La Gazzetta dello Sport

Ma quanto è brutta l’Italia di scorta... L’Irlanda furiosa ci batte e fa festa

Troppo rinunciata­rio e pochi pericoli: un gol di Brady porta i verdi agli ottavi

- Fabio Licari INVIATO A LILLA (FRANCIA)

Mettiamola così che è meglio: questa era una «amichevole», almeno per noi già qualificat­i agli ottavi, e nelle amichevoli si vede l’altra Italia. La figlia del dio minore. L’Italia che aveva già perso tre volte nel ciclo Conte (Portogallo, Belgio, Germania). E che aggiunge adesso un nuovo stop contro l’irriducibi­le Irlanda: non farà male alla classifica, siamo sempre primi, ma alla testa, temiamo, sì. Perché sembra fallita la strategia psicologic­a del c.t. che voleva equilibrar­e la presunta squadra-B con uomini chiave della «A». Anche a rischio di perdere Bonucci, diffidato, con un secondo inutile «giallo». L’ammonizion­e l’azzurro l’avrebbe meritata, ma l’arbitro Hategan gliel’ha risparmiat­a, così come non ha visto un rigore per gli irlandesi che esultano lo stesso: perché l’1-0, Brady a 5’ dalla fine, li lancia negli ottavi. Giustament­e, per come combattono. E noi? Purtroppo, fatte salve le buone intenzioni di Conte, questa resta la seconda squadra. Speriamo, in vista della Spagna, che il vero problema sia soltanto questo.

ATTEGGIAME­NTO SBAGLIATO Squadra A o B, però, quello che non va è l’atteggiame­nto. S’era già vista con la Svezia un’Italia attendista allo sfinimento, malgrado la reazione nella ripresa. Ma sempre così è una tattica rischiosa. Va bene non esagerare, se davanti ha il Belgio, anzi difendersi e colpire è stata una mossa strategica da Napoleone. Ma contro la Svezia era sembrata uno spreco. Contro l’Irlanda, poi, proprio perché il risultato era l’unica cosa che non contava, si poteva osare di più. Si doveva. Invece, anche per paura che Bonucci fosse ammonito, abbiamo visto una difesa spesso ripiegata su 6 uomini, con Motta in linea con i centrali proprio per sollevarli da qualche responsabi­lità (leggi intervento duro). Dalle tribune si vedeva ogni tanto una specie di 6-2-2 che allungava la squadra e impediva ripartenze. Attaccanti lontani e fermi. Centrocamp­o senza una idea a pagarla oro.

E CON LA SPAGNA? Alla terza partita così, viene il sospetto che sia l’unica strategia. Ma pensiamo alla Spagna, che non aspetta altro che ci si immobilizz­i dietro per sfoggiare il palleggio sulla nostra trequarti e poi colpire quando meno te l’aspetti. Qui i cross arrivavano da Brady, sulle fasce lottavano come nelle risse al pub Long e McClean. Lunedì a Parigi saranno Iniesta e (forse) Fabregas a ispirare, e Morata a danzare in area. A pressare alti: e come ripartiamo se non ci riusciamo qui? Dietro, poi, anche l’am- monizione per Barzagli: tutta la difesa, portiere e tre centrali, è diffidata. In prospettiv­a quarti sono guai, ma il problema urgente sono gli ottavi. Nei quali servirà un’Italia diversa.

DA SALVARE Di positivo, a voler scavare, ritroviamo il solito Barzagli, un Ogbonna più maturo, Insigne che appena entrato ha scagliato la sua voglia (rabbia?) sul palo, e Zaza che, pur triste e solitario, s’è sbattuto e un bel tiro l’ha scagliato lo stesso. Il resto male male male. Da Ber nard e s c h i molle a destra (e autore del fallo da rigore non visto) a Sturaro che non trova mai posizione, avversario e tempi. Da Florenzi volenteros­o ma pasticcion­e a Motta su ritmi davvero inaccettab­ili. Di fronte, tanta generosità, un giocatore vero – la mezzala Hendrick che farebbe comodo in Italia per intelligen­za, tocco palla, tiro – e un gruppo dal calcio anglosasso­ne, reso un po’ più mediterran­eo dagli anni Trap-Tardelli, e riammodern­ato da O’Neill che s’è permesso di cambiare tre volte modulo (4-2-3-1, 4-3-3, poi come all’inizio) chiudendo ogni spiraglio di gioco, aggredendo alto, schermando Motta con Hendrick. E cercando il gol fino alla fine. Gol arrivato su esitazione Bonucci-Sirigu, sì, ma anche bel cross di Hoolahan e inse- rimento di Brady, un altro che sa giocare.

MENO ARRETRATI, POR FAVOR Niente drammi, adesso, ma fermiamoci a riflettere. Gli altri titolari hanno riposato ma non basterà il fiato. Qui è più questione di testa. E non fa bene pensare che in realtà è arrivato il primo k.o. in gare ufficiali, che l’Irlanda non vinceva dal 1988 agli Europei, che abbiamo fatto due soli tiri in porta (il palo e un quasi «appoggio» di ElSha), e che di tiri in porta ne abbiamo subiti tre. Siamo sicuri che con la Spagna concentraz­ione, collegamen­ti, distanze saranno ben diversi. Che Candreva, Chiellini, Pellé, Eder, Giaccherin­i non sembrano sostituibi­li. E che forse Insigne potrebbe aver scalato qualche gerarchia. Ma dobbiamo stare in campo diversamen­te. A un certo punto, nella ripresa, il 3-5-2 era composto da tre centrali più De Sciglio e Darmian ai lati (come Cesare Maldini faceva nel Mondiale ’98 tenendo Maldini e Pessotto esterni e Bergomi, Nesta e Cannavaro in mezzo). Contro l’Irlanda, ci sia permessa la critica, non era il caso.

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