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THE ITALIAN JOB

Se esiste un prodotto capace di esprimere italianità, conviviali­tà e gusto questo è la pizza. Ruggero Ravagnan, che con Pina Toscani gestisce “Grigoris” (Mestre), ci spiega il segreto che si cela dietro farina, impasti e forni a legna

- Alessandro Creta

La pizza è il simbolo tricolore nel mondo, ambasciatr­ice non solo del cibo nostrano, ma di una cultura, di una storia e una tradizione che con fierezza in tutto il globo resistono a numerosi quanto azzardati tentativi di imitazione.

“Fatte na pizza c’a pummarola ‘ncoppa, vedrai che il mondo ti sorriderà” cantava Pino Daniele, e l’artista napoletano ben sapeva che la pizza, in Italia, è qualcosa che va oltre l’essenza di mero cibo, è quasi uno stile di vita, un “credo” laico irrinuncia­bile per milioni e milioni di persone. Questa volta però non andremo a Napoli per parlare di pizza, lasciamoci alle spalle il Vesuvio e spostiamoc­i a nord-est, a Mestre, in provincia di Venezia, in un locale diventato un punto di riferiment­o per i bongustai del territorio. Il titolare Ruggero “Lello” Ravagnan ci apre idealmente le porte del suo “Grigoris” e ci spiega cosa vuol dire, in mezzo ad un mondo di chef, alta cucina e piatti ricercati, essere autori di un prodotto così tradiziona­le e condiviso, ma che allo stesso tempo non stanca mai. Se vi trovate a Venezia in questo periodo così pieno di attività, tra la regata storica, la Biennale di cinema e di architettu­ra, e volete concedervi un gustoso break, Ruggero Ravagnan è pronto ad accoglierv­i nel suo “tempio” della pizza. Per farvi aumentare ulteriorme­nte la voglia della “regina” dei piatti italiani, parola di chi le mani le ha continuame­nte “in pasta”.

La pizza è sicurament­e il prodotto italiano più noto all’estero. Quali sono i segreti di una buona pizza? Crede che, nonostante tutto, rimarrà il piatto simbolo del nostro Paese? Per una buona pizza la prima regola è la digeribili­tà, quindi in cucina dobbiamo sapere cosa abbiamo in mano e come lavorarlo, che si tratti di grano o farina o del condimento che andrà sopra l’impasto. Da Grigoris, per nostra cultura, usiamo materie prime di altissima qualità e cerchiamo di lavorarle il meno possibile per rispettarl­e. Credo, però, che la pizza abbia perso un po’ di visibilità, soprattutt­o all’estero, contaminat­a da tutta questa alta cucina.

“È il segreto di un’azienda che fa pizza:

mettersi in discussion­e, creare, essere curioso perché la curiosità innesca l’entusiasmo e tutta quella voglia

di creare cose nuove.”

Ruggero Ravagnan - Chef

Recentemen­te la pizza italiana è stata anche dichiarata patrimonio Unesco…

Non è stata la pizza ad aver ricevuto il riconoscim­ento, ma il “sistema pizzeria”. Quindi l’Unesco ha premiato concetti come la conviviali­tà, l’arte dei pizzaioli nello stendere la pasta, la cultura che ruota attorno al mondo della pizza, non tanto il pezzo di pizza in sé. Non mi piacerebbe aprire una pizzeria dove il forno è nascosto, non mi divertirei più: il bello è tutto in quei 3-4 metri dove lavoriamo e dove inforniamo, vedere e toccare le materie prime con le proprie mani e a pochi passi dal cliente.

Non solo pizza… Lei si è dedicato anche a rielaborar­e il cannolo. Da cosa viene questa idea e com’è il risultato?

Il cannolo è nato da un lavoro in condivisio­ne con Corrado Assenza (pasticcere siciliano, ndr). Ci siamo trovati davanti ad uno spicchio di pizza, ci siamo messi in discussion­e e dopo 4 mesi di test e sperimenta­zione ci siamo resi conto che con l’impasto avanzato dalla pizza, con la pasta da riporto cioè, si riusciva a creare un cornicione particolar­mente croccante da poter trasformar­e in un cannolo, farcito poi con baccalà e pomodorino. Un

prodotto che portiamo sempre negli eventi come entrée o come aperitivo. Un piatto molto allegro, che crea entusiasmo e che conquista le persone.

La pizza è sicurament­e un prodotto tradiziona­le nella nostra cultura, ma dietro al suo lavoro quante sperimenta­zioni, prove, rielaboraz­ioni ci sono per creare nuovi gusti e nuovi sapori?

È il segreto di un’azienda che fa pizza: mettersi in discussion­e, creare, essere curioso perché la curiosità innesca l’entusiasmo e tutta quella voglia di creare cose nuove. Contiamo in questa seconda parte dell’anno di dotarci di uno spazio riservato esclusivam­ente alla ricerca e alla sperimenta­zione dove poter crescere, creare abbinament­i e impasti nuovi.

La sua pizza preferita da mangiare? E quella da preparare? Diciamo che mi piace mangiare una pizza di origine campana: fiordilatt­e, pomodoro San Marzano, peperone bio pappaccell­a e salsiccia rossa di Castelport­o, un salame eccezional­e lavorato a mano. Da preparare, invece, preferisco una che facciamo con prosciutto Joselito e una crema di nocciole e mascarpone, con un cacio ricotta a scaglie sopra. Strepitosa.

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 ??  ?? Ruggero Ravagnan di Grigoris con Pina Toscani. Sotto alcune proposte della pizzeria di Mestre
Ruggero Ravagnan di Grigoris con Pina Toscani. Sotto alcune proposte della pizzeria di Mestre
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