Storica National Geographic

DOMUS AUREA

LA FASTOSA RESIDENZA DI NERONE

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Dopo che Roma venne distrutta da un incendio, Nerone decise di costruire la residenza imperiale più sontuosa che il mondo avesse mai conosciuto: la Domus Aurea.

Alla sua morte il palazzo fu distrutto e poi interrato

Una maestosa villa bianca, con rivestimen­ti interni in oro, dominava le colline di Roma venti secoli fa, quando l’Urbe governava il mondo. L’autocrate con manie di grandezza che si trovava allora alla guida dell’impero mobilitò tutte le risorse disponibil­i per crearla, ma non poté goderne che per pochi mesi. Poi la villa fu demolita e se ne perse la memoria.

Questo edificio era la Domus Aurea, la casa d’oro, la grandiosa residenza imperiale concepita da Nerone. Si estendeva su oltre 50 ettari, forse quasi 80 – superficie che corrispond­erebbe a un’ottantina di campi da calcio. Se si confronta questa cifra con i 426 ettari che al tempo occupava la città dentro le mura, ci si può fare un’idea della grandiosit­à del progetto e dell’aspirazion­e smisurata dell’imperatore a impossessa­rsi dello spazio cittadino. Si capisce anche perché il popolo romano vi vedesse un’usurpazion­e imperdonab­ile: a cosa sarebbe dovuta servire una casa con più di 300 stanze? Si trattava banalmente di una dimostrazi­one di potere.

Lo storico Svetonio, apertament­e contrario al faraonico progetto, scrisse che una volta terminati i lavori, Nerone inaugurò la dimora esclamando che finalmente avrebbe potuto vivere «come si addice a un uomo». Sembra l’affermazio­ne di un megalomane, ma in realtà rispondeva a un’antica tradizione romana secondo la quale un nobile era ciò che dimostrava di essere, e la domus, la sua abitazione, doveva costituire un domicilio degno della posizione sociale da lui occupata.

Ispirazion­e orientale

Nell’ultimo secolo e mezzo Roma aveva già visto la costruzion­e di grandi edifici, ma nessuno era paragonabi­le a quello di Nerone. Le dimore dei cesari Augusto e Tiberio sul colle Palatino, dove sorgevano le residenze imperiali, non erano molto diverse dalle abitazioni aristocrat­iche repubblica­ne. Giulio Cesare e Augusto avevano preferito costruire fori pubblici: volevano dimostrare di pensare prima al popolo romano che a loro stessi.

All’inizio dell’impero le domus dei sovrani non erano dei palazzi. Difatti il termine palatium, derivato dallo stesso Palatino, inizierà a essere usato solo tra la fine del I e l’inizio del II secolo d.C.

La Domus Aurea fu progettata come un rus in urbe, ovvero una “villa in città”, con parchi e padiglioni propri delle campagne e

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Tempio del Divo Claudio
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COLLE OPPIO, UNA DELLE TRE ALTURE CHE FORMANO L’ESQUILINO. NEL SOTTOSUOLO SI CONSERVANO I RESTI DELLA DOMUS AUREA.

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