Francia a misura di Deschamps: solo scelte nette
●Manovra essenziale e un ruolo speciale per Giroud, che si sacrifica per Mbappé e Griezmann
Didier Deschamps non è il tipo di allenatore che frequenta le gallerie del calcio. È un pratico e ha creato un gruppo pratico. «Se ho offeso i belgi mi spiace e chiedo scusa, ma intanto io sono in finale», ha detto il ragazzino di casa, Kylian Mbappé, talmente euforico per aver raggiunto la finale da dimenticare ogni etichetta anche nell’incontro con il presidente tifoso Macron. E sì che è un ragazzo educato.
GRUPPO Educato, ma deciso e determinato, come tutti quelli convocati da Deschamps. A casa Rabiot che non voleva fare la riserva, a casa Coman, a casa soprattutto Benzema e Lacazette. La filosofia, se così la si vuole definire, d’attacco del c.t francese è semplice: gioca Giroud, che segni o che non segni. Ogni allenatore ha il suo Mandzukic, si direbbe, e Olivier è il prescelto di Deschamps, che dopo la sconfitta subita in casa due anni fa all’Europeo non era molto popolare e non è piaciuto troppo nemmeno all’inizio del Mondiale.
OK Manovra essenziale, per usare un eufemismo, gioco brutto, quanto talento sprecato, eccetera. Deschamps ha cominciato questo torneo russo come fosse una roulette: ha fatto le sue scelte e per ora le ha azzeccate tutte. Con un po’ di fortuna, ma nessuno arriva in finale in un Mondiale senza fortuna, e poi il padre della patria amava i generali fortunati. I media francesi un po’ meno e la suggestiva (per loro) ipotesi di Zidane ha accompagnato Deschamps a lungo. Didier ha mantenuto i nervi saldi e ora in amore è tutta la Francia, non solo il terzino Pavard che urla «Je t’aime» nelle telecamere alla fidanzata. Pavard, appunto, per non parlare di Luca Hernandez: altri argomenti utilizzati dagli scettici. Due terzini giovani, Pavard nazionale dal novembre 2017, Hernandez dal marzo scorso, due intuizioni di Deschamps. Figlio d’arte, Hernandez avrebbe potuto giocare anche in Spagna ma è finito fra i Bleus: in Spagna (è nell’Atletico Madrid) ha fatto scalpore la denuncia per violenze domestiche della fidanzata. Il pragmatico Deschamps ha tirato dritto anche in questo caso: Hernandez faceva al caso suo, al resto pensassero i giudici.
FLESSIBILITÀ Con Deschamps, che potrebbe diventare il terzo dopo Zagallo e Beckenbauer a salire in cima al mondo da allenatore dopo aver vinto il titolo da giocatore, sono tutti in sintonia e sembra che si vogliano un gran bene: il fine giustifica i mezzi, altro che visite all’Ermitage del calcio. E alla lunga la Francia gli è andata dietro. Tutto pur di conquistare un’altra finale mondiale, la terza in vent’anni, tutto pur di superare lo sconcerto per l’Europeo perso contro il Portogallo. Lo stratega si è messo al lavoro: la squadra è nuova per metà, gli ingredienti sono equilibrati come nell’opera di un bravo chef. È un soufflé che non si è sgonfiato neppure nelle situazioni più complicate, grazie alla flessibilità del c.t., che cambia faccia alla sua squadra a seconda degli avversari. Questione di atteggiamento e anche di posizioni in campo: la Francia ha giocato con il 4-2-3-1 e Griezmann dietro Giroud, ma contro il Belgio ha mutato pelle, vestendo un 4-3-3 dove Griezmann stava più largo ad alimentare il contropiede. Deschamps comanda e studia all’italiana: non si innamora di una idea di gioco, ma del risultato, e Boniperti può essere ancora fiero di lui. Perché vincere è l’unica cosa che conta e Deschamps lo ha spiegato bene alla truppa, gente che ormai si butterebbe nel fuoco per il tecnico.