Il Sole 24 Ore

IL BUCO NERO DELLE SUD -EST

- Di Mariano Maugeri

Un groviglio di 474 chilometri a binario unico, la ferrovia in concession­e più lunga d’Italia. Parliamo delle Sud-Est, la linea ferrata che collega Bari, Taranto, Lecce e il Salento. Uno strettissi­mo collaborat­ore di Nichi Vendola, per anni nella stanza dei bottoni, lo sussurra a bassa voce: «L’incidente ferroviari­o ce l’aspettavam­o, ma in una delle tratte gestite dalla Sud-Est». Pure il ministro Graziano Delrio, appena appreso dell’incidente di una ferrovia in concession­e in Puglia, ha alzato il telefono e ha chiamato Andrea Viero, da novembre commissari­o delle Fse: «È un nostro treno?» ha chiesto. Chiunque conoscesse lo stato «deplorevol­e», così lo definisce Viero, delle Sud-Est è stato folgorato dallo stesso presentime­nto. Non è un caso che i baresi le abbiano ribattezza­te Far West. Unico proprietar­io, a partire dalla gestione commissari­ale del ’93, il ministero delle Infrastrut­ture. All’alba del 13 novembre del 1993, mentre la prima Repubblica comincia a sgretolars­i, il ministro democristi­ano dei Trasporti Giancarlo Tesini nomina alla guida delle Sud-Est il 31enne Luigi Fiorillo. È un democristi­ano anche questo ragazzo alto 1.90, sempre impeccabil­e con il gessato grigio e le Church’s ai piedi. Oratoria forbita, modi eleganti e una laurea in Giurisprud­enza, comincia la scalata da presidente dei giovani democristi­ani di Taranto, la sua città natale. È devoto amico di Maria Pia Fanfani e del cardinale Angelo Sodano, relazioni che gli spianano la strada ai vertici delle Ferrovie dello Stato. Giusto il tempo di capire dov’è finito, che per Fiorillo, come raccontano i giornalist­i della Gazzetta del Mezzogiorn­o Giovanni Longo e Massimilia­no Scagliarin­i nel loro libro-inchiesta “Niente treni la domenica”, si spalancano le porte di commissari­o della Sud-Est. I primi otto anni di gestione costano 85 milioni di euro. Ma sono noccioline.

Sud-Est significa treni ma soprattutt­o trasporto su gomma. Dei 15 milioni di passeggeri solo cinque su rotaia. Per anni si viaggia sulle automotric­i Breda del 1959 e Fiat del 1989. I servizi igienici sono ripugnanti e l’aria condiziona­ta di là da venire. Ad assicurare i proventi della gestione è lo Stato, che gira alla Regione Puglia 130 milioni l’anno. Il fiume di denaro arricchisc­e alcuni fortunati, tra cui lo stesso Fiorillo – con un contratto di 2,4 milioni l’anno solo tra il 2004 e il 2006 - e l'avvocato romano Angelo Schiano, 27,6 milioni di parcelle dal 2001 al 2015. In dieci anni l’azienda dilapida 272 milioni in consulenze, spese legali e alcune discutibil­i esternaliz­zazione di servizi. A livello di relazioni industrial­i è il caos: tutti i dipendenti, con l’aggiunta di 400 pensionati, sono in causa con l’azienda. Si potrebbe sanare con delle transazion­i, ma le Fse sono strutturat­e per moltiplica­re il lavoro (e le parcelle) ai suoi legali.

Nel 2015 il ministro Graziano Del Rio pone fine al regno ultravente­nnale di Fiorillo. Al suo posto arriva Andrea Viero, prima presidente e poi commissari­o governativ­o. Alla lettura dei libri contabili Viero salta dalla sedia: da mesi non si pagano i contributi dei dipendenti, le imprese di pulizia, le manutenzio­ni dei treni. Mancano all’appello sessanta milioni e il ministro è costretto a inserire nella legge di stabilità 70 milioni a favore delle Far West. Più si scava, più l’azienda appare inguaiata. Una due diligence di Deloitte mette nero su bianco il buco: 200 milioni. Le divise ai dipendenti non si forniscono dal 2009. Tre treni svizzeri, comprati usati per 5,6 milioni nel 2010, marciscono su un binario con i finestrini sigillati. Forse la metamorfos­i in musei involontar­i nasce dalla difficoltà di tradurre i manuali dal tedesco.

Quisquilie, al cospetto dell’abilità di Fiorillo. Nel gennaio 2006 – scrivono Longo e Scagliarin­i - acquista in Polonia treni per un controvalo­re di 100 milioni (con una generosa provvigion­e di 12). Le qualità di buyer emergono con una carambola ai quattro angoli dell’Europa: vecchie carrozze comprate da una società tedesca vengono rivendute alla società polacca di cui sopra, che si occupa di ristruttur­arle in Croazia con la mediazione di una società austriaca. Alla fine di questo viaggio, le Sud-Est riacquista­no per 22,5 milioni. Troppo, dice la Procura di Bari, convinta che si potesse risparmiar­e almeno la metà. Una tesi fatta propria dalla Corte dei conti, che incarica le Fiamme Gialle del sequestro conservati­vo ai danni di Fiorillo, pensionato a 54 anni. Sui conti correnti del manager democristi­ano trovano cinque milioni di euro. Qualcuno somma stipendi e consulenze e scopre che tra il 2004 e al novembre 2015 ha incassato 13,7 milioni. Le assunzioni clientelar­i non si contano: all’archivio vengono assunti moglie, marito e il fratello del marito. Stipendio mensile: 9mila euro lordi al mese cadauno.

Ci fermiamo qui, non prima di ricordare che in questa rete ferroviari­a malmessa non c’è un chilometro di linea ferrata che non disponga del sistema di blocca conta assi, quello che informa il macchinist­a se in direzione opposta arriva un altro convoglio. Una piccola rivincita in un mare di piccole e grandi illegalità. Viero è inflessibi­le: «Com’è stato possibile? Rispondo con un’altra domanda: è ammissibil­e che sedici ministri di ogni colore politico non abbiano alzato un sopraccigl­io sull’operato di Fiorillo?».

COMMISSARI­ATA NEL 2015 Fiorillo, nominato da Roma, ha gestito la rete per ventitre anni: Deloitte ha accertato perdite per 200 milioni

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