Il Sole 24 Ore

Il viceminist­ro Zanetti nel gruppo con Ala, tensione nel Pd

- Emilia Patta

Da una parte va registrata la doppia soddisfazi­one per la tenuta della maggioranz­a al Senato - dove mercoledì sera il Ddl sul bilancio degli Enti locali è passato superando la maggioranz­a assoluta richiesta senza che i voti dei verdiniani risultasse­ro decisivi - e per il traguardo delle 600mila firme consegnate proprio ieri in Cassazione dal Comitato per il Sì al referendum sulle riforme (il “quorum” previsto, non raggiunto dal Comitato per il No, è di 500mila firme). Un passaggio, quello del deposito delle firme, che apre ufficialme­nte l’iter verso la consultazi­one di novembre. Ma a questi elementi di soddisfazi­one il premier e il Pd hanno dovuto accostare subito l’irritazion­e per l’ennesimo smottament­o dei centristi con annesse polemiche da parte della sinistra del partito. Il viceminist­ro all’Economia Enrico Zanetti, nonché fino a ieri segretario di quel che resta di Scelta civica dopo l’addio del fondatore Mario Monti e la cancellazi­one del gruppo in Senato, ha infatti annunciato la nascita alla Ca- mera di un nuovo gruppo: “Scelta civica verso Cittadini per l’Italia”. Zanetti porta via con sé 3 deputati di Sc, che perde così il suo gruppo autonomo, e si unisce ai 10 deputati verdiniani e a un deputato tosiano di “Fare”. E porta con sè anche il simbolo del partito, essendone segretario, consentend­o così la formazione di un gruppo autonomo (ci vogliono 20 deputati per formare un gruppo a Montecitor­io, oppure meno se si ha una lista collegata a un simbolo elettorale).

Non ci sono cambiament­i di equilibrio per la maggioranz­a, considerat­o l’ampio margine di cui gode il Pd alla Camera. Né dovrebbero esserci nuove richieste per quanto riguarda il governo, dal momento che i due gruppi nati dalla nuova scissione di Sc hanno i loro rappresent­anti: da un lato lo stesso Zanetti, dall’altro Antimo Cesaro, sottosegre­tario alla Cultura. Un sommovimen­to di piccole dimensioni, dunque, che tuttavia diventa caso politico per la presenza dei 10 deputati di Verdini nel nuovo gruppo. Un modo di entrare nel governo attraverso Zanetti, si fa notare da più parti, a cominciare dai 15 antizanett­iani rimasti orfani del gruppo. E il nuovo passaggio politico viene naturalmen­te notato polemicame­nte della minoranza del Pd, sul piede di guerra da mesi contro «l’aiuto» di Verdini al governo. «Ora i verdiniani sono in maggioranz­a organica», è il refrain della minoranza dem. E Roberto Speranza rincara: «Ci era stato detto che Verdini e Ala non fanno parte della maggioranz­a. Ma il viceminist­ro Zanetti costruisce un nuovo gruppo con i verdiniani. Se è vero che, come più volte ribadito da Renzi, Ala resta fuori dalla maggioranz­a allora l’unica naturale conseguenz­a sono le dimissioni di Zanetti dal governo».

In casa renziana nessun commento ufficiale. In molti fanno notare la smania, e non da ora, di protagonis­mo da parte di Zanetti e la ricerca di una via per la rielezione da parte dei centristi. Il premier da parte sua è concentrat­o - e vorrebbe che tutti nel Pd lo fossero - sulla partita referendar­ia. «Il governo ha molte cose da fare e ci dobbiamo occupare di quelle - dice il capogruppo dem a Montecitor­io Ettore Rosato -. Oggi siamo contenti del risultato raggiunto con la raccolta di 600mila firme per il Sì». Appunto.

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