Comunisti su Marte
PER LA SERIE «uomini di cui non sentiamo la mancanza» si parte con Fausto Bertinotti, ex segretario di Rifondazione Comunista, e con una premessa: quasi tutti vengono dalla politica, non tutti appartengono al passato, molti vivono e lottano insieme a noi, più spesso governano, come l’ineffabile duo Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, i Ric e Gian di Montecitorio, e capitan Fracassa, alias Matteo Salvini. Per lui, più di ogni altro, vale l’anatema di Pietro Nenni, socialista del giurassico: «Forte con i deboli, debole con i forti». Ma torniamo a bomba. Bertinotti, Berti-nights per la sua vocazione alla mondanità e ai pullover di cashmere che proteggono dall’umidità serale («l’acvilico è ovvibile» ha confessato, lo giuro), è la tempesta perfetta, l’epitome di una sinistra che si parla addosso (nel suo caso con l’erre moscia) ed esibisce un’accentuata vocazione autolesionista, un po’ come il tipo che per fare un dispetto alla moglie non trova di meglio che tagliarsi i genitali (le balle, per Di Maio).
Bertinotti! Chi era costui? (ricorro ad Alessandro Manzoni ne I promessi sposi a proposito del filosofo Carneade. «Doveva essere un uomo di studio», scriveva il più grande autore dell’ottocento italiano). Rispondo per i giovani e per chi ha perso la memoria o l’ha voluta perdere per non evocare le gesta di Tafazzi (Giacomo Poretti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo): Bertinotti è l’uomo che ha trasformato la lotta di classe in un gioco di società, come il bridge o la canasta; l’uomo che da sindacalista si vantava di non avere mai chiuso un contratto; l’uomo che ha portato Rifondazione Comunista dal nove per cento a percentuali da prefisso telefonico; l’uomo cui Mediaset dedicò, idealmente, un busto a Cologno Monzese perché quando sbucava in video il centrosinistra perdeva voti; l’uomo che, per spostave il bavicen-tvo della politica più a sinistva, fece cadeve il govevno Pvodi con il risultato che Berlusconi agì indisturbato.
A suo onore va detto che si è eclissato con eleganza e senza mai pentirsi. Ancor oggi farebbe cadere il governo Prodi, ma forse rinuncerebbe al cashmere, quello sì: «Avrei dovuto essere più avveduto» ha ammesso con qualche reticenza. È il mistero, l’ennesimo, di un uomo molto intelligente, un affabulatore gentile e straordinario che non teneva in alcun conto i rapporti di forza dando l’impressione di vivere su Marte: «A mali estremi, estrema sinistra», parafrasando Corrado Guzzanti. E per i numerosi paradossi della storia, per le infinite giravolte del destino, il nuovo protagonista della scena italica è uno che nel 1997 si presentò alle elezioni del Parlamento Padano per la lista dei Comunisti Padani. Si chiamava Matteo Salvini. (Sopra la copertina del disco Comunisti col Rolex di Fedex e J-AX).