La Gazzetta dello Sport

Embiid ora può sognare: «Dura perdere tanto»

1Il centro simbolo della rinascita dei 76ers: «Era terribile quando si vincevano 10 gare l’anno. Adesso mi diverto»

- Davide Chinellato INVIATO A LONDRA

Davanti al Tower Bridge o dentro Stamford Bridge, la casa del Chelsea dove l’altra sera si è goduto da appassiona­to di calcio la sfida contro l’Arsenal, l’espression­e di Joel Embiid è sempre la stessa: fiera, fiduciosa, sicura dei propri mezzi. I tempi in cui questo lungagnone camerunese che ha scoperto il basket per ca- so era un oggetto misterioso sono lontanissi­mi: ora è il simbolo di Philadelph­ia, di una squadra tornata rispettabi­le dopo anni passati a perdere (di proposito) per trovare talenti come lui.

TRUST THE PROCESS Il 23enne è un vulcano sia dentro che fuori dal campo. Ha dovuto aspettare 2 anni per mostrarlo, per far capire che quella 3ª chiamata che i Sixers avevano speso per lui al draft 2014 non era sta- ta buttata. Embiid aveva già conquistat­o i social prima di mettere piede per la prima volta in campo. «Trust The Process», continuava a ripetere, fidatevi. Nelle 31 partite dello scorso anno (20.2 punti e 7.8 rimbalzi tra limiti al minutaggio, stop precauzion­ali e infortuni) si è definitiva­mente preso i Sixers. «Le ho viste tutte con Philadelph­ia – ricorda a Londra, dove ieri sera ha affrontato i Celtics –. Ero in squadra quando vincevamo 10 partite a stagione, un’esperienza terribile. So cosa vuol dire Trust The Process, quindi ogni volta che scendo in campo cerco di dimostrare a tutti quelli che ci hanno criticato che si sbagliavan­o». Embiid sta passando la stagione a dimostrare che chi ha dubitato di lui sbagliava, che la sua Phila ha fatto bene a ricostruir­e su di lui e Ben Simmons (1a scelta assoluta 2016 che ha debuttato con un anno di ritardo), accanto a veterani come JJ Redick. Embiid lo sta facendo talmente bene che, dopo aver mancato il premio di rookie dell’anno 2017 per aver giocato solo 31 partite, potrebbe prendersi l’All Star Game. «Ogni volta che scendo in campo voglio vincere perché sono una persona competitiv­a. Ma voglio anche divertirmi, perché gioco meglio quando mi diverto». Anche a Londra se ne sono accorti.

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Joel Embiid, 23 anni, davanti al Tower Bridge di Londra

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