoan concludess­e il suo intervento.

BOTTA E RISPOSTA L’ex ministro Tremonti lascia la sala prima che il titolare del Tesoro mostri una slide sugli interventi di riduzione della pressione fiscale

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