QUELLI CHE METTONO «LIKE» ALLA JIHAD
Come si coltiva una generazione di giovani pronti a uccidere in Europa? Non pensate solo ai foreign fighters o ai kamikaze radicalizzati nelle moschee: dai blog al rap, ecco l’identikit dei potenziali terroristi
on ci sono solo i foreign fighters, cioè i combattenti che partono dall’Europa per Siria e Iraq: finora sarebbero 30 mila da tutto il mondo, e in Europa il numero è in aumento se a fine 2014 il coordinamento europeo contro il terrorismo parlava di 3 mila e già a gennaio scorso Europol ne stimava 5 mila, di cui 1 su 5 con problemi mentali. Gli italiani «arruolati», secondo la nostra polizia, sarebbero 87; dal Belgio a ottobre scorso erano partiti in 470, da Regno Unito e Germania più di 1.500. Né esistono solo i kamikaze, tutti diventati adulti dopo l’11 settembre e cresciuti con le immagini di guerra fra noi e l’Iraq, l’Afghanistan, la Siria; la «jihad all’europea» è composta, come ogni movimento del terzo millennio, anche da «follower» – di hashtag, canali YouTube e gruppi Facebook –, da fan e da icone. Alcune anche molto pop.
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