IL BRASILE SVOLTA A DESTRA?
La chiamata alle urne per il Paese sudamericano è prevista per il 7 ottobre, data in cui il colosso verdeoro è convocato per il primo dei due turni elettivi previsti.
La corsa alla presidenza brasiliana si può dividere in due tappe, due momenti, legati ad altrettante date fondamentali.
Una è quella del primo settembre, quando l’ex Presidente Luiz Inácio Lula da Silva (noto semplicemente come Lula), si è visto bruscamente frenare nella sua corsa dai giudici del Tribunale supremo elettorale. Si tratta della vittima più illustre e politicamente significativa dell’inchiesta anti-corruzione, detta Lava Jato, lanciata dal giudice Sergio Moro della procura di Curitiba. Impossibilitato dunque a proseguire la rincorsa verso la presidenza, Lula è stato sostituito dall’ex sindaco di San Paolo e ex ministro dell’Istruzione Fernando Heddad, ora il massimo esponente del Partito dei Lavoratori e forte di un importante appoggio tra le fasce meno ricche della popolazione. La seconda data “simbolo” di questa corsa alla presidenza è quella del 6 settembre, quando il leader di estrema destra Jair Bolsonaro (del Partito Social Liberale), politico con simpatie verso Donald Trump e Marie Le Pen, è stato accoltellato durante un comizio a Juiz de Fora. Un attentato, questo, che ha portato Bolsonaro a essere operato d’urgenza, ma che ha contribuito ad un esponenziale aumento del supporto tra la popolazione brasiliana. Il “Trump dei Tropici” (questo il suo soprannome) è stato limitato a concludere via “social” e dall’ospedale la sua campagna elettorale. Nonostante ciò, secondo gli ultimi sondaggi, Bolsonaro gode del 26% dei consensi, contro il 9% del suo attuale primo rivale, il già citato Heddad (che è però dato in forte crescita). Tentano di ritagliarsi un ruolo da protagonista gli esponenti degli altri partiti politici, tra i quali Ciro Gomes (Partito Lavoratori Democratici, 13% di consensi), Marina Silva (Verdi, 8%), Geraldo Alckmin (Partito Social Democratico, 9%).
Solo i guai giudiziari hanno stoppato la corsa di Lula ad un nuovo mandato presidenziale: l’ex leader del Brasile infatti, stando ai sondaggi, godeva del quasi 40% dei consensi ed era in forte vantaggio su tutti gli avversari, tanto che la sua nuova elezione sembrava potesse essere solamente una pura formalità. Nonostante il forte vantaggio di Bolsonaro è probabile però che non si deciderà già il 7 ottobre il prossimo presidente brasiliano, ma a fine mese. Il sistema elettivo verdeoro infatti presuppone un doppio turno: se nessuno dei candidati alla prima tornata riuscirà a conquistare la maggioranza assoluta, allora si procederà a un ballottaggio in data 28 ottobre tra i due più votati. E sarà qui che, con ogni probabilità, Jair Bolsonaro e Fernando Haddad si sfideranno per la definitiva elezione come nuovo Presidente del Brasile. In concomitanza con le presidenziali si voterà per eleggere anche il Congresso Nazionale che in Brasile è bicamerale: c’è la Camera dei Deputati
(il mandato dura 4 anni) e il Senato Federale (il mandato dura 8 anni). Per il Senato l’elezione avviene in modo regionale, ogni regione elegge tre senatori a prescindere dalla grandezza, mentre per quanto riguarda la Camera i deputati vengono eletti in maniera proporzionale su base nazionale.