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Un nome storico dei grandi magazzini, OVS, si evolve. Bellezza classica e nuove tecnologie: altri modi di proporsi al grande pubblico. Alla stregua di una griffe. e riposizionamento. Quali sono stati gli step del cambiamento? Da acronimo di Organizzazione
ART OF ITALY. La moda, dicono, è arte. In OVS ne sono convinti al punto che si sono inventati un modo «alternativo» «per valorizzare le bellezze artistiche italiane e per farle conoscere al grande pubblico». Come? Con la creazione di una capsule collection dal forte impatto visivo ispirata proprio al patrimonio storico attraverso l’innovativa chiave del dettaglio: un fregio, la venatura di un marmo, le tessere di un mosaico. I decori geometrici della Casa romana di Spoleto, ad esempio, si ritrovano sulle camicie e sulle slip-on in tela, e le prospettive barocche della cupola di Sant’ivo alla Sapienza di Roma si ripetono all’infinito sulle T-shirt (il team di designer che ci ha lavorato è stato seguito addirittura da Davide Rampello per la supervisione artistica). È un pezzo di arte italiana meno conosciuta ai più ma non per
ma capace di dare diverse suggestioni in più. Ma è a Milano, in corso Buenos Aires, che hanno aperto l’ultimo store grande circa tre mila mq, secondo la definizione dell’a.d. Stefano Beraldo, «un segno architettonico forte in una delle più importanti vie commerciali di Milano». Segno che si traduce in grandi trasparenze, alternanze di volumi, lamiera forata e piegata; video wall e schermi luminosi; sostenibilità (30 per cento in meno sui consumi elettrici e 40 su quelli idrici). Non manca l’innovazione tecnologica: ci sono gli Interactive kiosk, cioè postazioni multimediali da utilizzare per scegliere abbinamenti, acquistare online con consegna entro 24 ore e per condividere post direttamente da lì. E ci sono camerini interattivi, integrati con l’app OVS, in grado di mostrare sullo stesso specchio una visione completa di se stessi con il capo indossato e di chiedere agli addetti alle vendite, senza uscire dalla fitting room, un’altra taglia o colore... Il cartellino? È low-cost. È la tendenza seguita da tanti marchi e OVS non è da meno: dedicata allo sport e al tempo libero questa collezione è interamente realizzata con particolari tessuti tecnici. La cui prima caratteristica è quella di essere traspiranti, e il cui segno distintivo è espresso dai dettagli di fibre a contrasto. Prendiamo le canotte stile vogatore: in cotone stretch hanno piccoli segni grafici mentre i pantaloncini da basket hanno innesti fluo sui lati. Per la corsa e le altre attività aerobiche ci sono i «long johns», praticamente una seconda pelle. I gilet (con imbottiture, fianchi in tessuto elestico e cerniere antivento) completano la collezione uomo. Certo non si tratta di quel tecnicismo ricercato dai super altleti bensì di una linea «approvata» da quella trentina di milioni di italiani che praticano sport e attività fisica a livello amatoriale. Ancora una volta un occhio al grande pubblico dunque. LE PERSONE. L’uomo è il modello Gregory Parker; la donna la top model lodigiana Bianca Balti; il fotografo Giampaolo Sgura. Tuttie tre insieme nell’assolata Los Angeles per interpretare la campagna uomo/donna del marchio italiano della primavera/ estate. Con OVS non è la prima volta per la Balti: Toni Thorimbert l’aveva ripresa nel 2014 (con lei c’erano tre giovani attori, Cristiano Caccamo, Emanuel Caserio, Michele Rosiello), seguito per altre tre collezioni da Sgura che, nelle varie campagne, l’ha portata da un’atmosfera «nomade» tra i borghi sulle rive del Mar Morto agli studi in compagnia della band californiana Saint Motel. Già donna siciliana sulle passerelle di Dolce & Gabbana, raffinata con Missoni ed eterea quando veste Ferragamo, la Balti ha accettato di essere la preziosa testimonial anche nel fast fashion retail perché, dice, «in questi abiti mi sento finalmente me stessa». Scusate se è poco...