SOUND STORE
WILD NOTION
by “NIGHT FLOWERS”
(Dirty Bingo - 2018)
Li abbiamo visti crescere, i Night Flowers, li abbiamo visti affinare, via via, un songwriting che partiva da una base molto vicina ai Pains Of Being Pure At Heart per arrivare, ora, a una maturità impressionante. “Wild Notion”, il loro esordio, è una summa di perle, di gentilezze romantiche e malinconiche che lasciano quel gusto agrodolce in bocca, mentre le lacrime si mescolano con i sorrisi. Abbiamo sempre lodato la voce di Sophia Pettit, certo, ma come non esaltare il lavoro magistrale orchestrato da Chris Hardy e Greg Ullyart, che si superano nel creare sublimazioni chitarristiche iper melodiche: da restare senza fiato, perché troppa purezza è insostenibile. “Sandcastles” apre le danze in modo sublime, la chiave d’accesso per il paradiso e poi ecco “Night Alive” con l’attacco trionfale e coinvolgente e le melodie che scorrono fluenti e magistrali. Questo è il marchio dei Night Flowers, che brilla a distanza di chilometri. Vi sono momenti più sognanti e carezzevoli, così come lezioni avvincenti di guitar-pop da mandare a memoria (“Hey Love”) e poi c’è la doppietta “Unwound” / “Fireworks” che ci riporta a carezze quasi di casa Sarah Records. Che avrebbero fatto un disco bellissimo non c’erano dubbi, che riuscissero a realizzare una tale delizia no, non era così scontato.
DOVE
by “BELLY”
(Belly Touring - 2018)
Certe “reunion” sorprendono, è vero. Ammetto che non pensavo a un ritorno dei Belly, credendo che la dolce Tanya Donelly avesse ormai definitivamente chiuso il cassetto dei ricordi. Mi sbagliavo. Il terzo lavoro della band di Boston, in smagliante formazione originale, fa il suo onestissimo lavoro, facendoci riassaporare piacevoli profumi anni ’90, anche se, sinceramente, i bagliori incantevoli di “Star” e “King” rimangono una spanna sopra, è giusto dirlo. Ci mancava però il piglio vulnerabile e umorale di Tanya, quei frangenti acustici ricchi di suggestioni folk e i riff alt-rock che trovano subito il giro vincente e c’è
da dire che, in fatto di melodie immediate, il disco si fa sicuramente apprezzare, anche se, come dicevo, manca la profondità e anche l’oscurità di alcuni storici momenti dei lavori precedenti. Ne risulta così un album scorrevole, poco impegnativo e adattissimo a fare la sua bella figura live, con qualche ritornello molto ben strutturato. Tanya si fa più diretta, melodica e più “semplice” se vogliamo, non cerca di rifare “Feed the Tree” o “Gepetto” ma piazza buoni numeri, che faranno felici chi già la seguiva da solista e chi l’ha apprezzata nei ’90 proprio con questa formazione. Tra il ritorno di Breeders e Belly, beh, possiamo dire che propendiamo per i secondi.