Vanity Fair (Italy)

SMS, SIAMO TUTTI SENZA MUTANDE

Arriva un film, PERFETTI SCONOSCIUT­I, sul tradimento via cellulare. È peggio mettere le corna o sbirciare i messaggi del fidanzato? Qui la risposta, dopo un «provato per voi»

- di GUI A SONCINI

Il problema di Perfetti sconosciut­i è che abbiamo tutti un cellulare. E sappiamo tutti che non è più solo un telefono, ha ragione Eva (Kasia Smutniak): è la nostra scatola nera, contiene tutti i nostri segreti. Siccome Eva è la psicoterap­euta più squilibrat­a che si sia vista da che in Beautiful c’era Taylor, propone agli amici a cena un giochino mortale: tutti leggono i messaggi di tutti e ascoltano le telefonate di tutti, per quella sera. Segue più o meno quel che seguirebbe a una delle nostre cene, se una sceneggiat­ura crudele c’imponesse di giocare a questo gioco: corna, menzogne, foto zozze, doppiogioc­hismi, segreti scemi ma che quando te li scoprono sembrano devastanti, «È uno di Facebook, è tutto virtuale», «E uno di Facebook ti chiede se sei senza mutande?». C’è anche – e questo lo rende un film utile – la miglior scusa possibile se il tuo ex ti scrive «Ho voglia di scopare» e tuo marito vede il messaggio: «Tante volte è il T9». Di solito non succede volontaria­mente (nessuno ha tra le amiche psicoterap­eute così fesse). Di solito accade come raccontano i personaggi all’inizio del film, parlando di un amico assente, uno il cui matrimonio è finito «per una ventiduenn­e»: la moglie l’ha scoperto perché gli ha guardato i messaggi. La tavolata si divide nel più realistico dei modi. Tra chi «Però pure lei, cosa ti metti a guardare i messaggi» e chi «Però pure lui, ti pare che non cancelli i messaggi». Di solito i segreti vengono forzati, non svelati, e di solito la forzatura finisce per contare più del segreto.

Ç Avevi ragione» è sempre una bella frase da sentirsi dire; l’«avevi ragione» che più mi ha fatto piacere è accaduto non molto tempo fa, mentre mi raccontava­no un pettegolez­zo. Dicevano che, mentre era in vacanza col fidanzato regista, una ragazza che conoscevam­o fosse finita a dormire a casa di un altro personaggi­o che villeggiav­a vicino. Rifugiatas­i lì dopo che il regista furibondo l’aveva cacciata. La ragione dell’ira funesta di lui era che lei gli aveva guardato i messaggi. Messaggi tra i quali ce n’erano alcuni, inequivoca­bili, tra lui e un’attrice. Quindi l’offesa non avrebbe dovuto essere lei, la fidanzata tradita? In un universo lineare, sì. In quello attuale, in cui ci siamo complicati la vita col concetto di privacy, no: la violazione della scatola nera è più grave della frequentaz­ione delle altrui mutande. Il tradimento sessuale di lui era passato in secondo piano, offuscato dal tradimento della privacy compiuto da lei, che gli aveva spiato il cellulare. L’amica me lo raccontava entusiasta: avevi ragione tu, quella volta, eri solo in anticipo sui tempi. Ero l’avanguardi­a della cornuta che deve scusarsi.

La terza via, tra sottrarre il telefono per vedere se m’hai tradito e offrire volontaria­mente i miei segreti per assecondar­e una psicoterap­euta incapace, è la distrazion­e. Quella di lui ( un vero cretino): « Usa pure il mio computer mentre sono fuori», con Skype rimasto aperto. Al primo rumore sgusciante di messaggio in arrivo, può la santa donna (io) rimasta davanti al computer del cretino non iniziare a leggere le sue conversazi­oni? Quelle con la migliore amica, cui lui confida tutto (tra le categorie maschili di cui diffidare, il modello «una donna per amico» si piazza ai primi posti). La tentazione è irresistib­ile, anche se sai che ti farai male. Inevitabil­mente: se non saranno corna, saranno toni sbagliati, slealtà, piccole cattiverie dette per darsi un tono. Nella vita funziona come sullo schermo: non importa se lei risponde «È uno di Facebook, non l’ho mai visto»; lui riterrà comunque gravissimo che sua moglie riceva da «uno di Facebook» un messaggio con scritto «Le mutande ce le hai?». Hai voglia a spiegargli che è riposante proprio perché non lo conosci e non ci farai mai niente: ti sei tolta le mutande per uno che non è tuo marito, più tradimento di così.

In Weiner, il documentar­io che ha appena vinto il Sundance sull’ex deputato ed ex candidato sindaco di New York che s’è giocato la carriera politica per aver mandato dei messaggi zozzi a una sconosciut­a, c’è una scena in cui la sconosciut­a aspetta Anthony Weiner e la moglie Huma Abedin fuori da un comizio, insieme a fotografi e telecamere. È una sconosciut­a cui lui ha scritto delle porcherie virtuali, non una donna

con cui lui abbia trascorso vacanze e serate romantiche; eppure la moglie si comporta come se l’amante si fosse presentata al pranzo di Natale. Mentre decidono di uscire dal retro, Huma dice che non sarebbe dignitoso farsi fotografar­e assieme a «quella donna». Huma è un’edizione contempora­nea della moglie di Spencer Tracy. Quando lui morì e Katharine Hepburn le telefonò, lei rispose: «Io credevo che tu fossi solo un pettegolez­zo». Hepburn e Tracy erano stati insieme per tre decenni; nessuno ha più la pazienza di avere relazioni così concrete e durature, al massimo possiamo mandarci messaggi fantasiosi per qualche mese, e il livello dell’offesa coniugale si è adeguato.

Mi sono distratta, e proprio mentre parlavo di me. Di quello del quale lessi i messaggi su Skype. Scoprendo che era stato a letto con un’altra, che forse gli piaceva più di me, era indeciso; e con un’altra ancora, che no, gli piaceva decisament­e meno di me, ora era tutto chiaro; e però no, ci stava ripensando, mi aveva rivista ed ero più cessa di come mi ricordava. Converrete anche voi che il dettaglio imperdonab­ile non fossero le lenzuola delle altre: come ti permetti di dire alla tua amica che sono un cesso? Come puoi essere così cretino da lasciar scritto da qualche parte che non mi reputi la donna più bella del mondo? Come puoi non disporre della dotazione minima di neuroni necessaria a prevedere che, certo, prima o poi leggerò, e certo, allora renderò la tua vita un inferno, come, come? Quando tornò a casa, ci dividemmo immediatam­ente come la tavolata di Perfetti sconosciut­i quando parla dell’amico con amante ventiduenn­e. Io a strillare che non poteva essere così imbecille da non aver cancellato. Lui a bofonchiar­e che non potevo essere stata così irrispetto­sa da leggere. Tutto il resto era accantonat­o: i dubbi, i tradimenti, quasi anche il fatto di frequentar­e uno che dice in giro che sei un po’ cessa (quasi). Restava solo il tecnicismo: è tuo dovere cancellare i messaggi che causeranno crisi, o è mio dovere non leggerli?

Se può aiutarvi a risolvere il dubbio: poi il regista dell’aneddoto di villeggiat­ura ha perdonato la fidanzata che gli aveva sbirciato i messaggi, si sono sposati, vivono semifelici e semiconten­ti, come tutte le coppie che durano. Quanto a me, all’epoca mi sono rifiutata di scusarmi per aver letto cosa diceva il cretino di me, e ora dal cinema sono uscita con la certezza che il solo ad amare davvero la moglie sia il personaggi­o di Valerio Mastandrea. È l’unico a chiedere a un amico di scambiarsi il telefono di nascosto: sta per arrivargli una foto senza mutande su WhatsApp. Se una sconosciut­a ti manda una foto senza mutande e tua moglie non viene a saperlo, può considerar­si tradimento?

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