IL DESTINO DEGLI AVORI
Nel prologo del libro di Agatha Christie Viaggiare è il mio peccato, la sua amica, l’archeologa e scrittrice britannica Jacquetta Hawkes, ricorda i momenti trascorsi con la coppia Christie-Mallowan a Nimrud e l’estrema cura che la maestra del giallo aveva per gli avori che, a mano a mano, riaffioravano negli scavi: «Si alzava presto per fare le ronde con Max, catalogava,
etichettava e si occupava della pulizia preliminare degli incantevoli avori che arrivavano da Forte Salmanassar (Nimrud). Ho un’immagine vivida di Agatha di fronte a una di quelle sculture, con il piumino per spolverare sospeso in equilibrio e la testa inclinata, che sorrideva con curiosità per i risultati del suo lavoro manuale». Dopo il rinvenimento, molti reperti della collezione in avorio — circa seimila — furono inviati in Inghilterra, e nel 1963 en-
trarono a far parte del fondo del British Institute for the Study of Iraq — istituzione che finanziava le missioni —, dove furono conservati per anni. Nel 2011 l’istituto donò un terzo della collezione al British Museum, che ne acquistò un altro terzo con l’intento di esibire la collezione al pubblico per la prima volta. La parte rimanente è ancora in possesso dell’istituto nell’attesa che in futuro possa tornare in Iraq, suo Paese d’origine.