Lucescu
«NOTAI IL BABY PIRLO E CON ME SVOLTÒ HA TALENTO E INTUITO LI USERÀ DA TECNICO»
Aveva equilibrio e grande senso della giocata: ora gli serviranno
Soldi, tradizione e storia: hanno tutto e possono arrivare in fondo Mircea Lucescu Su Pirlo e le chance Champions
Il maestro sfida Andrea, da lui lanciato ai tempi del Brescia a 16 anni: «Capii che era speciale e lo protessi. Ora con la Dinamo me la gioco»
Pare un flashback da film. Era l’11 ottobre 1995, una squadra di provincia inventava calcio e calciatori e il suo tecnico visionario sdoganò a livello internazionale (in A aveva già debuttato contro la Reggiana il 21 maggio) un adolescente: torneo Anglo-Italiano, Brescia-Ipswich, a 15’ dalla fine Lucescu tolse Lunini per inserire Andrea Pirlo, sedicenne. Venticinque anni dopo quel golden boy allena la Juve e stasera si trova contro il suo maestro. Perché Mircea non molla: a 75 anni ha preso la panchina di quella Dinamo Kiev che per anni aveva detronizzato quando guidava lo Shakhtar, in 10 gare ha messo in cassa 8 vittorie, 2 pari e la Supercoppa, e ora affronta un girone di Champions con Barça, Ferencvaros e sì, quella Juve che «ha tutto per fare risultato ad alto livello. Soldi, immagine, tradizione, storia, esperienza... Questo ti dà la forza, il resto viene dopo».
3Il resto, però, non è di poco conto. I bianconeri hanno cambiato parecchio... «Hanno preso gente giovane, ma esperta. Magari potranno pagare dazio sul piano dell’organizzazione: in una nuova squadra devi assimilare la filosofia e poi quella dell’allenatore. Ma è un dazio che pagheranno più in là, non credo abbiano problemi nel girone».
3 Ronaldo, Dybala, Kulusevski, Morata, Chiesa... possono giocare tutti insieme? «Difficile, undici campioni insieme non fanno automaticamente una grande squadra. Pirlo lo conosco, è uno che ha equilibrio in testa. Vuol dire che ti servono i geni, ma anche quelli che lottano».
3Pirlo, appunto. Provi a tornare indietro nel tempo... «Andavo sempre agli allenamenti dei giovani al campo San Filippo, a Brescia, e appena notai come si muoveva e toccava la palla quel ragazzo mi resi conto che dentro di lui c’era un campione. Poi ci fu il Viareggio: Andrea ci andò sotto età ma non giocò, e io che ero arrivato lì a vederlo notai quanto fosse deluso, così lo riportai a Brescia in macchina. Un viaggio di tre ore, provai a parlargli e dargli fiducia. E cominciai a chiamarlo con la prima squadra, lo volevo sempre con noi. Lo proteggevo, volevo far crescere quel talento. E alla fine uscì il campione. Merito suo, ovviamente».
3Com’era il vostro rapporto? «Non ho mai dovuto bacchettarlo. Qualche discussione c’era, mai i litigi: consigli su cosa fare, piuttosto. Di recente non l’ho sentito, ho voluto lasciarlo tranquillo. Ma sono felicissimo per lui. Glielo dicevo prima: in campo aveva equilibrio oltre a un gran senso della giocata, qualità che lo aiuteranno pure in panchina. Allenare non è solamente tattica, ma anche istinto. Lui lo aveva, sentiva la partita. E anche un allenatore deve sentirla...».
3Sentì anche quella partita con l’Ipswich 25 anni fa? Entrò lui e gli inglesi fecero 2-2. «Litigai con Luzardi, era arrabbiato perché avevo messo in campo il ragazzino. “Questo ragazzino ha davanti un gran futuro, tu non so...”, urlai. Cose da spogliatoio, capitano». 3Il Barcellona è un’altra big che ha avuto un’estate un po’ turbolenta.
«Qui conta la tradizione. Hanno preso un tecnico, Koeman, che conosce alla perfezione la filosofia: non deve capire dov’è capitato, sa cosa deve fare e ha esperienza internazionale».
3Come sta la sua Dinamo? I suoi sono reduci da un bel tour de force...
«Assurdo piazzare adesso tre gare della nazionale. In meno di due settimane per i miei tre partite con l’Ucraina, una trasferta di campionato e ora la Juve. Da un lato può essere positivo, tanti possono gasarsi, da un altro molti impegni così pesanti e vicini stancano. Detto ciò, oggi ce la giocheremo».
3 Allo Shakhtar spuntavano almeno 3-4 stelle l’anno. Ora tutti parlano di Supryaga. «Può diventare un gran centravanti, deve solo fare esperienza. Ma non c’è lui solo. In difesa uso Zabarnij, del 2002, a sinistra ho Mykolenko, del 1999, entrambi bravissimi. E poi Tsygankov, 23 anni, per me il miglior talento ucraino: ha avuto problemi fisici, ma si è ripreso. Me l’aveva chiesto Ancelotti per l’Everton...».