VORREI ESSERE BRUTTA
PIERA anni, laureanda in Medicina. Senza peccare di presunzione, so di essere intelligente, affascinante, bella. Così bella da far girare la testa agli uomini da quando ero una ragazzina. Così bella da aver perso troppo presto l’innocenza che dovrebbe avere una bambina. E mentre tutte inseguono la bellezza, io vorrei essere brutta. Vorrei essere invisibile. Vorrei essere lasciata in pace. Ci provo con tutta me stessa a non attirare l’attenzione. Sono ingrassata, e quando mi guardo allo specchio e non mi riconosco mi sembra di sentirmi al sicuro. Basta però che qualcuno mi guardi, ci provi, faccia dei complimenti, e di nuovo mi sento senza scampo. Guardo con invidia le donne carine, non appariscenti. Loro magari vorrebbero essere come me. Io, invece, vorrei essere come loro.
ESTER B.
29quando è stata accolta all’Hospice di Nuoro: ne aveva 53, e da diversi mesi un tumore ormai incurabile la condannava a dolori indescrivibili. Avevo visto spegnersi il suo sorriso, mai la sua voglia di lottare. All’Hospice ha passato i suoi ultimi undici giorni di vita, e io non l’ho mai lasciata, godendomi gli ultimi attimi che la vita mi regalava accanto a lei – attimi che, nonostante l’atroce crudeltà della situazione, sono stati sereni, umani. Strutture come questa, e come quella milanese citata nell’articolo, dovrebbero essere presenti ovunque: tutti hanno diritto a una fine dignitosa, tutti hanno il diritto di dire addio alle persone amate in modo sereno. Da mia madre ho avuto e imparato più di quanto io possa pienamente comprendere; da quegli undici giorni ho imparato a lasciarla andare. E alla fine anche lei, come Giada, ha sorriso, libera. ANNA