ARU E IL GIRO: OCCASIONE PER VOLARE
C’è una nuova luce a illuminare il volto di Fabio Aru. La si notava benissimo ieri pomeriggio durante la sua visita in Gazzetta, mentre ci confidava propositi e ambizioni per la stagione imminente e quelle a venire. Archiviato il lustro e poco più in maglia Astana, il sardo è appena ripartito con i colori, fasciati di biancorossoverde, della UAE-Emirates. La nuova casacca sembra già la sua seconda pelle. E la stagione che bussa alle porte ha tutto per essere lo spartiacque della sua carriera. Una carriera che, a 27 anni, ha già vissuto momenti importanti: quanti vorrebbero aver vinto in carriera due tappe e una Vuelta, tre tappe al Giro, una al Tour, un campionato italiano; quanti vorrebbero aver vissuto due giorni in giallo e uno in rosa, essere saliti due volte sul podio finale del Giro d’Italia. Ma adesso, per lo scalatore isolano, è arrivata l’ora del decollo. E proprio la corsa Gazzetta, quest’anno, può diventare la sua rampa di lancio. Con quel percorso che avrà tanto terreno in salita, se c’è un corridore in grado di mettere alla frusta due metronomi come il vincitore uscente Tom Dumoulin e il re di 4 Tour Chris Froome — caso salbutamolo permettendo — quello è proprio lui, l’orgoglio sportivo di tutta la Sardegna, consapevole di aver davanti, in assenza di Vincenzo Nibali, destinato al Tour de France, la grande occasione nella corsa di casa per infiammare il tifo tricolore e irrompere definitivamente nel cuore degli Italiani. È già amatissimo, intendiamoci, ma arrivare a Roma in rosa vorrebbe dire entrare in un’altra dimensione.
La nuova luce sul volto di Aru ha una fonte ben precisa: Beppe Saronni, uno che di campioni se ne intende. L’iridato di Goodwood ‘82 lo ha fermamente voluto. E ha battuto la concorrenza delle altre squadre che lo inseguivano, non solo mettendo sul piatto i petrodollari degli Emirati, ma soprattutto un progetto importante, che ha proprio in Fabio l’uomo fulcro.
L’età per passare da promettente crisalide a meravigliosa farfalla è quella giusta; le motivazioni, dopo un finale all’Astana non proprio idilliaco, non possono che essere forti, così come la voglia di dimostrare di essere proprio lui, in casa Italia, l’uomo che nei grandi giri raccoglierà l’eredità dello stesso Nibali. Fabio ha captato subito, nel profondo dell’animo, di essere il cuore di questo ambizioso progetto. E non ne ha fatto mistero. Questa sarà la sua molla supplementare, la riserva di energie che gli verrà in aiuto nei momenti decisivi. Fidatevi: scommettete su Fabio Aru, non ve ne pentirete.