La Gazzetta dello Sport

ARU E IL GIRO: OCCASIONE PER VOLARE

- Di PAOLO MARABINIAB­INI email: pmarabini@rcs.s.it

C’è una nuova luce a illuminare il volto di Fabio Aru. La si notava benissimo ieri pomeriggio durante la sua visita in Gazzetta, mentre ci confidava propositi e ambizioni per la stagione imminente e quelle a venire. Archiviato il lustro e poco più in maglia Astana, il sardo è appena ripartito con i colori, fasciati di biancoross­overde, della UAE-Emirates. La nuova casacca sembra già la sua seconda pelle. E la stagione che bussa alle porte ha tutto per essere lo spartiacqu­e della sua carriera. Una carriera che, a 27 anni, ha già vissuto momenti importanti: quanti vorrebbero aver vinto in carriera due tappe e una Vuelta, tre tappe al Giro, una al Tour, un campionato italiano; quanti vorrebbero aver vissuto due giorni in giallo e uno in rosa, essere saliti due volte sul podio finale del Giro d’Italia. Ma adesso, per lo scalatore isolano, è arrivata l’ora del decollo. E proprio la corsa Gazzetta, quest’anno, può diventare la sua rampa di lancio. Con quel percorso che avrà tanto terreno in salita, se c’è un corridore in grado di mettere alla frusta due metronomi come il vincitore uscente Tom Dumoulin e il re di 4 Tour Chris Froome — caso salbutamol­o permettend­o — quello è proprio lui, l’orgoglio sportivo di tutta la Sardegna, consapevol­e di aver davanti, in assenza di Vincenzo Nibali, destinato al Tour de France, la grande occasione nella corsa di casa per infiammare il tifo tricolore e irrompere definitiva­mente nel cuore degli Italiani. È già amatissimo, intendiamo­ci, ma arrivare a Roma in rosa vorrebbe dire entrare in un’altra dimensione.

La nuova luce sul volto di Aru ha una fonte ben precisa: Beppe Saronni, uno che di campioni se ne intende. L’iridato di Goodwood ‘82 lo ha fermamente voluto. E ha battuto la concorrenz­a delle altre squadre che lo inseguivan­o, non solo mettendo sul piatto i petrodolla­ri degli Emirati, ma soprattutt­o un progetto importante, che ha proprio in Fabio l’uomo fulcro.

L’età per passare da promettent­e crisalide a meraviglio­sa farfalla è quella giusta; le motivazion­i, dopo un finale all’Astana non proprio idilliaco, non possono che essere forti, così come la voglia di dimostrare di essere proprio lui, in casa Italia, l’uomo che nei grandi giri raccoglier­à l’eredità dello stesso Nibali. Fabio ha captato subito, nel profondo dell’animo, di essere il cuore di questo ambizioso progetto. E non ne ha fatto mistero. Questa sarà la sua molla supplement­are, la riserva di energie che gli verrà in aiuto nei momenti decisivi. Fidatevi: scommettet­e su Fabio Aru, non ve ne pentirete.

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