La Gazzetta dello Sport

FORTISSIMA, GENTILE: VONN, SCI LOVES YOU

La mitica sciatrice americana chiude la carriera con un bronzo mondiale

- di FAUSTO NARDUCCI twitter: Ammapp1

Raramente ci era capitato di fare un tifo così sfegatato per un’atleta vestita con i colori del mondo. Non un’azzurra, ma uno dei rari esempi di campioness­a che in carriera è riuscita a trascinare sulle nevi la passione di qualunque appassiona­to di sport. Ieri gli amanti dello sci, in ogni angolo del pianeta, hanno trepidato per la discesa di Lindsey Vonn, americana soltanto di bandiera, perché in qualità di più grande sciatrice di tutti i tempi appartiene alla storia. In effetti, nessun’altra più di Lindsey in questi ultimi tempi ci aveva abituati a richiudere e poi tornare a sventolare la bandiera della passione: ogni volta che sembrava tutto finito, poi l’abbiamo vista ripartire quasi per magia verso nuovi traguardi.

Non più di tre settimane fa, avevamo creduto alle sue parole di addio sull’amatissima pista di Cortina, celebrando­la come ex atleta ma, pur abbandonan­do il sogno di inseguire il record delle 86 vittorie in Coppa del Mondo di Ingemar Stenmark, la Regina delle Nevi si era materializ­zata di nuovo ai Mondiali di Are per inseguire la sua ottava medaglia iridata proprio sulle nevi in cui nel lontano 2007 aveva inaugurato la sua collezione di podi iridati. Ma martedì scorso sembrava di nuovo tutto finito: partita come un kamikaze dal cancellett­o del superG, la Vonn era stata catapultat­a contro le reti di protezione in una carambola che non prometteva niente di buono. Ma era stata ancora lei, rialzandos­i, a darci appuntamen­to alla discesa iridata di ieri, definitiva­mente l’ultima occasione per strappare l’impresa finale a quelle gambe in cui il ferro delle protesi è quasi più abbondante di muscoli e ossa.

Insomma, ci capirà la sua amica Sofia Goggia e ci perdoneran­no le altre azzurre se ieri all’ora di pranzo abbiamo apprezzato il piatto americano dello sci con lo stesso gusto di quello italiano. Col pettorale numero 3 Lindsey Vonn prima, poi seconda e infine terza con quel bronzo che ha resistito all’assalto delle ultime rivali da podio facendola diventare a 34 anni e 115 giorni la più «vecchia» medaglia iridata dello sci al posto di Veronika Zuzulova, che nel 2017 era salita sul podio della gara a squadre a 32 anni e 112 giorni. E non è un caso che a benedire gli ultimi record di Lindsey (prima sciatrice sul podio in sei Mondiali, oltre a eguagliare le 5 medaglie in discesa di Annemarie Moser-Proell e Christel Cranz) ci fosse alla premiazion­e finale, con i fiori di rito, lo schivo padrone di casa Ingemar Stenmark, che ha ammesso di non aver potuto dire no all’accorato invito personale della campioness­a americana.

Collegata in diretta via cellulare con l’attuale fidanzato, l’hockeista PK Subban, Lindsey ha lasciato ieri le ultime tracce del suo talento ma anche di quella gentilezza d’animo, riconosciu­ta da tutto il Circo Bianco, che la sua erede naturale Mikaela Shiffrin non sembra in grado di riprodurre. Se aggiungiam­o il saluto d’argento che ci ha lasciato sabato in discesa l’altro gentleman norvegese Aksel Svindal a 36 anni, possiamo ritenere che il Circo Bianco dopo Are 2019 non sarà più lo stesso.

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