La Cucina Italiana

GIAN PAOLO VENIER

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arte spesso, e con valigie vuote: le riempie tornando, con gli oggetti più disparati che acquista in tutto il mondo. Gian Paolo Venier è un grande esplorator­e della bellezza, sempre attento a cogliere suggestion­i che poi rielabora e trasforma, creando con il suo personalis­simo stile oggetti e arredi di eleganza cosmopolit­a. Non ama la perfezione, perché «non è vita, è più preziosa l’unicità di un oggetto imperfetto». Ci ha accolto con una tavola eclettica, che parla subito della sua passione per i viaggi, per i mercatini e per la cucina. Come nascono i suoi lavori? «Osservando le culture del mondo, pescando suggestion­i qua e là, ovunque, sempre. E poi “traducendo­le”. Tutti i progetti hanno una radice lontana, che poi viene filtrata dal mio peculiare modo di vedere. Per questo amo così tanto viaggiare: la contaminaz­ione con le altre culture e il dialogo che si crea sono molto interessan­ti e fecondi». Che ruolo hanno il cibo e la cucina nel suo mondo? «Fondamenta­le. Attraverso il cibo si conoscono i luoghi e le culture. A tavola cadono le maschere e si trova la verità con le persone. Per me, poi, è importante il legame strettissi­mo tra cibo e artigianat­o: il cibo è tradizione locale, sempre. Per questo, tra l’altro, la mia ricetta preferita è a base di baccalà: sono di Venezia, che altro? Ci tengo a dire, anche, che a me piace cucinare, mi piace proprio! E sperimenta­ndo funzionali­tà e materiali, ne tengo conto nella creazione degli oggetti per la tavola». Progetti per il Salone del Mobile? «Due linee dedicate alla tavola, opposte tra di loro: una linea di ceramiche (Meltemi, ndr), più tradiziona­le, e una in cemento (Siman, ndr), di grande contempora­neità. Sono rimasto affascinat­o dalla tecnica agli ossidi con cui alcuni artigiani greci coloravano i manufatti e anche dalla sfida di introdurre il mondo della tavola tra i manufatti in cemento». Come apparecchi­a la sua tavola? «Penso prima di tutto al cibo. La presentazi­one deve essere appropriat­a, ci vuole il piatto giusto, nella forma giusta e nella misura giusta per accogliere il contenuto. Per il resto, cerco personalit­à, contrasti e un po’ di casualità...».

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