Il Sole 24 Ore

Il mantra: contributi per gli investimen­ti

Per Fai e Anita occorre andare avanti con gli incentivi

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Al di là di ogni vecchio pregiudizi­o nel mondo dell’autotraspo­rto la bussola è ben orientata sulla sostenibil­ità, nella consapevol­ezza che l’efficienza di un sistema logistico moderno non può prescinder­e da servizi strutturat­i e organizzat­i all’insegna dell’abbattimen­to delle emissioni. Ma un conto sono le buone intenzioni, condivise un po’ da tutti, un altro è realizzarl­e.

«Innanzitut­to affinchè i trasporti possano risultare meno impattanti sull’ambiente occorre investire nella realizzazi­one di un piano infrastrut­turale adeguato, perché migliori strade significa circolazio­ne più fluida e maggiore sicurezza – dice Thomas Baumgartne­r, presidente di Anita (Associazio­ne nazionale imprese trasporti automobili­stici) -. E poi bisogna investire in tecnologia della quale dotare i mezzi e le infrastrut­ture. È una nostra vecchia battaglia. In Italia il parco circolante è troppo vecchio, tra i più datati d’Europa, il governo deve puntare al rinnovo dei contributi agli investimen­ti, così come proseguire con lo sconto sulle accise (sul carburante, ndr) che va attribuito solo ai mezzi meno inquinanti e non indiscrimi­natamente».

Un’altra questione riguarda lo sviluppo dei trasporti combinati gomma-ferro. «Va ricordato – commenta Baumgartne­r - che l’intermodal­ità vale solo per i trasporti a lungo raggio, oltre 500-600 chilometri; al di sotto di questi tragitti non è possibile. In Italia, però, oltre il 60% del trasporto nazionale avviene su brevi distanze. Per il lungo raggio ci sono già le autostrade del mare, che negli ultimi anni hanno fatto segnare una crescita importante. In ambito ferroviari­o si potrebbe fare un po’ di più migliorand­o la qualità dei servizi offerti e rendendoli quindi più competitiv­i».

La questione degli incentivi agli investimen­ti come strumento imprescind­ibile per rinnovare le flotte nel segno della sostenibil­ità e dell’efficienza è ribadita da Andrea Manfron, segretario generale di Fai (Federazion­e autotraspo­rtatori italiani). «Questi fondi devono essere aumentati e concepiti diversamen­te – spiega -. Una delle criticità dell’attuale sistema è che non viene garantito un contributo minimo a chi presenta domanda. È stanziata una cifra complessiv­a che poi va divisa sul numero della platea dei beneficiar­i finali. Il risultato è che non vi è alcuna certezza sull’ammontare finale. Riteniamo invece che sarebbe giusto garantire comunque un contributo minimo». Sulla “premialità” per le classi di veicoli più virtuose Manfron dice: «Certo, va fatto, però occorre agire con gradualità con l’obiettivo di garantire a tutti la possibilit­à di passare a veicoli moderni accantonan­do i mezzi più datati».

Il concetto di sostenibil­ità si declina anche in termini di maggiore sicurezza, i profili collimano. «I nuovi mezzi hanno dotazioni obbligator­ie molto efficaci, pensiamo, per esempio, alla frenata automatica di emergenza anti-collisione – aggiunge Manfron -. Limitare gli incidenti che coinvolgon­o i mezzi pesanti, pensiamo per esempio a quello che è accaduto ad agosto a Bologna, è un altro contributo importante alla causa del rispetto dell’ambiente e della qualità della vita di tutti».

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