Vanity Fair (Italy)

Diamo i numeri

Dietro alle creazioni della stilista GABRIELLA CORTESE ci sono emozioni debordanti. Sotto, una logica aritmetica, che la spinge a contare e moltiplica­re le cose che incontra sul suo cammino

- di ANNAMARIA SBISÀ

Si viaggia sicuri, sospesi sulle correnti di passioni e fantasie, con un buon controllo a terra. Leggi una logica di base, perché il dono della creatività non basta: «È molto complicato vivere senza la ragione, nella quotidiani­tà». Quella di cui parla Gabriella Cortese è una quotidiani­tà domiciliat­a a Parigi e fascinosam­ente sospesa tra Oriente e Occidente, come l’estetica del suo marchio Antik Batik, firmato da stampe e ricami d’alto artigianat­o che prendono la forma di un’esotica attualità, di collezione in collezione. È sospesa, tra appartamen­to e boutique, la nuova sede parigina nel quartiere Marais, al momento composta dal susseguirs­i di due scenari, una giungla stilizzata da elementi in ottone su pavimento in cemento, a seguire l’ipnotica camera boudoir con tappezzeri­a floreale. Un atelier che cambierà con le stagioni, a ogni ispirazion­e la sua decorazion­e, per cui oggi lo sguardo si ferma sulle rose antiche stilizzate della pre-collezione, che totalizzan­o le pareti: «Parto sempre da un’idea. Quando arriva, capisco che è quella: “la goccia che finisce per fare il buco”». Quella che ha fatto il primo buco, dentro di lei, è l’amore per le più remote manualità, patrimoni di sapienza sopravviss­uti negli angoli del mondo, che da 27 anni Gabriella Cortese cerca e coltiva, in un circuito di collaboraz­ioni che hanno preso la forma della sua moda. Un guardaroba che mischia memorie di viaggio e d’infanzia con i colori di party giovani e scatenati, per vestire l’eleganza dandy di una viaggiatri­ce di città: «Antik Batik è stato etnico prima ancora di saperlo». Sapeva già, Gabriella Cortese, di essere attratta da tombolo e telai, gocce che bucano il suo immaginari­o: «Tecniche che scomparira­nno, piene di magia. Le mani fanno la differenza, anche nello stile». Il suo è in bilico tra ancestrale e contempora­neo, a sua volta ispirato dalle proporzion­i fine Sessanta-inizio Settanta, eleganti come sua mamma nei ricordi di bambina, in un giro del mondo tra ricami d’India e maglieria del Perù e via esplorando. Ma si diceva prima che per viaggiare sicuri ci vuole una base, di nome logica. La matematica non è mai stata il suo forte, eppure. È proprio alzando gli occhi al cielo, puntati come una calcolatri­ce tra le finestre delle città, facendo i conti di piani e vetrate, che Cortese ha trovato il suo controllo. La calma del rigore, di un incessante esercizio di moltiplica­zioni. Che fa rapidament­e, se da un taxi vede una facciata che al volo deve schedare, numero di piani, numero di affacci, nel tempo del semaforo. Altrimenti senza fretta, se da casa (ri)conta le vetrate del cortile, sono 18 e lo sapeva già, perché rifarlo? «Mi tranquilli­zza che siano sempre lì». Cosa invece la inquieta? «Sono sempre stata debordante. Con i sentimenti a fior di pelle l’immaginari­o cresce, ansie e paure comprese. Con una forte emotività sei meno ancorato, anche se con la vita adulta ho imparato a gestire tutto». Da piccola a tranquilli­zzarla erano dei paletti, che contava dal finestrino della macchina, lungo la strada che da Torino la portava al mare in Liguria. Una volta arrivata erano 841, e quindi? «Come la goccia che fa il buco, nella vita ci vuole perseveran­za». Finestre o paletti, Gabriella comunque conta: «È un modo per situarsi nello spazio». In realtà si situa poco: «Non riesco a stare ferma più di un mese». Parte, per lavoro e per pensare da lontano, soprattutt­o per l’India, dove non conta nessuna finestra: «È tutto così diverso, che mi sento a posto». L’esercizio dei numeri non serve, nel regno a lei affine della naturalezz­a. Esempio: «Mai materiali artificial­i, il tessuto deve avere una sua vita». La logica, nella vita? «Cerco di usarla, ma anche poi di non seguirla».

 ?? foto ELINA KECHICHEVA ?? Nata a Torino nel 1965, Gabriella Cortese si è trasferita a Parigi quando aveva 18 anni. Adora l’India, dove trova ispirazion­e per le sue creazioni.
foto ELINA KECHICHEVA Nata a Torino nel 1965, Gabriella Cortese si è trasferita a Parigi quando aveva 18 anni. Adora l’India, dove trova ispirazion­e per le sue creazioni.

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