L’ESPERIENZA DELLA SIGNORA E I LIMITI INGLESI
R iparte la Champions. La Juve di Allegri se la vede col Tottenham di Pochettino: due squadre che interpretano il calcio con convinzioni e culture opposte. Gli inglesi si presentano con un team giovane e inesperto che pratica un football offensivo e generoso.
Riparte la Champions League. La Juve di Allegri se la vede col Tottenham di Pochettino: due squadre che interpretano il calcio con convinzioni e culture opposte. Gli inglesi si presentano con un team giovane e inesperto che pratica un football offensivo e generoso. Alla base c’è la strategia del dominio con scarsi tatticismi: la prudenza è ai minimi storici. I londinesi confidano nel proprio gioco e nelle idee come propulsori delle loro qualità, nonché come miglior antidoto per fermare gli avversari. A volte si sbilanciano, traditi dalla loro giovinezza. Il meglio lo danno quando hanno l’iniziativa e cercano di aggredire. Il loro punto debole è la fase difensiva, come per quasi tutte le formazioni che puntano di più sulla costruzione rispetto al difensivismo.
Il Tottenham cerca di essere sempre compatto per rubare la palla con il pressing: quando non vi riesce, però, emergono tutti i limiti difensivi individuali e collettivi. La retroguardia non sempre forma una linea e tantomeno i singoli si aiutano con le diagonali di copertura. Altre volte i difensori non si muovono dal reparto e sbagliano i tempi delle scalate, così come non sempre prevedono quando è preferibile coprire lo spazio oppure marcare. Le marcature non sono asfissianti, nella lotta uno contro uno a volte i difensori si fanno trovare in posizione piatta e statica: è facile quindi sorprenderli con contropiede rapidi e cambi gioco repentini. Tra l’altro, la linea difensiva a volte subisce gli attacchi con lanci a scavalcarla, perciò se il pressing non funziona si aprono autostrade. I difensori centrali, nel caso di Sanchez e Vertonghen, sono poco rapidi, ma bravi nel gioco aereo. I terzini spingono molto, i centrocampisti sono lenti. Tutti corrono moltissimo e cercano di aiutarsi, anche se l’attenzione e la capacità di prevenire vengono offuscate dall’inesperienza: si esaltano quando sono in possesso del pallone, nel gioco aereo e nelle ripartenze. Alli e Son sono abili e veloci, Eriksen è intelligente e potente nei tiri, Kane temibilissimo in un’annata di grazia. È un collettivo che, attraverso un football offensivo e ottimistico, si apre all’innovazione e alle speranze in un futuro migliore, ma forse oggi non è ancora pronto per affrontare le big come la Juve.
I bianconeri arrivano, al solito, al top della forma al momento giusto: è uno dei grandi meriti di Allegri e del suo gruppo straordinario, dotato di tanta professionalità. Non tragga in inganno la prestazione poco convincente contro la Fiorentina: i giocatori ormai sono così smaliziati e sicuri da dosare le proprie forze in base agli avversari. La Juve ha diversi infortunati eccellenti, vedi Dybala e Cuadrado, però l’organico è numeroso e di elevata qualità. Per il Tottenham credo sia la peggiore avversaria da incontrare, non soltanto per lo stato di forma, quanto per le caratteristiche di questa formidabile macchina da risultati.
Non sempre il gioco è bello, non sempre ricco di emozioni e di spettacolo, ma possiede un realismo e un’efficacia che demoralizzano chi li subisce. I bianconeri spesso impostano gli incontri con pazienza, aspettando l’errore avversario o lo spunto individuale per colpire. Max è un bravo tecnico, sa innalzare la qualità dei singoli e la gestione come soltanto i grandi possono fare. Chi gioca con Allegri possiede motivazioni ed esperienza di rado riscontrabili in altri club. La fase difensiva e le ripartenze sono la specialità della casa assieme alla qualità dei singoli, che nella lotta uno contro uno li vede quasi sempre vincenti sia in fase difensiva che offensiva. I bianconeri hanno tutto per vincere, in bocca al lupo.