Spetta a Obama il primato di crescita in un mandato
Wall Street punta sulla rivoluzione verde, sulle infrastrutture e sulla reflazione I rischi sono tasse e regole contro i big tech: dibattito aperto sulla capacità del presidente di vararle
Sarà per la sbornia di liquidità offerta dalle banche centrali. Sarà per le speranze riposte sul vaccino. O per la “normalità” promessa dalla nuova amministrazione Usa. Sta di fatto che Joe Biden non ha fatto in tempo ad insediarsi alla Casa Bianca che già può essere ricordato come il presidente esordiente più amato dalla Borsa: non solo il 20 gennaio Wall Street ha registrato il balzo più forte in un «inauguration day» dai tempi del secondo mandato di Reagan (1985), ma dal giorno delle elezioni di novembre l’indice S&P 500 ha segnato la miglior performance di sempre. Con un +14,3%, calcola eToro, Biden ha battuto anche il precedente record di Herbert Hoover. Per quest’ultimo il primato non fu di buon auspicio, dato che nell’anno della sua elezione scoppiò la grande crisi del 1929. La domanda da porsi oggi è: Wall Street continuerà a sorridere a Biden o gli volterà le spalle come fece con Hoover?
Il problema è che Biden eredita da Trump una Borsa sui massimi storici, con investitori che già scontano - per il futuro - molto ottimismo: la fine del Covid, stimoli fiscali, banche centrali generose a lungo. Biden dovrà impegnarsi per non deludere le aspettative. Il futuro di Wall Street sarà determinato dal Covid e dalle banche centrali, questo è ovvio, ma l’agenda del presidente potrà avere un impatto altrettanto forte. Per capire in quale direzione, bisogna osservare quali settori potrebbero essere influenzati dalle sue politiche. Ecco alcuni esempi.
La Casa Bianca diventa verde
Uno dei primi atti di Biden è stato quello di riportare gli Stati Uniti negli accordi di Parigi per ridurre i gas serra. Il neopresidente promette di mettere sul piatto 2mila miliardi di dollari di investimenti per decarbonizzare la produzione energetica entro il 2035. «Gli Stati Uniti sono indietro rispetto ad Europa e Cina - osserva Marco Mencini, senior portfolio manager di Plenisfer -. Oggi le utility europee producono in media il 30-35% dell’elettricità da fonti rinnovabili, mentre negli Usa questa percentuale sta appena sopra il 10%». Il gap non riguarda solo la produzione di energia “verde”, ma anche le infrastrutture per trasportarla. Questo significa che si aprono grandi opportunità per chi investe nei settori che saranno maggiormente coinvolti in questa rivoluzione. Ma anche grandi rischi: come in tutte le rivoluzioni industriali, anche questa farà vincitori e vinti.
La Borsa da tempo scommette su questo trend. Punta per esempio sulle utility: da JP Morgan (che si dichiara «bullish» sul settore) alla stessa Plenisfer, fino a tante case di investimento, un po’ tutti guardano a queste aziende con interesse. C’è chi scommette poi sulle società che forniscono componenti alle utility. O sul settore auto. Ma con cautela: solo chi saprà adattarsi al cambiamento vincerà la sfida, e per capirlo potrebbero servire anni di “purgatorio” per tutti. In generale, gli investitori puntano sui cosiddetti investimenti sostenibili, chiamati con la sigla Esg. Sono almeno tre i punti del programma di Biden, secondo Bonnie M. Wongtrakool di Franklin Templeton, che favorirano gli investimenti Esg: dalle nuove regole, agli stimoli fiscali. La transizione verde, invece, potrà pesare sulle società energetiche, soprattutto su quelle petrolifere.
Infrastrutture: Usa da costruire
L’altro grande trend è legato alla spesa che Biden promette per ammodernare le infrastrutture. Non solo quelle “verdi”. La Banca mondiale stima che negli Stati Uniti ci sia il maggior gap di investimenti infrastrutturali del mondo industrializzato, pari a 3.800 miliardi di dollari. Basti pensare che esistono poche tratte ferroviarie ad alta velocità. «Anche qui c’è una grande opportunità per gli investitori - osserva Mencini -. Il gap aspetta di essere riempito». Questo dovrebbe sostenere i grandi contractor, ma anche le società del cemento.
La reflazione in Borsa
Altro tema su cui si concentrano le scommesse, ultimamente, è il ritorno dell’inflazione. Con politiche monetarie ultra-espansive e politiche fiscali altrettanto generose, le aspettative di inflazione stanno aumentando negli Usa. «Il mercato punta sulla reflazione e sull’irripidimento della curva dei tassi - osserva Francesco Sandrini, head of multi-asset balanced di Amundi -. Questo in Borsa potrebbe avere effetti positivi sulle banche e sulle materie prime». Il problema è che questa aspettativa andrà confermata dai fatti: «Con i prossimi dati effettivi sull’inflazione ci sarà un reality check - osserva -. Credo che nel breve difficilmente l’inflazione salirà, probabilmente questo sarà un tema per il post-Covid».
Lo spezzatino di tech?
A soffrire la nuova Casa Bianca potrebbero invece essere i grossi colossi tecnologici.Negli Usa il dibattito è forte sull’opportunità di regolamentare meglio il settore e di ridurre lo strapotere dei big tech. Biden è su questa lunghezza d’onda, ma sul mercato è acceso il dibattito sul fatto che possa o non possa farcela. C’è chi, come Mencini, pensa che con una maggioranza risicata al Senato non riuscirà ad affrontare un tema così delicato. C’è invece chi, come Sandrini di Amundi, pensa il contrario: «Credo che il consenso politico a favore questo tema stia aumentando».
Più tasse per le imprese
Il vero punto su cui la luna di miele tra Biden e Wall Street potrebbe rompersi bruscamente è però quello fiscale. In campagna elettorale il presidente ha proposto di aumentare la tassazione delle imprese dal 21% al 28%. Quando Trump tagliò le tasse, nel 2016, l’utile per azione delle imprese quotate a Wall Street fece un forte balzo in su. Se Biden invece le alzasse, il balzo degli utili sarebbe verso il basso, causando uno shock in Borsa. Ma lo farà davvero? Anche qui le opinioni sono contrapposte. «Ritengo che le probabilità siano basse - osserva Mencini -. Alzare le tasse con una maggioranza risiscata al Senato è difficile». Più possibilista invece Sandrini di Amundi: «Non succederà nulla nel breve, ma quando il Covid sarà finito credo che il tema tornerà in agenda».
á@MoryaLongo
Per ora restano inascoltati gli allarmi sulla sostenibilità lanciati a più riprese dalle banche centrali