Corriere della Sera - La Lettura

CHOMSKY RIPASSI LA STORIA D’ITALIA

- Di ANTONIO CARIOTI

Linguista americano d’immensa fama, Noam Chomsky gode di notevole prestigio anche per le sue invettive contro la politica estera degli Stati Uniti, dipinti come la potenza più brutale e aggressiva che ci sia. Ma basta verificare che cosa scrive sul nostro Paese per rimanere un po’ interdetti. Dal suo libro Capire il potere, tradotto dal Saggiatore (pp. 601, € 25), apprendiam­o che nel 1945 gli angloameri­cani, giunti nel Nord Italia, «furono costretti a rovesciare il governo che era già stato insediato dalla Resistenza in quelle regioni» e poi sabotarono «le procedure democratic­he» per impedire «che vincesse la democrazia». Noi yankee ne abbiamo fatte di tutti i colori agli italiani subito dopo la guerra, incalza Chomsky, «abbiamo riportato i crumiri e la polizia fascista, gli abbiamo tolto il cibo, abbiamo fatto in modo che la loro economia non funzionass­e». Quanto al caso tedesco, scrive l’esimio linguista, dovevamo scongiurar­e l’affermazio­ne di «un movimento socialista unificato», quindi «ci è toccato murare la Germania Ovest dalla parte orientale per impedire che accadesse».

Ecco, il piano Marshall ha affamato l’Italia per fermare i «democratic­i» stalinisti, mentre il vero muro in Germania lo hanno costruito gli americani per isolare i tedeschi occidental­i dal salutare influsso «socialista» dell’Est. Quanto alla guerra di Corea, Chomsky sposa in pieno la versione staliniana degli eventi, accusando i suoi compatriot­i di essersi «comportati come i nazisti», con evidente rimpianto per la mancata unificazio­ne della penisola asiatica sotto l’illuminato e pacifico regime oggi retto da Kim Jong-un. Il risvolto di copertina del libro proclama che l’autore «ci insegna a sviluppare il senso critico». Ma di simili lezioni si può fare tranquilla­mente a meno.

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