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Comunisti su Marte

- di Andrea Rossi

PER LA SERIE «uomini di cui non sentiamo la mancanza» si parte con Fausto Bertinotti, ex segretario di Rifondazio­ne Comunista, e con una premessa: quasi tutti vengono dalla politica, non tutti appartengo­no al passato, molti vivono e lottano insieme a noi, più spesso governano, come l’ineffabile duo Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, i Ric e Gian di Montecitor­io, e capitan Fracassa, alias Matteo Salvini. Per lui, più di ogni altro, vale l’anatema di Pietro Nenni, socialista del giurassico: «Forte con i deboli, debole con i forti». Ma torniamo a bomba. Bertinotti, Berti-nights per la sua vocazione alla mondanità e ai pullover di cashmere che proteggono dall’umidità serale («l’acvilico è ovvibile» ha confessato, lo giuro), è la tempesta perfetta, l’epitome di una sinistra che si parla addosso (nel suo caso con l’erre moscia) ed esibisce un’accentuata vocazione autolesion­ista, un po’ come il tipo che per fare un dispetto alla moglie non trova di meglio che tagliarsi i genitali (le balle, per Di Maio).

Bertinotti! Chi era costui? (ricorro ad Alessandro Manzoni ne I promessi sposi a proposito del filosofo Carneade. «Doveva essere un uomo di studio», scriveva il più grande autore dell’ottocento italiano). Rispondo per i giovani e per chi ha perso la memoria o l’ha voluta perdere per non evocare le gesta di Tafazzi (Giacomo Poretti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo): Bertinotti è l’uomo che ha trasformat­o la lotta di classe in un gioco di società, come il bridge o la canasta; l’uomo che da sindacalis­ta si vantava di non avere mai chiuso un contratto; l’uomo che ha portato Rifondazio­ne Comunista dal nove per cento a percentual­i da prefisso telefonico; l’uomo cui Mediaset dedicò, idealmente, un busto a Cologno Monzese perché quando sbucava in video il centrosini­stra perdeva voti; l’uomo che, per spostave il bavicen-tvo della politica più a sinistva, fece cadeve il govevno Pvodi con il risultato che Berlusconi agì indisturba­to.

A suo onore va detto che si è eclissato con eleganza e senza mai pentirsi. Ancor oggi farebbe cadere il governo Prodi, ma forse rinuncereb­be al cashmere, quello sì: «Avrei dovuto essere più avveduto» ha ammesso con qualche reticenza. È il mistero, l’ennesimo, di un uomo molto intelligen­te, un affabulato­re gentile e straordina­rio che non teneva in alcun conto i rapporti di forza dando l’impression­e di vivere su Marte: «A mali estremi, estrema sinistra», parafrasan­do Corrado Guzzanti. E per i numerosi paradossi della storia, per le infinite giravolte del destino, il nuovo protagonis­ta della scena italica è uno che nel 1997 si presentò alle elezioni del Parlamento Padano per la lista dei Comunisti Padani. Si chiamava Matteo Salvini. (Sopra la copertina del disco Comunisti col Rolex di Fedex e J-AX).

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