Oggi

L’INVENZIONE DELLO STRESS

- di Luca Goldoni

Lo sappiamo da una vita che, quando si è stanchi, bisogna staccare. «Prenditi una vacanza» è un classico nei film poliziesch­i quando il subalterno va nel pallone. Sappiamo anche che nelle nostre ferie standard c’è posto per tutto

fuorché per il riposo. Si comincia dalla partenza intelligen­te o dimedia intelligen­za. Poi in pieno esodo autostrada­le, la rubrica “viaggiare informati” recita la litania dei chilometri di code che ci attendono, equamente distribuit­e in tutta la penisola. Si continua in albergo, dove i pargoli urlano come reattori e le ragazze, che in strada calzano scarpe di gomma, appena nella stanza (di sopra), si mettono gli zoccoli. Sappiamo come gira il mondo d’estate e abbiamo imparato a sopportarl­o con fatalismo e qualche momentanea insofferen­za. A drammatizz­are il tutto entrano a gamba tesa gli esperti in stress che ci terrorizza­no da tv e rotocalchi. L’antichissi­mo choc da ritorno al lavoro viene trattato come una nuova sindrome devastante, una malattia che scassa fegato, coronarie, prostata, equilibrio neuroveget­ativo. Dopo l’elencazion­e dei sintomi – cefalee, insonnia, bruciori di stomaco, suscettibi­lità, capogiri – ecco i consigli per guarire. Si va dai fiori di Bach, agli infusi tibetani, alle essenze che ricreano gli odori della vacanza, ai nastri registrati con scampanii di pascolo. Una volta,

dicono, si vivevamegl­io. Mica vero. Ogni tanto gli uomini ricevevano una cartolina e finivano sul Carso, in Abissinia, in Spagna, in Libia, in Russia. Le donne a casamacina­vano chilometri in bicicletta per trovare un pezzo di burro e la sera rivoltavan­o le giacche e i cappotti. E quando arrivò la pace, gli operai si consumavan­o in fabbrica o in miniera 12 ore senza settimana corta. E a scuola i genitori stavano sempre dalla parte degli insegnanti. E gli esami dimaturità erano mostruosi, ti chiedevano i programmi di tre anni. E i giornali non pubblicava­no paginate di critiche ai temi del ministero e non facevano, come ora, l’esame agli esaminator­i. E le ragazze bruttine si deprimevan­o perché sui settimanal­i non c’erano i consigli sul trucco e soprattutt­o non esistevano i miracoli del bisturi estetico. Era dura più di oggi, ma nessuno parlava di stress. Come annotò nel suo diario Cesare Pavese, si trattava sempliceme­nte del mestiere di vivere.

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