ATTO PRIMO: 6-12
ACETOSELLA, ARTEMISIE, ASSENZI, BRUSCANDOLI, CARLETTI (GERMOGLI DELLA SILENE), ELICRISI, FINOCCHIO DI MARE, LEVISTICO, LUPPOLO, ORTICHE, PISCIACAN (TARASSACO), SALICORNIA, SANTOLINE, STELLINA ODOROSA TUTTI AL MERCATO Prima puntata, il mercato di Rialto, che corrisponde a ciò che altrove è il mercato generale, ma in una città dove un piatto di carne cruda si chiama Carpaccio e un vino frizzante con succo di pesca si chiama Bellini, la normalità non esiste. Si tratta piuttosto di un salotto gastronomico all’aperto dove pescivendoli e fruttivendoli, formaggiai e macellai chiacchierano con pari familiarità con cuochi, osti, massaie, nobildonne. È un mercato che incanta tutti: dai sostenitori del Km Zero (perché è la laguna a provvedere la materia prima) agli amanti delle creature marine più stravaganti (come le «moeche», i granchi pescati nel momento in cui sono privi del carapace), ai vegetariani gourmet (perché gli «erbi», gli ortaggi, sono così saporiti che non hanno bisogno di sale, dato che a quello ci pensa il salmastro della laguna). Non mancate la bancarella delle verdure di Luciano Santin e quella del pesce di Marco Bergamasco e fate incetta di castraure, i germogli del carciofo violetto, di piselli, di cipolline novelle. Non ve ne pentirete. CICCHETTI E GOCCETTI Che siano le dieci o mezzogiorno, ma anche le dieci e mezzogiorno e poi qualsiasi ora del pomeriggio fino alla sera, è il momento per un’«ombra» e un «cicchetto». L’ ombra è un piccolo conforto, un rabbocco di buonumore, in pratica circa un calice da un decilitro. Il cicchetto è un pezzo di pane su cui vengono depositate umili e saporite invenzioni gastronomiche. Sulla frequenza con cui le ombre vengono sorseggiate, la più suggestiva sostiene che essendo Venezia una città in perpetua fluttuazione, il veneziano ama accompagnarne il ritmo attraverso la leggera sensazione di beccheggio data dalla ripetizione delle ombre. Che cosa si beve? Dipende. Innanzi tutto in piedi o seduti? Tra gli «in piedi», All’Arco, a un passo dal mercato, il bàcaro più autentico della città, con l’amorosa coppia Pinto, lei bionda come ci si aspetta siano le veneziane, lui finto burbero, ci si può scapricciare tra una trentina di cicchetti e ombre ben scelti. Ma dovunque si bevono Verduzzo, Friulano, Soave, Valpolicella, Sauvignon, Pinot grigio, Prosecco poco impegnativi, a volte comprati sfusi, a volte addirittura alla spina, ma sempre simpatici e amicali. Lì accanto, per ombre e cicchetti snob serviti sul plateatico con vista sul Canal Grande, c’è la Naranzaria, ai cui tavoli si sorseggiano cocktail e il Merlot e il Refosco dei poderi di Vistorta della famiglia Brandolini. UNA PUNTATA NELLA VENEZIA NATIVA Se la bassa marea è iniziata da poco, ci sono sei ore di buono per puntare verso la Venezia Nativa, quell’insieme di isole, di cui fanno parte Burano, Torcello e Mazzorbo, colonizzato dai primi veneziani. Mentre l’acqua si ritrae è più facile ➝