«Stop a una F.1 che sa chi vince ancora prima di correre»
● Abiteboul, capo Renault: «Il futuro? Più sport e apertura ai giovani. Nostro target il 4o posto ma non ci può bastare»
La sua Renault è reduce da una sessione di collaudi pre stagionali convincente che l’ha proiettata nei pronostici degli addetti ai lavori al ruolo di possibile quarta forza del campionato. Sarebbe il primo, tangibile frutto di una campagna acquisti a livello di ingegneri e specialisti molto aggressiva che con Marcin Budkoski, ex uomo della Fia (il cui ingaggio ha fatto venire più di un mal di pancia nel paddock al via della stagione 2018), ha condotto a Enstone una ottantina di volti nuovi. Oggi sono circa 700 gli impiegati nel team anglo-francese e Cyril Abiteboul, 40 anni, ingegnere parigino, dal luglio 2014 direttore generale, comincia a pensare in grande.
Ingegnere, con quale stato d’animo state per partire per Melbourne?
«La filosofia di fondo in questo inizio di stagione è di mantenere un atteggiamento conservativo in fatto di aerodinamica e prestazioni, concentrandosi sull’affidabilità: un passo necessario perché abbiamo tra le mani una vettura completamente nuova, dal cambio alle sospensioni, che rappresenta un salto generazionale. L’anno scorso siamo stati bravi a scalare posizioni nella classifica dei costruttori, siamo passati da noni a sesti, ovvero siamo stati quelli che hanno compiuto i maggiori progressi e vogliamo continuare così anche nel 2018».
Qual è il vostro obiettivo? Essere i primi dopo Mercedes, Ferrari e Red Bull?
«Inizialmente sì ma non ci può bastare, a un certo punto bisogna pensare anche a colmare il gap coi migliori».
Ci sono state tante speculazioni sulla potenza della vostra power unit: qual è la situazione reale?
«Siamo in linea coi nostri target in fatto di affidabilità e potenza ma questo deve essere solo un punto di partenza per un ulteriore passo in avanti in fatto di competitività».
Nell’ultima parte della stagione scorsa, quando vi siete trovati a lottare per lo stesso obiettivo, c’è stata molta tensione tra voi e Toro Rosso: se la sente di garantire ai clienti lo stesso materiale nel caso che vi troviate ancora in lizza per le stesse posizioni?
«La nostra strategia è chiara: consideriamo Red Bull e McLaren partner, non meri clienti. Garantisco parità di trattamento. Ma in futuro, mi riferisco al post 2020, potremmo rivedere la nostra strategia in fatto di forniture».
Il contratto con Red Bull termina a fine anno, qual è la vostra intenzione? Proseguire o meno?
«E’ presto per dirlo. Però voglio sottolineare una cosa: non c’è stagione in cui non ci siano state discussioni con loro e eppure stiamo insieme da 12 anni. Non voglio dire che lo saremo ancora nel 2019 ma… e comunque vogliamo avere le idee chiare sulle forniture del prossimo anno il prima possibile».
Come deve cambiare la F.1 in futuro?
«Non possiamo più permetterci di conoscere già alla vigilia della stagione chi vincerà il Mondiale, non è salutare e non fa bene a nessuno. Dobbiamo lavorare in collaborazione con Liberty, ma anche con Ferrari, Mercedes, McLaren per mettere in campo cambiamenti, senza però intaccare il dna di questa serie».
DIVORZIO DA RED BULL? LITI OGNI ANNO MA STIAMO INSIEME DA 12
ABBIAMO PARTNER NON TEAM CLIENTI, GARANTISCO PARI TRATTAMENTO
CYRIL ABITEBOUL CAPO RENAULT DAL 2014
Marchionne sostiene che Liberty capisce poco di tecnica, minacciando il ritiro. Lei che ne pensa?
«Che la priorità è avere uno sport in salute. Dobbiamo essere in grado di espanderci e attirare le nuove generazioni. Studiare differenti contenuti, creare più intrattenimento ma avere anche un occhio attento alla mobilità. Il rapporto delle persone con le auto sta cambiando. Le ricette del passato non funzionano più in un mondo che cambia. Il futuro della F.1 non può essere solo modaiolo o tecnologico, bisogna rimettere al centro lo sport».
Chi è il favorito per il titolo?
«Non è un segreto: i migliori dell’anno scorso, quelli che hanno ottenuto più successi e hanno una organizzazione di prim’ordine partono favoriti (la Mercedes; n.d.r.). Noi dobbiamo lavorare sodo per raggiungerli. Ma anche fare in modo (a livello regolamentare; n.d.r.) che si creino le condizioni affinché i prossimi campionati siano più incerti e io possa fornire a questa domanda una risposta differente».