Il viceministro Zanetti nel gruppo con Ala, tensione nel Pd
Da una parte va registrata la doppia soddisfazione per la tenuta della maggioranza al Senato - dove mercoledì sera il Ddl sul bilancio degli Enti locali è passato superando la maggioranza assoluta richiesta senza che i voti dei verdiniani risultassero decisivi - e per il traguardo delle 600mila firme consegnate proprio ieri in Cassazione dal Comitato per il Sì al referendum sulle riforme (il “quorum” previsto, non raggiunto dal Comitato per il No, è di 500mila firme). Un passaggio, quello del deposito delle firme, che apre ufficialmente l’iter verso la consultazione di novembre. Ma a questi elementi di soddisfazione il premier e il Pd hanno dovuto accostare subito l’irritazione per l’ennesimo smottamento dei centristi con annesse polemiche da parte della sinistra del partito. Il viceministro all’Economia Enrico Zanetti, nonché fino a ieri segretario di quel che resta di Scelta civica dopo l’addio del fondatore Mario Monti e la cancellazione del gruppo in Senato, ha infatti annunciato la nascita alla Ca- mera di un nuovo gruppo: “Scelta civica verso Cittadini per l’Italia”. Zanetti porta via con sé 3 deputati di Sc, che perde così il suo gruppo autonomo, e si unisce ai 10 deputati verdiniani e a un deputato tosiano di “Fare”. E porta con sè anche il simbolo del partito, essendone segretario, consentendo così la formazione di un gruppo autonomo (ci vogliono 20 deputati per formare un gruppo a Montecitorio, oppure meno se si ha una lista collegata a un simbolo elettorale).
Non ci sono cambiamenti di equilibrio per la maggioranza, considerato l’ampio margine di cui gode il Pd alla Camera. Né dovrebbero esserci nuove richieste per quanto riguarda il governo, dal momento che i due gruppi nati dalla nuova scissione di Sc hanno i loro rappresentanti: da un lato lo stesso Zanetti, dall’altro Antimo Cesaro, sottosegretario alla Cultura. Un sommovimento di piccole dimensioni, dunque, che tuttavia diventa caso politico per la presenza dei 10 deputati di Verdini nel nuovo gruppo. Un modo di entrare nel governo attraverso Zanetti, si fa notare da più parti, a cominciare dai 15 antizanettiani rimasti orfani del gruppo. E il nuovo passaggio politico viene naturalmente notato polemicamente della minoranza del Pd, sul piede di guerra da mesi contro «l’aiuto» di Verdini al governo. «Ora i verdiniani sono in maggioranza organica», è il refrain della minoranza dem. E Roberto Speranza rincara: «Ci era stato detto che Verdini e Ala non fanno parte della maggioranza. Ma il viceministro Zanetti costruisce un nuovo gruppo con i verdiniani. Se è vero che, come più volte ribadito da Renzi, Ala resta fuori dalla maggioranza allora l’unica naturale conseguenza sono le dimissioni di Zanetti dal governo».
In casa renziana nessun commento ufficiale. In molti fanno notare la smania, e non da ora, di protagonismo da parte di Zanetti e la ricerca di una via per la rielezione da parte dei centristi. Il premier da parte sua è concentrato - e vorrebbe che tutti nel Pd lo fossero - sulla partita referendaria. «Il governo ha molte cose da fare e ci dobbiamo occupare di quelle - dice il capogruppo dem a Montecitorio Ettore Rosato -. Oggi siamo contenti del risultato raggiunto con la raccolta di 600mila firme per il Sì». Appunto.